mercoledì 4 gennaio 2012

ma la morale è qualcosa che si può INSEGNARE ?

Prima di mettere questo Post mi sono consultato, ho chiesto "post o non post?" e Patrizia T. mi ha sollecitato scivendomi: "Post!!! : - )  A me piace il modo tuo, sto vivendo una meravigliosa fase di rielaborazione  grazie agli stimoli che mi sono giunti dal tuo pensiero. Io commento, e mi sono anche riappacificata un po' con l'inverno : - ) Buona Befana"
Anche Gabriella mi ha scritto: "E' da postare."
Dunque ecco un brano (copia-incolla) da Pietro Ratto, in Prefazione a Galleria d'Emulazione, ed. D'Anna, che una amica mi ha inoltrato:


"Sono convinto che la virtù non serva a niente, che non debba servire a niente. Me lo ha insegnato Kant e io passo parola ogni giorno, in classe. Ogni mattina spiego quanto sia fondamentale una morale disinteressata, che si concepisca come fine e non punti mai ad alcuna forma di utilità. D'altra parte, chiunque provi a spacciare un comportamento retto per qualcosa di vantaggioso verrà rapidamente smentito dai fatti: qualsiasi giovane dotato di un minimo di realismo si accorgerà molto in fretta che,a questo mondo, il più delle volte chi si comporta male è premiato, altroché! Il risultato di un tale insegnamento così sbagliato consisterà nella decisione, da parte dell'allievo, di smettere di perseguire qualsiasi forma di virtù. Farsi furbo, in poche parole!  Ma se la virtù non serve a nulla, come tutto ciò che è davvero nobile, la scuola potrebbe per lo meno servire a comunicare la virtù. E la Storia, fatta a scuola, soprattutto.

Da troppi anni, invece, nei nostri istituti spieghiamo ai ragazzi che la virtù va premiata. Le recenti ordinanze del Ministero dell'Istruzione, secondo le quali il voto di condotta va considerato alla stregua delle valutazioni relative alle singole materie - e in quanto tale fa media con esse - (... ...). 
Se non mi è mai piaciuta l'idea che il sapere debba per forza tornar "utile", meno che mai mi allineo con il principio che vorrebbe ricercare una qualche proficuità persino nel comportamento retto. Come mi faceva arrabbiare, eppure come aveva ragione mia madre che, quando da bambino le facevo notare che mi ero comportato bene in una certa circostanza, mi rispondeva: "Non hai fatto altro che il tuo dovere". Senza saperlo, mia madre citava nientemeno che Kant, il quale riconosce alla legge morale - che ci nobilita e contraddistingue in quanto uomini - proprio la caratteristica essenziale di essere categorica, ossia di valere universalmente e necessariamente. Come non ricordare la grande importanza, per il filosofo prussiano, della distinzione tra quell'imperativo categorico (la legge morale, appunto), e i vari imperativi ipotetici, caratterizzati dall'essere condizionati da una certa circostanza e, quindi, validi o meno a seconda del risultato che si voglia ottenere? Ebbene, come da tempo sostengo, la nostra scuola, da anni, sta lavorando assiduamente alla realizzazione , purtroppo, di una morale condizionata, quella che sono solito definire un'etica ipotetica. Il risultato? Un mondo di uomini e donne spinti ad agire sempre e solo in nome della convenienza , del risultato ottenibile. Un mondo di gente che "non fa niente per niente", come si suol dire. Di gente che mette un prezzo su tutto ciò che fa e pensa, che può essere comprata e venduta a piacere" 

7 commenti:

