mercoledì 15 maggio 2013

Cipro: ( 1 ) Pafos - Akamas - Drusia




6 maggio 2013
Partiamo con una LP di sei anni fa, autrice Vesna Maric, e + guidine varie tirate giù da internet (p.es.: http://www.visitcyprus.com/media/eBrochures/ipod/ebookHistory10000.ITALIA_cnt.pdf).
Atterriamo a Paphos con volo RyanAir diretto da Bologna (70€ a/r con una valigia).

Bang! entriamo nell'estate, estate piena, dopo tanti giorni di pioggia e una "primavera" (almeno da noi del delta del Po) troppo troppo timida, e umida, eccoci sbarcati nell'isola del sole, dei fiori, del mare, degli uccellini, dei colori. Iniziano bene i nostri otto giorni...

PAPHOS
Dopo un poco di disagio e disorientamento con la guida sulla sinistra della strada, ecco che subito raggiungiamo facilmente il centro di Kato Paphos (cioè Pafos-bassa), che è la parte della città sulla costa, e ci perdiamo un po' con i sensi unici, ma senza gran girare troviamo l'albergo a due stelle che avevo preso via internet approfittando di una offerta per bassa-stagione (cfr. www.pyramos-hotel.com). Prenoto sempre la prima notte assieme al biglietto del volo per evitare problemi, e poi cercare i successivi con calma. Non c'è traffico, c'è posteggio ovunque, quindi prima delle 3pm già siamo in camera nel "Pyramos"(info@pyramos-hotel.com oppure 0035726930222), subito ben accolti.

 L'alberghetto è in via sant'Anastasia 4 (in tutta Cipro prevale una toponomastica di Ayas e Ayos, o Aghias e Aghios, cioè di San... ) che è a brevissima distanza dalla passeggiata lungomare, e quindi andiamo subito a vedere il bello spettacolo dell'acqua trasparente e cristallina.
Ci sediamo su un muretto di cemento a prendere il sole e a cominciare ad acclimatarci. Ambiente vacanziero e rilassato. Oggi nel calendario greco-ortodosso è il lunedì di Pasquetta e ci sono tanti ciprioti venuti qui a passare la giornata. 
Lo sbalzo climatico è notevole e piacevole, ci sono 30 gradi, ma soprattutto il sole è fortissimo essendo la giornata arieggiata e quindi limpida. 

Ci sono anche non pochi turisti, prevalentemente british e russkij, ma in quantità ancora tollerabile, affinché il contesto sia abbastanza tranquillo e ci sia prevalenza di gente del luogo. Ah che goduria esporsi ai raggi caldi!, e pensare che bastava una corsetta di tre ore per sfuggire ai nuvoloni e alle piogge grigie della mesta bassa padana ...

L'acqua marina è trasparente persino qui sul porticciolo delle imbarcazioni da diporto e dei motoscafi. 
Ci divertiamo a guardare una riproduzione in grandezza naturale del "Nautilus" di Verne, e poi costeggiamo i numerosi bar sul bordo dell'acqua, strapieni di studenti anche stranieri, e di famiglie che oziano per la giornata festiva e chiacchierano fitto. Ci fermiamo a prendere anche noi qualcosa a un tavolino. Io prendo un dolce, una baklavà,
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La baklava è un dessert ricchissimo di zucchero, frutta secca e miele. 
E' un dolce che unisce parecchi paesi mediterranei, e dunque non c'è LA ricetta per fare la baklava. In genere ogni paese e ogni famiglia ha la sua.
Ingredienti per una teglia: 500gr di pasta fillo (surgelata), 350 gr di mandorle, 100 gr di noci, 150 gr di pistacchi, cannella in polvere q.b, 180 gr di burro fuso
Per lo sciroppo: 50 gr di miele, 450 gr di zucchero, 300 ml di acqua, 2 cucchiai colmi di succo di limone.
Preparate lo sciroppo di zucchero facendolo sciogliere sul fuoco con l'acqua,il miele ed il succo di limone. Dopo qualche minuto di cottura vedrete che diventa denso e che vela il vostro cucchiaio:toglietelo dal fuoco,fatelo raffreddare e poi mettetelo nel frigorifero.
Srotolate la pasta fillo e adagiate i fogli su un piano di lavoro abbastanza largo. Prendete una teglia rettangolare, imburratela e poggiate sopra il primo foglio di pasta fillo,spenellatelo con il burro fuso e adagiateci sopra altre 5 sfoglie che spennellerete ognuna con il burro. 
Su questi primi 6 strati cospargete le mandorle, i pistacchi e le noci tritati non troppo grossi; finite spolverizzando con la cannella in polvere. Ricoprite il tutto con le altre 6 sfoglie che andranno spennellate ognuna, inclusa la superficie dell'ultima, con il burro restante. Immergetela in acqua bollente fino a toccare il fondo della teglia. A questo punto prendete un coltello dalla lama tagliente (non seghettato) e tagliate diagonalmente nelle due direzioni in modo da ottenere dei rombi. 
Infornate a 180º per circa 40 minuti il tempo necessario a che la pasta si cuocia bene e risulti bella dorata. Se allo scadere del tempo notate che la pasta si colora troppo copritela con un foglio di alluminio e continuate la cottura.
Togliete la baklava dal forno e versateci subito sopra lo sciroppo ben freddo facendo in modo che entri bene nelle linee che racchiudono i rombi.  Fate raffreddare e servite.
(cfr.: baronessasenzacorona.blogspot.it/ )
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e Ghi una macedonia di frutta fresca, c'è anche il loukum, ma mi sembra troppo dolce per merenda. E intanto ce ne stiamo sul porticciolo e ammiriamo il castello medievale del XIII sec. già bizantino poi ricostruito dalla potente famiglia dei Lusignano.

Poi dopo un po', quando il sole e il caldo cominciano a calare sul tardo pomeriggio, ci avviamo all'adiacente ingresso all'area del sito archeologico, che chiude alle 7 pm. Il costo del biglietto è €3,40.
Non so come si faccia d'estate a fare questa visita, quasi non ci sono alberi, il sito è vasto, e le pietre rimandano calore e luce, non c'è una tettoia, un pergolato, né una panchina...

Ma in questo tardo pomeriggio di inizio maggio con una bella brezza dal mare, non è un problema.
Il sito archeologico prende tutto il territorio del promontorio a ovest di kato Paphos. E' quella che in età ellenistica chiamavano Néa Paphos (mentre il primo insediamento Pàlea Pafos era più a est).
Ci sono dei pavimenti a mosaico, così belli e così ben conservati, che è una scoperta eccitante andare di qua e di là ad ammirarli.

I principali per fortuna sono riparati sotto costruzioni di legno. Che bellezza, ci sono ancora tutti i colori originari... Meriterebbe di venire a Paphos anche solo per ammirare questi mosaici. La tematica è mitologica.



in basso Apollo e Marsya, nella cosiddetta casa di Aion (IV sec.a.C.)

