martedì 25 settembre 2012

il mantra OM

Il mantra più diffuso e usato, il più universale è Om, ovvero Aum. Mantra è un termine sanscrito che indica una sillaba, una parola, o una breve frase da pronunciare durante la meditazione, e deriva dalle radici man-, mente, e tra- proteggere.

Per molti maestri spirituali, quando si prega e/o quando si entra in meditazione ci si dovrebbe concentrare sul mantra Om, e controllare la respirazione.
Om, o Aum, o Aumn, la più sacra espressione del Dharma hindu (o Sanathana Dharma), cioè della tradizionale spiritualità indiana, è una delle parole più antiche che si conoscano. Più di cinquemila anni orsono, ma probabilmente molto prima, Om era noto nell'antica lingua dei Sumeri, ed utilizzato come parola chiave segreta da mistici e sacerdoti sumeri.
Quando le tribù nomadi Sindo-Aryan vagarono stanziandosi verso i territori settentrionali del fiume Hind (o Sind) e dell'attuale India-nord (cioè dell' "altra" mezzaluna fertile, quella dei bacini dell'Indo e del Gange) essi portarono con sè il prezioso e sacro termine. Già nei più antichi sacri testi in sanscrito come i Rig-Veda, Om ha una presenza preminente. Quasi tutti i mantra e gli inni iniziano e terminano con Om, e Om è usato anche a sè stante come mantra e considerato il più "potente", in particolare pronunziandolo come un canto, mormorando appena, o anche solo pensando: Om Tat Sat, cioè "Om è ciò (colui) che è", che sarebbe il mantra che fa riferimento alla mistica sillaba Om quale simbolo dell'Assoluto (si ricordi che nella antica Torah ebraica, ovvero nei libri (in greco Biblia) delle sacre scritture ebraiche, il Verbo divino dice di sè: "sono colui che è").
La radice om- oppure aum o aumn- la ritroviamo in molte lingue antiche. In ebraico, simile ad Aumn abbiamo 'amin o amen (tradotto anche: "così sia", ovvero "in essenza", "in verità").  Il Logos, il Verbo  originario di cui parla l'evangelista Giovanni, sarebbe lo 'amen, o aumn. Questa espressione dunque era nota e in uso sia nell'antico territorio di Israele e Giudea, di lingua ebraica, che poi in aramaico all'epoca di Gesù. (E in generale in tutto il Vicino e Medio Oriente nelle terre della "mezzaluna fertile" tra il Nilo e Tigri-Eufrate). In egizio 'Amon (o Atmon), simile allo Atman sanscrito, era la Grande Anima primordiale (AmonRa, il fuoco e la luce del disco solare).  
Ma troviamo anche 'Ammon come sinonimo di divino, celeste, riferito al grande dio Ammone. Di qui forse l'arcaico Aga-Amemnon (Agamennone, cioè il re, il capo, in nome di Ammon) quale titolo supremo di sovranità  tra gli antichi Achei *. 
In latino troviamo Omne = il tutto, la totalità universale, ma anche Omen, che sta per voto, augurio, presagio, giuramento sacro (mentre nomen è l'epiteto, la qualificazione personale, per cui si diceva "nomen omen", per dire che il tuo nome è considerato presagio, augurio per ciò che sarai nella tua vita).
Dunque antichissimo è il suono Om, da pronunciare con la vocale lunga, ovvero col dittongo Aum, e vibrando lungamente la consonante labiale. Esso è il nome che indica la Realtà Assoluta considerata nella sua triplicità, cioè in quanto Sat, Chit, Ananda = essere, coscienza, beatitudine perfetta (da qui anche l'indicazione a un primo livello: esistere, con consapevolezza, e in serenità); perciò si inizia ogni invocazione dicendo che l'Om é Sat-Chit-Ananda. Perciò molti recitano il tradizionale mantra tibetano : Om Mani Padme Hum (o Hung)= "Om è il gioiello nel fior di loto". 
La vibrazione che Aum produce nel naso, nel corpo, nel cranio, e nella mente è considerata in sintonia con la stringa, o l'anello, primordiale di vibrazione universale (il Verbo, la Parola divina creatrice), e dunque può aiutare a porsi in armonia col Tutto, e ad acquietarsi interiormente, e a porsi in uno stato di sospensione...e in tale stato il sannyasi (il cercatore) sa elevarsi alla ricerca dell'Assoluto, e della comunicazione del sé individuale con il Sè cosmico, la beata comunione col quale, porta a comprendere nella sua profondità il significato di Tat Tvam Asi, ovvero "Quello tu sei", o "tu sei Esso".
Perciò in India si dice anche che nell'esistenza, per quanto transeunte, in continua metamorfosi, si manifestano Satyam, Shivam, Sandaram, cioè il reale, il vero;  il buono, ciò che è bene;  e il bello, la serenità.


Joseph Campbell, dice che "Om è una parola che rappresenta alle nostre orecchie quel suono della energia dell'universo di cui tutte le cose sono manifestazioni. Inizi nel retro della bocca con "ahh", e poi "uu" ti riempie la bocca, e "mm" chiude la bocca. Quando lo pronunci in modo appropriato, vengono incluse nel pronunciarlo i suoni di entrambe le vocali: AUM. Le consonanti "mm" qui sono semplicemente come delle interruzioni del suono delle vocali che è l'essenziale. Tutte le parole sono come frammenti dell'Aum, così come tutte le immagini sono frammenti della Forma delle forme. AUM è un suono simbolico che ti pone in contatto con quell'essere risonante che è l'universo. Se ascolti i monaci tibetani intonare AUM, saprai che cosa questa parola significhi. Quello è l' AUM dell'esserci nel mondo. Essere in contatto con quello e cogliere il senso di quello, è il vertice dell' esperienza del tutto.
A-U-M. La nascita, il venire in essere, e la dissoluzione che chiude il ciclo. AUM è detto "la sillaba dai quattro elementi". A-U-M e il quarto elemento qual'è? Il silenzio fuori dal quale sorge, e in cui poi ritorna, e che è sotteso. 
 La mia stessa vita è l' A-U-M, e anche qui è il silenzio che la sottolinea e la sottende. 
Quello è ciò che potremmo chiamare l'immortale. Questo è il mortale, e quello è l'immortale, e non ci sarebbe il mortale se non ci fosse l'immortale. Si deve discernere tra l'aspetto mortale e quello immortale di ciascuna nostra esistenza. Nel fare esperienza di mia madre e mio padre che se ne sono andati, dai quali io sono nato, sono giunto a comprendere che c'è di più di quella che fu la nostra relazione temporale. (...)"  (J.Campbell, The Power of Myth, "Il potere del mito", pubblicato in it. da Guanda, e da Neri-Pozza, 1988, poi da TEA, 2003, pp. 286-7).

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(*) In antico iranico Aqa significa Capo; da qui Agha, per indicare il grande capo (tipo Aga Khan, oppure Aga-, o Ata - Türk, padre dei turchi). Ma in greco il nome, o titolo, Agamennone potrebbe invece venire anche da àgan-menos, il verbo àgamai significa ammirare con riverenza, ménos è forza vitale, volontà.

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