  1. Anna mi scrive questo interessante commento che sono felice di pubblicare:

    Sto giusto preparando l'esame di filosofia morale, un corso che ho seguito con molto interesse, perchè a mio parere, condotto molto bene dal Prof. Sansonetti.
    Nonostante questo, sto facendo ancora non poca fatica a prendere dimestichezza con i concetti proposti da questo tipo di riflessioni....
    Per quanto riguarda la posizione di Ratto postata sul blog, le mie considerazioni sono le seguenti:
    1- non condivido il giudizio negativo che percepisco essere dato ad ogni forma di utilità, a qualcosa che porti un vantaggio;
    2 - ci possono essere, infatti, comportamenti, azioni, che portano utilità e vantaggi sia al singolo che alla collettività (il cosiddetto "bene comune"), e, in questo caso, a mio parere, vanno sia incentivati che insegnati, in particolare in un momento come quello che stiamo vivendo, in cui pare non esserci quasi più traccia/interesse di/a una idea di bene comune, e meno ancora che questa idea sia condivisa
    3 - l'utilità potrà essere negativa nel caso in cui il maggior vantaggio che ne deriva per il singolo vada a scapito di un altro o della stessa collettività
    4 - quanto alla posizione di Kant, "il quale riconosce alla legge morale - che ci nobilita e contraddistingue in quanto uomini - proprio la caratteristica essenziale di essere categorica, ossia di valere universalmente e necessariamente", la vedrei più come un punto di arrivo che come punto di partenza. Provo a spiegarmi meglio: dare per scontato ciò che ci nobilita e contraddistingue come uomini, non è cosa adatta al nostro tempo, è un lusso che non possiamo (purtoppo!) permetterci; in questo tempo mi sembra, invece, più che mai opportuno ri-cercare un senso comune dell'essere uomini, promuovere riflessioni, il più possibile continue, su ciò che ci contraddistingue e ci nobilita e solo quando si arriverà a posizioni minimamente condivise (-> kantianamente universali) si potranno dare per scontate.
    Quando la mamma di Ratto gli rispondeva "Non hai fatto altro che il tuo dovere", probabilmente stava a significare che lei prima aveva educato il figlio a quali erano i suoi doveri e credo, spero, lo abbia fatto illustrandogli anche gli aspetti positivi, i vantaggi che derivano dall'osservanza di certi doveri (anche in quelli più ostici ci sono degli aspetti positivi che vale la pena di valorizzare, non foss'altro che per motivarci ad ingoiare la medicina amara...)
    5 - tutti noi, e in particolare i genitori e la scuola, non possiamo non insegnare e incentivare i comportamenti retti per paura di essere smentiti dai fatti dato che è sempre più probabile che vinca chi si comporta male e/o è il più furbo! Trovo sarebbe un battere la ritirata non degno dell'essere umano, almeno per come lo concepisco io. Se non insegnamo, riscopriamo, il valore, l'importanza (e l'utilità!) della virtù, allora sì che vincerà sempre più il più furbo e/o chi si comporta male!

    6 - è davvero un peccato che la riflessione filosofica non sia prevista in ogni ordine di scuola, magari con diversi livelli di approfondimento. Credo, infatti, che se ben condotta, potrebbe aiutare molto i giovani ad avere o a cercare le risposte di cui necessitano (io che continuo a meravigliarmi dell'attualità di Socrate, Platone, Aristotele... -> SPA!).

    Ciao!

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  2. Anche Gabriella ha scritto una importante sua osservazione:
    Penso che non si possa insegnare la virtù, si possono portare esempi
    di persone che compiono azioni virtuose. Io invito il mio nipotino (11
    anni) a chiedersi se quel personaggio -di una storia o di un film o di
    un a cronaca- possa comportarsi in modo diverso; lo induco a spiegare
    chiaramente quale...a dire cosa avrebbe fatto lui... il perchè...come
    si sentirebbe se fosse al suo posto nel compiere un´azione E nel
    compiere quella opposta.
    Non so, ma credo che serva moltissimo parlare e riflettere...
    gb

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  3. Anche Serena ha voluto scrivermi stamattina alle 8 (!!) un commento che vi da da leggere, ho lasciato anche le prime righe perché in definitiva anche quelle hanno a che fare in una certa misura con la questione:

    "Proviamo ad abolire questo "lei" come mi hai chiesto:) (primo tentativo riuscitoooo) ;)
    Allora innanzi tutto..ti ricordi lo studio matto e disperatissimo di questi giorni..?!!? Bene l'esame e' oggi alle 9..e io,dopo tutta la fatica fatta, non ci andro'..perché con il fatto che in questi giorni non ho mangiato,dormito ecc..sono stata poco bene stanotte:( (infatti ho mandato un e-mail al prof, spiegandogli la situazione e chiedendogli se mi potesse far sostenere l'esame nei prossimi giorni...chissà se lo fara' o meno..!! Se no mi tocca aspettare la sessione estiva..)!!! Troppe regole in queste università!!! libretti,internet,date, programmi..ma che e'?!!? Un po' di semplicità su!!!! Bisogna venire in contro a questi studenti che pagano 700 euro ogni rata!!!:):) Non a caso il tuo esame (altro tentativo di "tu" riuscito) l'ho dato subito..perché sapevi (e sai ancora ovviamente) coinvolgere i tuoi studenti, hai dati stimoli, argomenti, tanti concetti a libera interpretazione..senza mai mettere ansia o fretta nel comprendere e nel comprender-ci !!! E pensare che di professori così non pensavo di incontrarli mai..e invece ho avuto questa immensa fortuna!!!!
    Per quanto riguarda l'etica...
    partiamo dal presupposto che Kant con tutti i suoi imperativi e le sue massime ha rotto di tutto e di più...!! L'etica, come hai detto tu non si puo' insegnare..!! Certo si possono e devono insegnare le norme,le regole e i doveri (perché questo e' ormai il concetto di etica, ora)...ma non e' questa l'etica su..!!! L'etica aveva ragione Aristotele quando diceva che puntava alla felicita'...perché devo passare una vita Kantiana di regole e imperativi categorici..per sentirmi dire poi..che non saro' felice in questo mondo..!! Ma in quale devo esserlo allora?!?! L'etica si vive non si impara...!! Se escludiamo norme e leggi di una società, della società in cui viviamo..a cui devo sottostare se non voglio finire in carcere (anche se adesso non ci finisce più nessuno), l'etica e' mia e riguarda, secondo me, anche un: come mi devo comportare con me stessa?!!? Anche se adoro l'etica di Levinas..ogni tanto un po' troppo sul metafisico..si perde nei meandri in un infinito..che booo..(sai e conosci  la mia mente poco metafisica)..!! Comunque vedi come l'etica abbia tante sfumature diverse...l'etica con me stessa, l'etica dell'altro, per l'altro e nei confronti dell'altro, l'etica come felicita', come doveri e come una moralità che diciamocelo..ora più che mai e' da ricercare dentro ognuno di noi...!! Gli stoici e le loro virtu' ora non esistono più!!!  Quindi..una moralità che si puo' cercare di tramandare,certo, non di insegnare pero'..anche perché come noi stessi siamo in continuo cambiamento in una molteplicità di io che si affiancano nel magnifico puzzle della nostra vita..perché la morale e l'etica dovrebbero essere già insite a priori dentro di noi o imposte da altre..?!!? Va be'..queste righe scritte su due piedi e così di getto andrebbe approfondite..forse ancora devo farmi un idea chiara su questa tematica..!!
    E io dopo una nottata di ansia, stress e svenimenti..per non aver concluso nulla..mi vado a letto..nella speranza che appena apro gli occhi sia un giorno migliore:) "

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  4. E patrizia mi ha scritto:

    "Per me la morale è strettamente personale.
    Ci sono delle regole di buon senso, o anche imposte dalle legge, che potrebbero rappresentare una sorta di morale collettiva, come già altre volte si è detto.
    Ma quello che è morale per ogniuno di noi credo dipenda dalle proprie esperienze, prove, test, risultati, stati d'animo.
    Aggiungerei poi la tendenza a "registrare" la propria morale su frequenze di tipo assolvente rispetto al comportamento così detto immorale, ma solo quello posto in essere da noi stessi. I comportamenti altrui, sono tutti da condannare... In pratica, se credo di non essermi comportata proprio benino, e non vado fiera delle mie azioni, mi dico che avevo sicuramente dei buoni motivi.
    Non so se confondo la morale con il giudizio. Per me è così, cercherò di migliorare.
    Dunque, sempre secondo me, la morale non si insegna, non si impara, cambia rispetto a mille dinamiche e la mettiamo a punto di volta in volta."