Lo stesso nome della città rinvia a Pafo che era una ninfa, la quale si accoppiò con Apollo, da cui nacque la stirpe del primo leggendario re di Cipro, cioè Cinira.

C'è un povero uccellino (un passerotto?) sperduto, che pigola cercando il suo nido e la mamma, non sa volare ed entra "a piedi" in una di queste case in legno fatte per riparare i mosaici dalle piogge ... che pena... come ne uscirà?
Paphos


Più in là, ma di parecchio, ci sarebbero le cosiddette Tombe dei Re, che erano in realtà le tombe monumentali di famiglie patrizie del III sec. a.C., devono essere molto belle, ma non ce la facciamo...
Infine sudaticci rientriamo in albergo per sciacquarci e cambiarci e andare a cena da qualche parte. Giriamo l'angolo a sinistra andando in su, per evitare le strade più turistiche, e subito in via Paphias Aphrodites c'è il ristorantino "Argo" (tel.26933327), con cucina tradizionale cipriota,

 di Yiangos Mechael, un ristoratore grassotto, e baffuto, un po' agitato, e sudato, e molto comunicativo e partecipativo, ma sbrigativo. I tavoli sono all'aperto in una terrazza-balconata sulla stradina, per cui si guardano quelli dello strano locale di fronte, e quelli che passano. Si sta bene, c'è aria, e i piatti sono proprio buoni.

 Volevamo, io dei dolmades (involtini di riso in una foglia di vite) e una mussakà, e Ghila chiede del tzatziki e poi vorrebbe un piatto con del riso e allora chiede anche lei dei dolmades. Ma lui dice: "vi porto prima due piatti di dolmades e poi la mussakà e un altro piatto di dolmades, ma secondo me è
moussakà

troppo...". "NO, noi vorremmo ......." E insomma si fatica a farsi intendere (non è questione di inglese ma di mentalità). Allora Ghi gli chiede: mi dica che altri piatti col riso avete a parte i dolmades. E lui: tutti! (intendendo forse il riso come contorno), ma poi richiesto nello specifico, risulta che non ne ha nessuno soltanto di riso ... Insomma alla fine farà come vuole lui ... 
Forse il fatto è che a parte il riso dentro gli involtini, il solo altro sarebbe il rizògalo, il buonissimo riso al latte, che però è un dolce quindi un dessert. Cioè non hanno dei piatti di riso, tipo il risotto, oppure l'insalata di riso, ... Ma in realtà queste incomprensioni dipendono da fattori culturali.
Ogni tanto passa e chiede: you don't like? (per es. riferendosi al buonissimo pane a fette abbrustolito con aglio e pepe), e senza attendere risposta aggiunge: I have more if you want.
Come molti sanno la mussakà è una specie di melanzane alla parmigiana, con ragù di carne (ma si può fare anche senza per i vegetariani), molta besciamelle, e delle fette di patate bollite, con pepe e aromi, al forno. Assomiglia un poco alle lasagne, ma in realtà è diversa perché non c'è la pasta (ma vedi in saporiericette.blogsfere.it).
Gli involtini di riso in una foglia di vite, i dolmàdes, o ntolmàdes, o dolmadàkia, se fatti bene come si deve, sono deliziosi, io almeno li adoro:
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 Ingredienti (per 4 o 5 persone): 24 foglie di vite ; 1 cipolla rossa grande ; 200 g di riso; 40 ml di olio extravergine; qualche fogliolina di aneto; un cucchiaio di prezzemolo tritato; un pizzico di menta fresca tritata; 25 g di pinoli tritati; un po' di vino bianco secco; 1 limone; sale e pepe secondo i gusti. Lavate le foglie di vite sotto acqua corrente, poi fatele sbollentare per qualche minuto in acqua salata, finché saranno ben ammorbidite, quindi scolatele con cura. Pulite e tritate la cipolla, poi mettetela a soffriggere in una padella con metà dell’olio, quindi aggiungete il riso, il sale, i profumi (aneto, prezzemolo e menta), il pepe, i pinoli tritati. Ora unite mezzo bicchiere d'acqua e per finire una spruzzatina di vino bianco. Fate bollire finché vino e acqua saranno evaporati. Riponete sulle foglie aperte un cucchiaio di riso, avvolgetele in modo da chiudere completamente di involtini (event. legateli con un filo per chiuderli meglio) , poi disponetele a strati sovrapposti in una pentola larga ma dal bordo abbastanza alto. Unite il rimanete olio, dell’acqua bollente (fino a ricoprire tutti gli involtini) ed il succo di 1/2 di limone. Coprire con un piatto e far cuocere a fuoco lento per circa 40/45 minuti. Servirle appena tiepide o fredde, decorando con fettine di limone.  
  • (vedi in: http://www.ostematto.it/antipasti/ )
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Di fronte c'è un internet point con un tavolo da biliardo e tavolini da bar, ma non c'è un bar, semplicemente stanno lì seduti a chiacchierare.
Alla fine forse facciamo (sia io che lui) un pasticcio con il conto, perché il totale con le bibite era, per due: 23,41€uro. Io non ho abbastanza monete e prendo due banconote da venti, lui subito me ne da una da dieci che metto via, e sta cercando le monete per il resto, mentre nel frattempo io trovo nel borsellino che ho proprio 3,41 e glieli do, lui dice endàxi, (=ok!) e va via, automaticamente rimetto via il portafoglio e andiamo. Io dunque mi rendo veramente conto di cosa è successo, solo dopo essere ritornati in albergo... ho ancora i miei due biglietti da venti... (oltre al biglietto da dieci) ed è oramai troppo tardi per ritornare là. Comunque secondo me lui non si è accorto assolutamente di nulla...
Quindi al Pyramos restiamo nel loro bar aperto sulla strada, a passare la dolce serata, trasferendoci poi nell'adiacente sala-salottino più interna. Un bel localino, con belle illuminazioni e decori, con puntini luminosi proiettati sulle pareti, e buona musica soft di sottofondo.
C'era una coppia di giovani spagnoli stravaccati sul divano che dormicchiavano, e poi dovevano partire con un volo notturno. Infine ce ne andiamo a letto, rossi paonazzi e stanchissimi per l'aria e il sole, e ci addormentiamo all'istante.

