martedì 4 giugno 2013

Sicilia Jonica ( 5 ) Taormina e Castelmola

Giovedì 30 maggio

TAORMINA
Andiamo a visitare Taormina perché adesso abbiamo capito come si deve fare. Posteggiamo al Parking "Lumbi" a più piani, e lì prendiamo il bussino-navetta gratuito (o meglio incluso nel costo del parcheggio) che arriva fino nella piazzetta Messina, poco prima dell'Arco di ingresso al Corso Umberto. 
Così vedremo i famosi resti di Tauromenion, dell'abitato sul monte Tauro, che esisteva già dal IV sec.a.C. quando nel 358 a.C. arrivarono i primi coloni da Naxos originari di Calcide Eubea.
Dall'Arco di Porta Messina inizia la zona pedonale del centro storico. Ci sono dei bei negozi, e ristoranti cari. Ma anche una rosticceria da asporto, che si chiama "Pigghia e potta" (=take away). Negozi di ceramiche (di cui la costa orientale è patria), con illustrazioni della eterna contesa tra paladini e saracini, o con i tipici e coloratissimi carretti... o in forma di vasi e "sculture".









E un negozio di fotografie d'epoca che danno un'idea di che cosa doveva essere questa regione qualche decennio fa, diciamo due o tre generazioni fa...





Poi alla piazza con i taxi (pza Vitt.Emanuele) giriamo a sinistra e andiamo subito al Teatro Greco. E' un magnifico teatro del III sec. a.C.,

ma poi rimaneggiato dai romani (nel II sec.d.C.) per farne una arena per i giochi dei gladiatori e gli altri giochi di combattimento di cui i romani erano appassionati. Per cui anziché essere aperto sullo splendido panorama naturale a picco sul mare, ci hanno costruito davanti un portico, un edificio di ingresso, un proscenio, e così non si vede gran ché la costa giù, né i monti, né il mare...

Solo si riesce a vedere la rocca su cui c'è il castello costruito da Ruggiero, il primo re di Sicilia, ed è esclusivamente dalle gradinate più alte che si riesce ad ammirare l'Etna. SPQR sono pazzi quei romani! Però fortunatamente dalla frattura della scena, e dalle terrazze, e anche dalle ultime file si può recuperare la visione panoramica della baia di Schisò e del vulcano, e del retrostante monte Mola.


il teatro visto dall'alto di Castelmola

C'è però una massa compatta di turisti di tutto il mondo, quasi solo di grupponi giunti in pullman con escursioni organizzate, e il solito gran numero di classi di scolaresche in gita. Ma nonostante ciò la presenza di visitatori è ancora entro i limiti massimi di tollerabilità (mi chiedo cosa succeda in alta stagione...forse daranno spettacolo gratuito di pugilato nelle lunghe code alla biglietteria...). 
E' un teatro spettacolare, dove tutt'ora si svolgono recite ed esibizioni (e c'è una certa "concorrenza" in questo con Siracusa...), per cui molti sedili di plastica bianca coprono i gradoni di granito della cavea, che era una conca naturale.

Sono molto ben conservati i resti degli ingressi romani con i loro altissimi soffitti a botte.
Poi purtroppo il sito era stato trasformato in villa rinascimentale. E nell'ottocento l'avevano "restaurato" mettendo nel prospetto delle colonne... Ci sarebbe poi un minimuseino di fianco alla casetta del custode, ma è chiuso! (con le tavolette con i rendiconti scritti dai ginnasiarchi dal 150 a.C. in poi).
Purtroppo vado in bagno ... mi correggo: nel cesso, anzi latrina pubblica (che ci fa vergognare di fronte a tutti questi stranieri per come è conciata e per lo stato di incuria indecente in cui è ridotta).
Torniamo al Corso e nella piazzetta dei taxi c'è il bellissimo palazzo Corvaja dell' XI secolo, con facciata del Quattrocento a bifore.

