giovedì 6 settembre 2012

una grande filosofa indiana


"A me pare che la vita sia un fenomeno assai complesso, e se non  comprendiamo la natura di questa complessità complicheremo  necessariamente ogni movimento, ogni gesto. La via alla semplicità è comprendere la natura della complessità che di fatto esiste, che non  può essere evitata. E mi sembra anche che gli esseri umani siano nati in mezzo a questa complessità. Essi stessi sono un'espressione di questa vita tanto complessa e devono muoversi e vivere in mezzo alla complessità: diversi livelli, piani di movimento, energie e 
forze diverse in mezzo alle quali ci troviamo. Perciò la vita è un fenomeno complesso, e gli esseri umani sono espressione di una complessa evoluzione cosmica. Noi ci portiamo dentro non solo l'evoluzione del pensiero umano, ma anche l'evoluzione del mondo minerale, del mondo vegetale, del mondo animale, del mondo degli uccelli... ci portiamo dentro l'evoluzione della vita nella sua totalità. Ecco la bellezza e la grazia di essere nati con una forma umana. 
Abbiamo in noi i cinque principi: la terra, l'aria, il fuoco, l'acqua e lo spazio. Abbiamo in noi gli elementi chimici. Abbiamo in noi le ossa, le ghiandole, i muscoli, i tessuti, le cellule; è questa la sostanza del nostro essere. Gli elementi nel nostro corpo sono organicamente legati agli elementi che esistono fuori di noi. 
La terra che è dentro di me è organicamente legata alla terra fuori di me; lo spazio che è dentro di me è organicamente legato allo spazio fuori di me. 
Perciò, quando osserviamo noi stessi, guardiamo solo il pensiero, le emozioni, i sentimenti, le sensazioni, i concetti, le idee, le ideologie? Ci consideriamo solo un'espressione del pensiero evoluto e del linguaggio che esprime il pensiero? Oppure ci consideriamo un essere umano totale che ha in sé molte altre espressioni della vita evoluta? Osservarsi, capite? 
Si inizia da qui. E' l'inizio di una ricerca. Una ricerca spirituale comincia dal fare conoscenza con se stessi: non dando le cose per scontate, non basandosi su ciò che è noto al nostro cervello, ma con l'umiltà di guardare di persona, con un incontro diretto, immediato, semplice, con i fatti del proprio essere. 
Perciò, chi avverte l'urgenza di una trasformazione inizia fin dai primi passi a osservare la complessità della propria vita: la complessità di quella che definiamo struttura fisica, il tangibile e il visibile, l'involucro visibile e tangibile del nostro essere in cui la totalità della vita è avviluppata, e comincia a farci conoscenza: come si muove, che rapporto ha con il cibo, con il sonno, con l'esercizio, con i movimenti, con il pronunciare le parole, con l'ascoltare le parole. Perciò si osserva inizialmente la complessità della struttura fisica e il suo modus operandi. ... 

... Vivere è muoversi liberamente ed armoniosamente. Se un movimento provoca un danno in me, se provoca in me attrito, e se provoca danno nella vita di un'altra persona, ovviamente non ho scoperto come si vive. Perciò la sfida oggi è esplorare una nuova dimensione della vita e una nuova dinamica nei rapporti. 
L'uomo nasce con il contenuto complesso del suo essere in mezzo alla complessità. Ne è circondato. Si trova a vivere in un mondo fatto dall'uomo. 
Deve vivere con il corpo e con la mente che è condizionata e abituata a muoversi in un certo modo. Perciò  si trova a vivere nel condizionamento e con il condizionamento che è dentro di lui. Si trova a vivere in un mondo fatto dall'uomo che è condizionato in tanti modi, che ha un proprio passato e un proprio moto. E deve vivere in un universo che è al di là del mondo fatto dall'uomo. Deve vivere la realtà del suo rapporto con il sole, la luna, il sistema solare, i pianeti, la terra, il fuoco, e così via. Contemporaneamente, deve vivere con la vita che comprende sia la morte che la nascita. Deve vivere con la vita che ha forma e che non ha forma; vedete quanta bellezza e complessità... 
Perciò l'essenza della spiritualità, è scoprire di persona il mistero dell'atto di vivere. Ma occorre vivere la realtà di questo rapporto, non limitarsi a parlarne. E in questa scoperta l'uomo comincia da se stesso, perchè è un esempio del problema umano globale. E' un'espressione della somma dell'esperienza e della conoscenza dell'uomo. Ecco perchè dico che l'uomo è un cosmo in miniatura. E' un'umanità in miniatura. E guardandosi in questa prospettiva si comincia a fare conoscenza con se stessi." 
Vimala Thakar - tratto dal suo "discorso tenuto il 6 ottobre 1974 sulla natura della coscienza umana", in: Il mistero del silenzio - editore Ubaldini (Astrolabio)

Vimala-ji, morta tre anni fa, è una grande filosofa indiana, allieva di Vinobha Bhave e poi di Jiddhu Krishnamurti, pacifista sostenitrice della nonviolenza gandhiana, e del movimento per la donazione delle terre ai contadini poveri, scrisse diversi libri anche in lingua inglese, tra cui alcuni tradotti in varie lingue e anche in italiano. Per Ubaldini editore L'Astrolabio: La pace radicale - La ricerca spirituale e il superamento della violenza; Il mistero del silenzio; Vivere - desiderio di libertà; Lo yoga oltre la meditazione (sugli Yoga Sutra di Patanjali); L'arte di morire vivendo - il pellegrinaggio interiore; per Mediterranee edizioni: Katha Upanishad - l'alchimia della vita; e Vimala commenta la BhagavadGita.


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