7 martedì
Facciamo colazione presto.
Partendo giro subito a sinistra e vedo che il ristorante Argos a quest'ora del mattino è ancora chiuso. E' stata carina da vedere Paphos in bassa stagione, ma per i miei gusti è sufficiente così, anche se c'è poca gente per me è già un po' troppo turistica. Dunque andiamo, già con un caldo pesante, verso Paphos-alta, cioè pano Paphos, detta anche quartiere di Katikia =Katoikeia (che nei pannelli stradali è indicata o semplicemente come "Pafos", o come "centro città") per prenotare un albergo per l'ultima notte che sia già sulla direzione per l'aeroporto, ma chissà come non troviamo gli alberghi che cercavamo, forse sono chiusi. Saliamo, saliamo, ma qui in questa parte alta ci sono solo negozi moderni e case recenti. Vesna Maric consigliava di girare per i paesini dell'entroterra e dunque vogliamo provare la rete degli agriturismi e delle case tradizionali d'epoca ( www.agrotourism.com.cy/‎ ).

COLLINE DI AKAMAS
Finite le case, poi incominciano i paesaggi di campagna, filari di viti, alberoni, ...



Attraversiamo, sempre salendo gradualmente, vari paesini fatti di casette di pietra a vista: Mesogi, Tsada, Stroumpi, Kathikas, poi giriamo a sinistra su una stradina secondaria, ecco Pano Arodes, Kato Arodes, Ineia, e finalmente Droùseia (leggi Drusia). Questo paesino era il nostro obiettivo, e cerchiamo la casa in cui Ghila aveva prenotato, per vedere com'è e dare una occhiata anche ad altre sistemazioni eventuali. In effetti tra queste ci sarebbe un nuovo albergo, carino, la signora è molto gentile e anche il marito, diciamo che ci penseremo...

Ma essendo presto, intanto proseguiamo il giro di questa zona, per vedere se in alternativa ci potesse piacere di più qualche altro villaggetto, e attraversiamo -sempre sulla stradina minore- Kritou Tera, Kato Akurdaleia e Pano Akoudaleia (che si pronuncia Akurdàlia), dove pure ci sono delle trattorie carine, e delle belle casette rustiche, e infine ci ritroviamo al termine del giro di nuovo a Kàthikas. Tutti questi paesi e questa campagna collinare sono meritevoli di essere visti piano piano, andando adagio e osservando attorno.





La penisola-promontorio di Akamas si chiama così perché si favoleggia che vi si sarebbe stabilito il figlio di Teseo, Akamantas, giuntovi dopo la fine della guerra di Troia... e avrebbe regnato su tutta questa regione.
Posteggiamo nella piazzetta centrale di Kàthikas, dove già stanno arrivando, salendo dalla costa nord, dall'altra parte dell'isola, cioè da Polis sulla baia di Chrissochou, delle macchine di gente che incomincia a cercare trattorie di campagna dove pranzare. Questi villaggi sono davvero deliziosi, in particolare direi in primavera, con i fiori, le case coi balconi di legno, le taverne, la chiesetta bianca con le cupole con le tegole rosse, gli uccellini...
la nostra Picanto in affitto

Quindi scegliamo "Imogen's Inn" (he taverna Imogeni, la g è sempre dura) di Giorgos Apostolos e Elèni Marina (tel. 26633269). Ha un cortiletto con tavoli all'aperto sotto degli ombrelloni, o sotto ad un arco di passaggio.

Ci sono sia la signora che un ragazzo cameriere. Qui fanno proprio dei piatti tradizionali ciprioti (che mi sembrano di origine, di derivazione, un po' alla turca...). E' un posto carino, con fiori, e una brezza rilassante, un posto molto tranquillo. Ghila prende Mujendra, cioè lenticchie e riso con cipolle caramellate. Io prendo: Imam Bayildi, cioè una grossa aubergine, ovvero melanzana ripiena con cipolle dolci, pepe, forse estragon (dragoncello), e pepe, al forno. Per antipasto chiediamo melizanosalata con pane tostato caldo. Alle fine per dessert Greek Sweets, cioè un piccolo fico, una albicocca, una zucchina tonda (courgette), e un wallnut, ovvero una noce, caramellati e con al centro una pallina (uno scoop, un mestolino) di gelato e sopra al tutto una crema di chiodi di garofano (cloves).

Tutto mooolto buono. Altri piatti nel menù erano: humus, tahinì, tsatsiki, taramosalata, skordàlia, e altro. Buon prezzo, in totale, col bere, cioè bibite e minerale, in due è 23€. Al ragazzo alla fine chiedo se loro sono musulmani (per non azzardarmi a dire turchi), ma non capisce la parola. E allora gli chiedo se certi piatti sono di origine ottomana, e mi risponde nettamente NO!, questo -ci tiene a dire- è il cibo tradizionale tipicamente cipriota. Ringraziamo (efcharistòs) e andiamo.


Chiesette, carpette, casette, e stradine strette.  Ma ci sono già ville e interi quartieri di appartamenti per turisti, e villaggi-vacanze (ora ancora chiusi). Evidentemente si prevede un grande lancio di questa area, e un notevole prossimo sviluppo del turismo. Ahi, ahi, ahi, che pensieri imbarazzati che ci vengono pensando al futuro di questi piccoli paeselli e di queste campagne così caratteristiche ...

COSTA DA DREPANO A LARA
Poi scendiamo, scendiamo e scendiamo per la strada in ripida e rapida discesa lungo il versante ovest, sinché arriviamo a capo Drépano, davanti ad una isoletta (Geronissos island) in uno spiazzo con la chiesetta, c'è un micro porticciolo. Luogo bellissimo con l'orizzonte infinito del mare blu, spazzato dal vento di aria salsa. Ci sono anche delle piantagioni di palmeti.



Il nostro obiettivo è quello di proseguire lungo la costa per una stradina sterrata, polverosa e sassosa, piena di buche, per raggiungere il promontorio di Laourou (noto come Lara beach) e poi lo spiaggione successivo dove (ma non in questa stagione) vanno le tartarughe a depositare le loro centinaia di uova.





Si va a sballonzoloni, ammirando insenature deserte o semi, e gran spiaggioni incontaminati.





Finalmente raggiungiamo la vista di Lara's beach, un ampio golfo a emiciclo, stupendo.
Posteggiamo all'unico bar-ristorantino che c'è in tutta questa costa. Sta su una terrazza protesa verso il mare con vista panoramica del golfo. Scendo giù a sentire l'acqua, che è molto fresca, mentre fa un gran caldo con un sole cocente a picco che martella. Ombra, o alcunché che faccia ombra, qua non c'è. Torno su alla terrazza con i dardi infuocati che mi colpiscono da dietro la nuca e il collo.


Restiamo in pace seduti a un tavolino sotto un albero a sorseggiare una bibita contornati da una decina di gatti. Intanto Ghila telefona per gli alberghi di domani, e dopo alcuni problemini di incomprensione per il fatto che vorremmo se possibile una stanza al piano terra, ovvero senza dover fare scale, e infine combiniamo per la notte di domani.



