sabato 7 gennaio 2012

che cos'è che potremmo chiamare "il divino"?


per rispondere solo parzialmente e provvisoriamente a questa troppo grossa domanda che evoca termini e terminologie dai significati troppo complessi e molteplici, vi posto un brano dalla lettera che il rabbino di Firenze, rav. Josef Levi, inviò in occasione della visita del Dalai Lama in città, per il pubblico incontro sulla pace "le comunità religiose attorno alla presenza di Sua Santità il Dalai Lama", che si tenne nella primavera 2005 (o 2006). Inviò una lettera anziché partecipare e dire di persona il suo intervento perché l'incontro pubblico era convocato di sabato, cosa che spesso avviene in questi casi di riunioni ecumeniche (….!). ovviamente si tratta di una risposta di tipo religioso, e che esprime una visione sua particolare, che quindi qualcuno di noi (e anche della sua stessa comunità) potrebbe non condividere pienamente, ma che mi sembra possa dare degli spunti importanti in una riflessione in merito, tanto più essendo facilmente collegabile con molti punti trattati durante questo semestre:

"noi sappiamo che al di sopra di tutto, di ogni essere vivente, di ogni manifestazione della natura è presente un'anima, uno spirito, insito dentro di essa, e al di là e al di sopra di essa. Ma la strada per cogliere con consapevolezza la totalità delle cose, dell'Unità dell'Universo, passa attraverso il particolarismo e l'individuazione di ogni persona, di ogni famiglia, di ogni tribù, di ogni specie del genere umano, attraverso le esperienze e le voci della propria storia. Cercando di collegarci attraverso la meditazione con l'Universale  dobbiamo trovare la strada che ci consenta di non profanare la sacralità di ogni esperienza individuale e particolare, e di ogni esperienza religiosa specifica.
Dalla comunità ebraica di Firenze Vi mando quindi la benedizione del Sabato, nella quale, secondo tradizione, si riuniscono in armonia celeste il lato maschile ed il lato femminile della presenza divina. Da quest'armonia spero potrà nascere l'unità della somiglianza e della diversità, della continua presenza divina in contenitori diversi tra loro per farci meditare ancora sulla grandezza di D-o (=Dio) che con un solo conio chiamato Adam ha creato tutta la diversità della specie umana. Che sia con Voi la benedizione e la dolcezza di D-o."


1 commento:

  1. Sarebbe meraviglioso che tutti intraprendessimo quella strada che ci consenta di non profanare la sacralità individuale e particolare e di ogni esperienza religiosa specifica. Tuttavia mi sono resa conto di quanto il nostro cervello sia un organo stupido... assorbe tutto. Allora forse bisogna tornare a fidarsi del cuore per percepire il divino che c'è nell'"altro".

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