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  5. Alex mi manda questa interessante mail:
    Buongiorno prof,
    (...) Sa che durante le feste ho riscoperto delle letterature che si possono (secondo me) paragonare al mito ? Magari dico una cavolata ma è un mesetto che mi sto dedicando alla letteratura per l'infanzia e trovo in tantissimi libri spunti di riflessione su molte problematicità che ci circondano ed è come se il racconto parlasse di noi o di una certa situazione in cui ci troviamo. L'ultimo che ho letto si chiama "Tre in soffitta" ed è di Garry Kilworth (Salani editore) e tratta proprio la tematica della ricerca del sé attraverso un viaggio surreale all'interno di un mondo impossibile...Per cui, ritornando al discorso della morale, ecco un buon modo per far assaporare alle giovani generazioni quella morale che poi da grandi si tende a percepire offuscata...Se fatta capire sin dai primi anni scolastici, questa meravigliosa forma artistica, penso che possa dare la possibilità di far assaporare il rispetto, la condivisione e tutte le altre caratteristiche che formano una morale degna da poter poi essere messa in pratica.

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    1. Trovo molto delicato il pensiero di Alex. Recentemente ho riflettuto sulla vita, su quanto sia breve e precaria, così, in equilibrio su quelle fragili palafitte che ci costruiamo.
      Ho pensato che mi sarebbe piaciuto essere bambina e stare ad ascoltare le fiabe di Alex così da iniziare a formare, piano piano nel semplice, ma allo stesso tempo complicato, modo di pensare dei bambini, il mio personale concetto di morale. Si, è giusto raccontare l’amore, l’accettazione, l’accoglienza, la tolleranza, ai bimbi, perché questi principi sono importanti per la vita, e devono divenire robusti pali che sorreggeranno le palafitte.

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  6. Pietro Ratto mi ha inviato questo commento
    Rispondendo ad Anna..
    Nessun giudizio negativo esprimo nei confronti di ciò che è utile. Solo, non credo abbia a che fare con la morale.
    Ciò che è utile, a livello individuale e sociale, la nostra scuola lo insegna quotidianamente, e nessuno vuole metterlo in discussione. Nella nostra vita, però, i momenti passati a fare una passeggiata (senza andare da nessuna parte) tenendo per mano chi amiano, o a suonare uno strumento per il solo gusto di suonare, o a divorare pagine su pagine, in fretta e furia, di un libro che ci appassiona infinitamente, sono di certo i più importanti. E non servono a nulla!
    Le cose che davvero contano nella nostra esistenza sono quelle perfettamente inutili.
    Questo non significa certo smettere di educare. Significa invece farlo incessantemente, e nel modo più alto a mio parere, spiegando che la virtù non va scelta affinché ci ripaghi di qualcosa. Va perseguita di per sé. E in questo non ho certo solo il conforto - per quanto preziosissimo - di Kant: ce lo insegna Socrate nella Repubblica di Platone, Aristotele nella sua Etica Nicomachea, e ancora avanti, fino a un Kierkegaard che mette in guardia da una morale ed una cultura valutabili sempre e solo in base agli "obiettivi raggiunti" (ci dice qualcosa, questa frase, colleghi docenti?) invece che, molto più giustamente, rispetto ai reali sforzi educativi messi in atto.
    E cosa dovrebbe caratterizzare mai l'uomo meglio della sua libertà di scelta, consapevole e disinteressata, alla base di qualsiasi azione morale?
    Pietro Ratto http://www.boscoceduo.it http://www.incontrostoria.it

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