A DRUSIA
Poi verso il tardo pomeriggio ritorniamo su a Drouseia (pronunciato Dhrùsia) per prendere la stanza prenotata nella Manor House "Sappho", una vecchia dimora patrizia (Archontikò) restaurata, una mansion, una magione ottocentesca, che abbiamo preferito al "Palates", che è comunque un albergo carino, che ci era stato consigliato da un anziano british che abbiamo incrociato in strada. Chiediamo in giro, ma i pochi che incontriamo non sanno nulla di quella Manor house che cerchiamo... Facciamo dunque un po' fatica a trovare la casa e chiediamo a una ragazzina che sta ritornando da scuola con la cartella sulle spalle, la quale sbanfante per la stradina in salita, sa di House Sappho, e ci sa dare esatte indicazioni stradali per raggiungerla e sa bene l'inglese. Molto carina e gentile e sorridente nonostante il fiatone, la ringraziamo tanto per la precisione.
la nostra è la seconda porta dall'esterno

il cortiletto interno

Ci viene incontro la signora con un cagnetto nervoso, e ci da la nostra bella stanza grande e ammobiliata vecchio stile, che ci piace molto, con i soffitti alti e i letti di ferro battuto, comò, tavolo, credenza, angolo cottura, eccetera. Ci riposiamo un poco, stando fuori nel cortile ai tavolini. C'è pure una piscinetta, e un'altra zona d'ombra con alberi e tavoli. Che bellezza. Ci sono solo altre due coppie, e chiacchieriamo con i vicini francesi.
Poi andiamo a girare un poco per il paese e infine a cena alla Taverna che c'è di fianco al kafeneion con i vecchi con i loro moustaches, i tipici baffoni di una volta, che stanno tutti rivolti con le sedie verso la strada a guardare chi passa, o a giocare a tavli (in it. tavola reale, o in ingl. backgammon). C'è un via vai di trattori e di camion o camioncini, o pick-up, è il ritorno dai lavori di campagna.
Alla "taverna Palates" a servire ai tavoli c'è proprio la signora dell'albergo in cui poi non siamo andati, e il marito è in cucina. Io prendo dei ravioli col formaggio giallo cipriota halloumi, e una omelette me tyrì, cioè col formaggio tyrì. Ghila prende souvlà con riso (cioè i suvlàkia, gli spiedini alla brace).
C'è un bel patio rialzato con un alberone nel mezzo, un cesto di vimini appeso, e una tettoia di canne. Ci sono le altre due coppie della manor house, una coppia di anziani (lui è una ciminiera continua e cambiamo tavolo). Accompagnamento sonoro di musiche levantine (per non dire turchesche o turcheggianti) che dopo un po' però ci sembrano tutte simili.


8 mercoledì
Al mattino ci siamo alzati presto perché di notte c'era soffoco, era tutto nuvolo, con nuvoloni bassi e neri, eppure faceva caldo, e così essendo un po' sudatino, e avendo aperto le due finestre, e alla fine ho preso freddo... Insomma allora la signora (che ci aveva detto che il prezzo non includeva la prima colazione, che avremmo potuto prendere fuori al bar di fianco) si offre di farci una bella tisana calda all'erba Luisa (cioè verbena, o citronella) che ha lì in giardino, e che ci fa molto bene. Stiamo lì al tavolone ben riparato, e intanto il tempo già migliora. Qui le nuvole corrono sempre, in effetti per quanto grande, questa è un'isola in mezzo al mare.
Allora si uniscono a noi i due di Lyon, lei si chiama Chantal ed entrambi lavorano come educatori nel sociale. Lui è bretone e ha un accento un po' particolare. Sono qui perché sono venuti a trovare il figlio, la cui compagna è una giornalista e vivono a Lefkosia (=Nicosia), e ora loro fanno un giro del Paese. Amici hanno fatto una colletta per la festa dei 50 anni di Chantal per permettere loro di fare questo viaggio, dato che non vanno all'estero da anni (girano al risparmio per campeggi solo in Francia con un loro furgoncino attrezzato). Lui mi parla dello squallore della fascia di interposizione, in cui ci sono le case abbandonate da quarant'anni, e sembra peggio di quel che era stata Berlino nel dopoguerra. Il suo racconto ci fa passare ogni idea di andare a visitare la capitale. Se vai nella zona occupata dall'esercito turco e poi torni (ci sono solo due passaggi in cui solo i non ciprioti possono transitare) ti controllano molto perché i greci temono che uno sia andato in alberghi impiantati abusivamente in case greche abbandonate, o che abbia comperato immobili o terreni che vengono offerti molto a buon prezzo, ma che non sono di proprietà di chi li vende...
Poi tutti partiamo. Mentre vado a pagare, la signora mi dice che ha quel cagnetto (che mi morde un piede) perché è della figlia che lavora a Lemessos (già Limassol) e che ora ha problemi di soldi a causa della crisi finanziaria.
Mi chiede se siamo andati o se andiamo a vedere i cosiddetti Bagni di Afrodite, ma le dico che non ci basterebbe il tempo. In effetti a ovest di Polis, sulla costa, c'è questo luogo leggendario dove si diceva che Afrodite andasse a lavarsi, riparandosi in una grotta in riva al mare, in cui vi è uno stagno di acque limpidissime, e che là si incontrasse con Adone...

(prosegue in successivi quattro Post)

domenica 5 maggio 2013

in partenza per Cipro (Kypros)

volevo con questo post salutare le mie lettrici e i miei lettori, perché da domani sarò a Cipro per una settimana. Partiamo io e mia figlia Ghila, abbiamo affittato un auto e gireremo l'isola, curiosando non solo lungo le coste con le loro rinomate spiagge, ma anche per le città e per i paesini in campagna, in collina e sui monti. Poi al ritorno riordinerò le annotazioni che prenderò e vi farò leggere il diario del viaggetto. Voleremo con Ryan Air (70€uro a/r con una valigia). Già lo scorso anno in aprile/maggio (dopo le vacanze pasquali) eravamo andati con Ryanair all'isola di Kos e l'altr'anno all'isola di Rodi, sempre con volo diretto da Bologna. Ci eravamo trovati bene dato che il clima era già estivo e non c'era praticamente quasi nessuno (mi riferisco ai turisti stranieri), quindi tutto era gradevole e più autentico.
Spero che faremo anche a Cipro una esperienza di quel tipo.
Come molti sanno dopo l'indipendenza nel 1960 dalla Gran Bretagna (che ne aveva fatto una sua colonia dal 1878), l'isola quarant'anni fa fu teatro di scontri tra le due etnie del paese (la greca, maggioritaria, e la turca), e venne invasa dall' esercito turco (ufficialmente intervenuto a protezione della minoranza di lingua turca), che non solo occupò quasi un terzo dell'isola (causando centinaia di morti e feriti tra i civili), ma cacciò dalle loro case quasi duecentomila ciprioti di lingua ellenica facendo una operazione di "pulizia etnica". 
Oggi il paese è ancora diviso in quattro parti, la Repubblica cipriota, che è membro dell'Unione Europea, la sedicente repubblica turca di Cipro del Nord secessionista, che non è riconosciuta dalla comunità internazionale, due grandi aree riservate alle basi militari britanniche, e una striscia di interposizione delle truppe dell'ONU che mantiene separate le due parti.
Che peccato! un'isola che mi dicono così bella, da aver meritato a suo tempo l'appellativo di patria di Afrodite (Venere), la dea della bellezza e dell'amore. E le sofferenze e i disagi per entrambe le popolazioni, che avevano quasi sempre convissuto pacificamente nei secoli scorsi, non sono certo finiti...