E' un edificio composto da vari interventi di diverse epoche storiche e connessi stili dovuti al succedersi di dominazioni e di relativi gusti estetici. E' poi questa una caratteristica di tutta la Sicilia con la sua storia tanto antica e che ha visto avvicendarsi grandi civiltà nel corso del tempo. In un vicino portale con cortiletto e scalinata, c'è un ufficio di info turistiche della azienda di soggiorno, e sopra alle scale il museo di arti e tradizioni popolari, per pubblicizzare il quale, nell'ufficio sotto, ci sono dei bellissimi pupi e carretti coloratissimi tipici dell'Isola.



Verso il basso la chiesa di san Pancrazio edificata sul precedente tempio a Zeus Serapide (divinità sincretica tipica dell'Egitto Tolemaico ellenizzato, che combinava Osiride e Api con Zeus -poi Giove in epoca romana- quale unico Dio supremo). Parallelamente ci sono alcune vestigia della imponente, o taurina, cinta muraria, da cui il nome latino di Tauromoenium.
Poi nel vicoletto a lato della chiesa di Santa Caterina di Alessandria (d'Egitto), del 1493, ci sono i ruderi dell'Odeon romano, "piccolo" teatrino per spettacoli vari, di epoca augustea (circa del 21 a.C.), che fu scoperto accidentalmente nel 1892, data prima della quale nessuno nemmeno sospettava che potesse esistere, essendo sotto alla chiesa e alle case adiacenti, che vennero poi sgombrate.

Mentre i teatri sia greci che romani sono generalmente rivolti a sud, questo è rivolto a nord-est, costruito con mattoni di terracotta tenuti assieme con calce. Un fabbro-ferraio, Antonio Bambara, stava scavando nel suo orto quando si imbatté in un mattone rosso diverso da quelli usuali ai suoi tempi, e ne informò le autorità.  Con gli scavi risultò che era stato edificato servendosi delle stilobate, delle basi di colonne, e del peristilio, cioè di un cortiletto porticato, di un tempio greco forse dedicato ad Aphrodite. Parallelamente al Corso c'è un altro importante monumento romano, una cinta con nicchie, chiamata poi "Naumachìe", che era la sede del gymnasium romano.

Stanchi di folla, gruppi scolastici, passeggeri di pullman, intruppati delle agenzie, e negozi e negozi e negozi.... in successione assolutamente ininterrotta (per cui in realtà più che visitare la cittadina e vedere che caratteristiche ha, oramai si osservano solo merci in mostra nelle vetrine appiccicate le une dopo le altre, e non si può certo nemmeno saper alcunché sulla vita degli abitanti), ritorniamo al parcheggio a riprendere la nostra macchina.

CASTEL MOLA
Saliamo verso il castello, e poi a Castelmola. Sta appollaiata a 530 metri s.l.m. su una rocca somigliante a una macina da mulino, una mola appunto. Sulle rocce molti fichi d'India, mandorli, e bougainville. Il nome antico era Myle ed era nota per le sue cisterne d'acqua del 367 a.C. Arrivò sin qui San Pancrazio a portare la religione cristiana. Ci sono pure i resti di un castellotto cinquecentesco.

Ci sono le mura normanne, stradine medievali, la chiesetta dell'Annunziata, del 1100, costruita da re Ruggiero in ringraziamento per la vittoria sugli invasori saraceni.


Nella piazzetta pavimentata in pietre laviche biance e nere, c'è il bar Turrisi, tutto dedicato all'insegna del fallo di Priapo. Dall'altro lato della stradina, sulla piazzetta c'è a contraltare il ristorante "bocciòla", moderno, arredato bene da un buon architetto di interni, con allusioni in riferimento all'organo generativo dell'altro sesso, simbolizzato da una calla (il fiore). Prendo il menu fisso locale da 17€ con linguine ai frutti di mare, e una caponata con pinoli e uvette; poi in finale un semifreddo alla nocciola.

Torniamo giù a Taormina. Questa volta percorriamo tutto il Corso da Largo Caterina alla piazza 7 aprile, fino al Duomo. Ci sono alcune stupende terrazze panoramiche, e bei palazzi dal tre al cinquecento.





 il duomo








Ritornando, per errore in autostrada vado fino a Rocca Lumera, dove sulla passeggiata lungomare facciamo la spesa. Ceniamo in camera, ogni tanto ammirando il vasto panorama dalla nostra terrazza, con il cielo stellato e i lumini della costa.

(prosegue)

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