L'industria del turismo di massa e le speculazioni che essa induce, pare che abbiano un po' rovinato paesaggi e anche abitudini, alterando la vita quotidiana, gli usi, la mentalità e il carattere della gente... tanto più che si tratta di un turismo di gruppi organizzati, che vanno in grandi catene alberghiere multinazionali, e in gran parte di vacanzieri festaioli per nulla interessati a conoscere o capire la cultura locale, ma dediti esclusivamente a divertirsi da matti per riportare in patria racconti di eventi da sballo...

E in sovrappiù, come tutti abbiamo appreso dai notiziari e dai giornali, oggi, forse in conseguenza dei grandi problemi economici in cui versa la vicina Grecia, anche la repubblica cipriota è caduta in un serissimo e gravissimo patatrak finanziario... a seguito di interventi dissennati, che hanno anche messo in luce come nelle banche locali siano piovuti ingenti versamenti in conti privati di faccendieri russi.

Comunque sono fiducioso che il paese sia in ogni modo bellissimo, e la gente sia rimasta in gran parte  straordinaria, accogliente e gradevole come si sente raccontare. 
a presto ri-sentirci, ciaociao   :-)

giovedì 2 maggio 2013

una farfalla adagiata sul mare...

Mi scrive Vera Novolok, che gestisce un suo blog di viaggi, chiedendomi di pubblicare su questo mio Blog un suo resoconto di un viaggio in un'isola meravigliosa... 
accetto di buon grado dato che è scritto molto bene ed è gradevole da leggere. E può costituire anche un invito a visitare una località forse non tanto conosciuta, e così attraente... è una delle isole dell'arcipelago delle Egadi che stanno di fronte a Trapani in Sicilia.

Ecco dunque il suo racconto:

UNA FARFALLA ADAGIATA SUL MARE
di Vera Novolok

Rientrare in città dopo una vacanza in riva al mare è sempre molto difficile, ma grazie a questo post potrò rivivere quelle grandi emozioni che ho provato, e far viaggiare anche voi attraverso il mio racconto. Sento ancora l'adrenalina dentro di me, manca poco all' atterraggio presso l'aeroporto di Trapani, e poi via in battello, con il vento tra i capelli, pronte a sbarcare nella piccola farfalla del Mar Mediterraneo: l'Isola di Favignana, in Sicilia. Appena arrivate nell'isola ci siamo dirette verso il nostro alloggio che avevamo precedentemente prenotato via web. La città è ben organizzata con strutture accoglienti ed adatte ad ogni vostra esigenza; sono sicura che sceglierete l'alloggio più adatto a voi su http://www.hotelsclick.com/alberghi/Italia/FAVI/Hotel-Isola_Di_Favignana_Trapani.html

Una volta sistemate le valigie ci precipitiamo ad uscire; decidiamo di noleggiare uno scooter per poterci spostare nell'isola, viste le sue piccole dimensioni (circa 19 chilometri quadrati). L'isola è alquanto pianeggiante; l'unica cima che divide in due parti l'isola è rappresentata dalla Montagna Grossa, sulla cui sommità sorge l'ex fortezza e carcere di S. Caterina. Per raggiungerla la strada è un po' tortuosa, ma una volta arrivati in cima potrete cogliere un panorama magnifico di tutta l'isola e del mare dalle mille sfumature.

Al di là del monte si estende un territorio pianeggiante, dalla costa sabbiosa ed a tratti frastagliata. Per terminare la prima giornata in questa magnifica oasi naturale, indossiamo il nostro costume da bagno, pronte per un bel tuffo. Decidiamo di dirigerci verso la spiaggia più bella dell'isola, quella di Lido Burrone, situata sulla costa sud orientale. Si tratta di una lunga spiaggia sabbiosa bagnata da un bellissimo mare turchese, contraddistinto da un fondale basso e sabbioso che regala alle acque delle sfumature magnifiche.
La mattinata seguente la dedichiamo al centro storico della città; facendo una gran bella passeggiata fra gli abitanti dell'isola, negozietti chic e vari locali. Dopo pranzo a bordo del nostro scooter ci rechiamo alla Tonnara Florio, dove da maggio a giugno si svolge la mattanza, usanza che va perdendosi a causa della pesca indisciplinata dei tonni a livello industriale. L' edificio oggi in disuso, è stato recentemente restaurato ed è divenuto un museo molto avvincente, che illustra la vita dei pescatori.
Nel tardo pomeriggio prendiamo parte di un'escursione in barca, che ci permette di vedere tutta l'isola da una prospettiva diversa, tutto magnifico!

La nostra permanenza nell'isola purtroppo è quasi terminata, e decidiamo di goderci tutte le spiagge di Favignana; ve lo consiglio davvero tutte quante!
Noi non siamo mai rimaste per l'intera giornata sulla stessa spiaggia, ma grazie al nostro scooter potevamo spostarci.
La nostra successiva mattinata scegliamo di trascorrerla presso la spiaggia di Calamoni, situata nella costa meridionale dell'isola, poco lontano dal villaggio di pescatori di Punta Longa. La spiaggia è costituita da una serie di calle rocciose e sabbiose, bagnate da un mare bellissimo; le barche sembrano sospese in aria, se non fosse per la loro ombra disegnata sul fondo.
Nel pomeriggio ci spostiamo nella spiaggia di Bue Marino, dove un tempo in una grotta sottomarina regnava la foca monaca. Essa è un luogo ideale per immergersi in un mare magnifico, ricco di varie specie di pesci.
Il nostro ultimo giorno è molto intenso, dobbiamo riuscire a visitare ben tre spiagge!...
Cominciamo la giornata presso Cala Rossa, uno dei simboli che rappresentano la bellezza dei fondali di Favignana. Il suo mare di colore turchese crea un suggestivo contrasto con le bianchissime pareti di tufo circostanti.

Qualche scatto indimenticabile, e pronte per la prossima tappa: Cala Azzurra. Restiamo sbalordite dalla trasparenza unica del mare, con un fondale bianco ricco di sfumature rosa. La nostra ultima immersione ci porta a Cala Rotonda, caratterizzata da uno strapiombo sul mare. La Cala è famosa per le meravigliose grotte sommerse, che ospitano rifugio ai pesci di notevoli dimensioni.
Il nostro viaggio è finito, il mattino seguente ci attendeva il nostro aereo per tornare a casa ...
Questo viaggio mi ha lasciato dei bellissimi ricordi, poi grazie alla mia migliore amica come compagna di viaggio è stato tutto ancora più bello...insomma un'esperienza da rifare.

(Vera Novolok )

domenica 21 aprile 2013

plenilunio del Vesak

Giovedì 25 sarà il primo plenilunio di primavera, che di solito cade in maggio e quest'anno è un po' anticipato (come lo furono pure le pasque). Direi che potreste rileggere il post del mese scorso quando ci fu la fine dell'inverno e l'annuncio dell'inizio di primavera, e magari anche il post dell'aprile dell'anno scorso, sempre su questo argomento.


Vi informo che tra l'altro quella di giovedì è una data importante, perché il plenilunio di primavera è una festa celebrata da molti secoli e in molti paesi. La festa dura l'intera settimana. Ad es. i buddhisti questa festa la chiamano Wesak ed è la più importante dell'anno perché ricorda l' ingresso nel paranirvana di Gautama il Buddha, e il suo lasciare il corpo, che avvenne nel villaggio con quel nome. Quindi in quella data i buddisti celebrano una giornata di incontro e di meditazione. Ma anche nella nostra antichità c'erano riti e cerimonie in questa occasione astrologica e di rigenerazione della natura, e nel secolo scorso alcuni gruppi di ricerca spirituale in occidente, hanno acquisito questa ricorrenza come festiva. Varie associazioni hanno aderito alla proposta di farne una settimana internazionale dedicata alla pace. Potrebbe essere in effetti anche una occasione di solidarietà a pacifiche popolazioni che in questi ultimi tempi hanno subito persecuzioni, come in Tibet, per il solo fatto di essere buddiste, oppure persecuzioni politiche, o guerre, o tragiche calamità naturali.


Il Vesak (o Wesak) che nella tradizione buddista, come dicevo, celebra la illuminazione e dipartita dal corpo da parte del Buddha, è stata divulgata in Occidente un secolo fa dalla Teosofia, anche nella forma di una celebrazione spirituale dei grandi Maestri dell´Umanità, (come il Buddha, Mosé, il Cristo, Krishna, Mahavira, Zarathustra, Lao-tse, Pitagora, ecc), e del loro insegnamento di amore universale, di Saggezza e Pace.
Il Vesak viene celebrato in decine di migliaia di luoghi diversi. Si celebra ogni anno in corrispondenza appunto del plenilunio primaverile o di ingresso nella costellazione del Toro, simbolo di illuminazione. Dato che molti ritengono che questa festività sia guidata sulla terra dal Buddha Maitreya, cioè il prossimo Buddha di imminente avvento (ritenuto da alcuni coincidente con la reincarnazione e ritorno sulla Terra del Cristo), è stata adottata in occidente anche da molti cristiani che sperano in una rigenerazione ed elevazione spirituale dell'umanità.
Nella Rosa dei Varchi questo è il varco del ritorno alla pienezza della vita. Non basta una sola vita per la evoluzione e il perfezionamento dell'umanità, ma occorrono più e più presenze di chi prova ed esprime questo intento di elevazione generale. Nel fuoco di tale spinta propulsiva la nuova fenice aspira a risorgere. Occorre rinascere più volte da sè stessi, anche durante ogni singola vita...
  
Pertanto chi prova un sentimento di ammirazione e rispetto verso il Buddha Gautama, o prova empatia verso i cicli di madre natura, o  è animato da sentimenti di pace, fratellanza e solidarietà, o anche semplicemente è curioso riguardo alle varie forme di ricerca spirituale, o anche ritiene che ad es. si dovrebbe dare un significato anche interiore alla ricorrenza della giornata del 25 aprile, di Liberazione e di pace, può venire giovedì sera alle 20,20 ad un incontro celebrativo e di meditazione in un bel contesto di tipo naturalistico, in un'oasi accanto ad un laghetto lungo un parco sul bordo di un canale, vicino a Bondeno (prov.Ferrara), saremo ospiti di Dario.  Verranno letti inni e invocazioni, ci sarà un momento di meditazione, e pronunceremo la sillaba Aum. Ci saranno pure musiche sacre vediche e del NadaYoga con il canto della voce di Barbara, le percussioni e vibrazioni di Diego, e sitar. Eventualmente informatevi scrivendomi. Se venite, vestitevi di bianco e portate fiori iris e una bottiglietta d' acqua.


Immagineremo di essere in Tibet, nella valle che si trova vicino al monte sacro Kailash, in una piccola piana, e di essere disposti attorno all´altissimo albero Tarboche (il sacro albero primordiale della vita, autogeneratosi) che indica il luogo del raduno per la meditazione. Una moltitudine di pellegrini e persone di tutto il mondo occupa effettivamente questo spazio, sedendo in profondo silenzio, solennità e preghiera... Prendiamo idealmente posto accanto a loro...e sentiamoci in connessione con tutti coloro che celebrano il Vesak, ma anche con tutta l'umanità, con un augurio di saggezza e di pace universale, e con tutti gli altri esseri viventi e senzienti con cui condividiamo questo mondo comune.

martedì 16 aprile 2013

religioni del mondo


Nel recente rapporto dell'ente di ricerca americano Pew Forum, intitolato Global Religious Landscape,  "Panorama delle religioni a livello globale", si riferiscono i dati relativi alle rilevazioni di censimenti o indagini sulle appartenenze religiose nel mondo, aggiornati a tutto il 2010 (ne riferisce un articolo uscito la prima domenica di quest'anno sull'inserto La Lettura del CdS, oppure si veda direttamente su internet in: http://www.pewforum.org/global-religious-landscape.aspx ).
I vari sentimenti di appartenenza vengono suddivisi in otto grandi categorie, ognuna delle quali accomuna situazioni anche piuttosto diverse se non disparate tra loro. Cioè cristiani, islamici, non-affiliati, poi di spiritualità induistiche, buddisti, di religioni e spiritualità "tradizionali", di religione ebraica, e altri. Come si vede si tratta di una ripartizione un po' grossolana, ma i dati che emergono sono comunque interessanti.

Risulta da questo vasto giro d'orizzonte in cui si mettono assieme criteri i più diversi di rilevazione, dovuti anche alle differenti situazioni esistenti nei vari paesi del mondo, che i cristiani, comprendendovi i cattolici (romani e delle chiese orientali), quelli delle varie chiese ortodosse, i copti (egiziani ed etiopi), i protestanti e i riformati, di molteplici denominazioni, gli anglicani, i luterani, i calvinisti, gli zwingliani, i battisti, i quaccheri, i valdesi, Christian Science, i pentecostali, gli avventisti, gli anabattisti, poi gli uniati, i testimoni di Geova, ed altri ... che hanno in comune come sacre scritture la Bibbia e i Vangeli, comprendendo anche i mormoni, sarebbero in tutto circa 2,2 miliardi;

mentre gli islamici, sia sunniti, che sciiti, che i credenti nel Mahdi, e di altri vari gruppi (ad es. i drusi, gli alawiti, gli zayditi, ismailiti, imamiti, ecc. ), e infine anche i non praticanti e laicisti...(non pochi p. es, in Turchia e nei paesi ex-sovietici), che fanno riferimento al Corano come testo sacro, sarebbero in totale un miliardo e 600 milioni circa.

Per cui queste due marco-appartenenze comprendrebbero circa metà del genere umano.


I cristiani -intesi nel senso più ampio possibile- sarebbero dunque il 31/32 % del totale, in particolare gli USA sono il paese in cui vive il maggior numero di cristiani (di diverse confessioni), seguiti da Brasile, Messico, Russia (prevalentemente ortodossi), e Filippine. Quindi solo dopo questi viene la "vecchia" Europa, cui poi segue la Cina, in cui i cristiani sarebbero soltanto il 4 / 5%, ma che assommano comunque ad un grande numero, tale da essere il settimo paese in termini assoluti in questa graduatoria interna al cristianesimo inteso in senso ampio. 
Il primo paese dell'Europa per numero è la Germania (assommando i vari protestanti e riformati ai cattolici), ma nella graduatoria dei singoli paesi del mondo, viene dopo Nigeria, Congo, ed Etiopia. 




In generale, i cristiani dell'Asia, dell'Africa e dei paesi centro-sud americani, sono come numero il doppio di quelli europei (Ovest ed Est) e nordamericani (Usa e Canada) assommati. In generale, in percentuale i cristiani in Europa sono scesi nell'ultimo decennio dal 66% al 32% sul totale dei cristiani, mentre quelli del cosiddetto Sud del mondo, sono passati da un 20% al 60% circa.

Coloro che invece si riferiscono all'Islam, e oltre ai sunniti( =90%), vi sono gli sciiti, i sufi, e i drusi, i wahabiti, gli yazidi kurdi, gli ahmadyia, eccetera, assommerebbero ad almeno il 23% della popolazione mondiale con 1,6 miliardi di fedeli.  Di questi il 20% circa vivono nei paesi nordafricani e nei paesi del Vicino e Medio Oriente, cioè in paesi arabi in cui circa il novanta per cento della popolazione è dichiaratamente musulmana (dopo i vari esodi dei decenni scorsi ed attuali). Mentre più del 60% dei musulmani si trovano nella macro-area Asia&Pacifico. Si consideri ad es. che il 13% dei musulmani del mondo vive in Indonesia, e il 30% nei paesi del cosiddetto sub-continente indiano. Un 3% (in crescita), vive in Europa (escludendo la Turchia), dato che sarebbero circa 43 milioni, pari cioè al 6% degli europei. 
In generale l'età media dei musulmani è di 23 anni, mentre quella dei cristiani nel mondo è sui 30 anni o più.

Il terzo macro-gruppo in ordine di importanza, tra gli otto riportati sopra, come abbiamo visto è quello di coloro che genericamente sono stati definiti "non-affiliati" ad alcun movimento, istituzione, o chiesa. Sarebbero più di un miliardo, quindi circa quanto i cattolici, e perciò rappresentano un sesto del genere umano. Vengono qui assommati non solo atei  ed agnostici, o indifferenti, ma anche coloro che non saprebbero auto-definirsi, o collocarsi in alcuna delle altre  ripartizioni. Per cui in questa categoria vi sono persone che comunque credono in qualche particolare forma di divinità o di spirito universale onnipervadente, o in un concetto metafisico filosofico, o che credono in più divinità, o sono panteisti, o che praticano culti vari ed eclettici o sincretici, o che si trovano in percorsi di ricerca spirituale.  In Occidente gli Stati Uniti sono il terzo paese al mondo per il numero di non-affiliati, con 50 milioni di persone (ma forse qui sono conteggiati anche i cristiani non-denominationals...?). Ci sono sei paesi nel mondo in cui questa categoria costituisce la maggioranza , ad esempio in Europa, vi sono la Cekia e l'Estonia. Comunque ad es. in Europa  occidentale i non-affiliati sono il 40% nei Paesi Bassi, il 30% in Francia e Belgio, il 25% in Germania e in Gran Bretagna, e il 20% in Spagna.
In Europa la loro età media è di 37 anni (mentre per i cristiani è di 42 aa), e nel Nord America di 31 anni.
Inoltre ad es. nella macro-area Asia&Pacifico, vengono conteggiati tra coloro che non sono seguaci di una chiesa o di una istituzione religiosa dottrinale e gerarchica, anche in gran numero i cinesi ( i confuciani, i taoisti, oltre ad atei e agnostici), i shintoisti di matrice culturale giapponese, e gran parte delle forme di religiosità praticate in Corea, o in Indocina, che non hanno una teologia né a volte una dottrina metafisica.

Già questi dati relativi ai tre maggiori macro-gruppi ci fanno riflettere su certe idee precostituite, o comunque diffuse a livello subconscio, che andrebbero riviste alla luce di quanto qui emerso.

Al quarto posto nel mondo vi sono gli hindu ( sia shivaiti che vishnuiti, ed altri che in vari modi si riferiscano alla Trimurti) e coloro che si rifanno comunque a varie forme di spiritualità di origine induistica, vedica, e bramanica, cioè a quanti dichiarano di osservare in varie e diverse misure e modalità il Sanatana Dharma. Vi sono dunque coloro che praticano varie forme di bhakti (devozione), chi venera Krishna come divinità suprema, chi segue gli insegnamenti di questo o quel guru, o maestro, o santo ... chi segue l' Advaita Vedanta... Vi sono templi e monasteri diversi, che sono da certi ritenuti anche centri dottrinali. Tutte queste varie forme di religiosità e di spiritualità assieme assommano al 15% della popolazione mondiale e sono presenti in tutti i continenti (anche se il 95% vive nei paesi dell' ex impero britannico delle Indie o circonvicini).

Al 5° posto vi sono i buddisti (delle diverse tradizioni: Theravada, Mahayana, Vajrayana, tibetana, lamaista, zen, tantrica, soka gakkai, ecc.) che assommano al 7% della popolazione mondiale e sono presenti oramai anch'essi nei vari continenti, anche se maggiormente in Asia, in particolare in Sri Lanka, Myanmar, Thailandia, nei paesi dell' Indocina, in Indonesia nell'isola di Bali (e in regioni di Giava), Mongolia, Tibet, Corea, Giappone, Nepal, Bhutan, in India (in Ladakh,  e in località del Kashmir e del Bengala), in certe regioni della Cina (Oburmonggul, cioè la regione mongola interna, e Yünnan), e in territori siberiani ex sovietici (Tannu-Tuva, Buryatia mongola, Tartarstan, Calmuchia o Kalmykia, e altri). Come è noto l'insegnamento del Buddha Gautama non prevedeva alcuna menzione di una divinità, né di un creatore, né del divino. Perciò vi è chi non considera il buddismo una vera e propria religione ma piuttosto una spiritualità derivata da una filosofia e da un' etica.

Al sesto posto in graduatoria le persone di religioni e spiritualità cosiddette "tradizionali", tra cui si contano i popoli amerindi ("pellerossa", indios pueblos, indigeni del Messico, maya, andini, amazzonici, ecc.), i vari aborigeni (non solo australiani e maori neozelandesi), e inoltre moltissimi popoli africani di spiritualità animista, ma anche altri. Quindi per es. gli ainu giapponesi, gli inuit (eschimesi), gli aborigeni indiani e delle Andamane, i popoli della Nuova Guinea, alcuni hawaiani, i Kanaki, i Vedda di Sri Lanka, eccetera, nella misura in cui essi continuano a seguire le tradizioni spirituali "dei loro progenitori e degli antenati". Ad es. a Cuba vi è la religione degli Orisha (di origini africane), ad Haiti vi sono le credenze vudù, nel nord-est del Brasile il candomblé...  Cui si aggiungano le più disparate altre forme tradizionali esistenti per cui si va da religioni pagane, allo sciamanesimo, a credenze totemiche, a culti degli antenati, dei morti o di spiriti vari, ... e dunque in questa composita sesta categoria vi è un po' di tutto, e si spazia dalla fede nel Grande Spirito (Manitù) il Dio supremo dei popoli pellerosse, alle credenze polinesiane e melanesiane nel mana, fino alle credenze negli spettri... o nei naths (Birmania), e alle superstizioni del folklore dei vari popoli.

Al settimo posto (quasi per rispettare il settimo giorno...) vi sono coloro che praticano la religione ebraica in varie forme (ortodossi, conservatori, i vari gruppi di hassidim, poi i riformati, i laici, gli umanisti, eccetera, ivi inclusi i falascià, e persino i samaritani e i giudeocristiani...) che ammontano a solo lo 0,2% della popolazione mondiale, essendo però presenti in tutti i cinque continenti, ... Anche se in effetti gli ebrei o israeliti che vivono negli USA, in Israele, e in Russia assommano all' 80% del numero totale degli ebrei; che in minor misura sono presenti in altri paesi come Gran Bretagna, e Francia, o Argentina, Australia, Brasile, Benelux, Sudafrica. Come è noto nella religione ebraica, dalla diaspora in poi, non esiste una struttura fissa nell'organizzazione dei luoghi di culto, né una gerarchia sacerdotale, né un corpo dottrinale canonico unico e assoluto riguardo ai contenuti e significati della fede, ma vi sono prevalentemente precetti comportamentali, etici e cerimoniali (seguendo la Torah, la Bibbia ebraica o Pentateuco, e il Talmud), e poi un insieme di racconti, di parabole, e soprattutto di commenti e di interpretazioni alle sacre scritture.


Infine vi sono gli "altri", in cui sono conteggiati semplicemente tutti i rimanenti .... Quindi si va dalle più diverse fedi tradizionali e "storiche", come i Sikh, i Jaïn, i Baha'ì, i Parsi (o zoroastriani), a cui però vengono aggiunti gruppi in parte più recenti come i rastafari (Giamaica, Antille, Etiopia), i radhasoami, "sette" varie, gruppi teosofici o di antroposofia, scientology, spiritisti, rosacrociani, gnostici, damanhuriani, i cosiddetti acquariani, eccetera.  Se si mettono assieme queste disparate e assai differenti realtà (considerando che i Sikh sono monoteisti, i Jain venerano gli insegnamenti del maestro Mahavira, i Bahai sono universalisti e sincretici, ecc. eccetera...), si calcola di raggiungere un totale generale dello 0,8% a livello mondiale.



Come si può ben comprendere tutto dipende da come si sono fatti i rilevamenti, per cui questi sono molto soggetti in vari paesi al condizionamento di fatto di tradizioni, di cultura diffusa, o di pressioni sociali o ideologiche. Dipende se si prende in conto l'iscrizione alla nascita in un registro di membri, o se ci si basa sulle auto-dichiarazioni (che pure possono subire vari condizionamenti psicologici o politici o ideologici), molti potrebbero essere in realtà del tutto indifferenti nella vita quotidiana ai dettami della dottrina del gruppo o del culto cui risultano appartenere o anche cui dichiarano di far riferimento, oppure essere al contrario molto praticanti ma non tanto per una scelta consapevole bensì  solo per il fatto che si trovano a vivere in un certo contesto in cui ad esempio non si ha alcun accesso ad altre conoscenze .... 
Ad esempio tra gli ebrei molti sono persone del tutto laiche, e non pochi persino non credenti, ma che risultano essere tali in quanto (come è prescritto) sono semplicemente "figli di madre ebrea".  In molti paesi cattolici ad esempio sono ufficialmente dichiarati come tali tutti coloro che da neonati abbiano ricevuto il battesimo...
E infine c'è da precisare che le persone (adulti o meno) che risultano come credenti in una religione sono in tutto l' 84% della popolazione globale. 
Questi dati potrebbero però non dirci nulla ad es. di cambiamenti che possono avvenire nel corso di una vita, né delle credenze effettive dei minori d'età, e a queste si potrebbero aggiungere mille altre considerazioni critiche di metodo e di contenuto….

Comunque sia, questi dati, certo molto approssimativi, e da prendere "con le pinze", o cum grano salis, sono quanto mai interessanti, e sarebbe altrettanto - o più -  interessante se si avessero dati simili anche per il nostro paese (in molte cose troppo vincolato da clausole di concordati e intese), (per farsene una idea vedi http://www.cesnur.org/ religioni_italia/default.htm) e ci inducono appunto, come dicevo più sopra, a riflettere su certi preconcetti, e idee precostituite che spesso condividiamo pur senza mai esserci dati la pena di verificarne la fondatezza (oltre al fatto che il mondo e le società, così come le identità e le ideologie, e le credenze, mutano ai nostri giorni molto rapidamente). 

E' comunque importante per un viaggiatore avere una sia pur sommaria infarinatura sulle varie religioni, spiritualità e credenze dei vari popoli, o almeno informarsi un poco, prima di partire. E inoltre in questo nostro mondo globalizzato, essere un po' più al corrente della varietà di atteggiamenti e convinzioni relative ai temi religiosi e spirituali è direi imprescindibile anche se non si viaggia. Certo la complessità del tema non si può risolvere in una semplicistica schematizzazione in otto filoni come abbiamo visto nel caso di questa inchiesta. Nella realtà non è possibile ridurre la estrema varietà delle spiritualità del nostro mondo in queste generiche accozzaglie in cui ad un certo punto non si capisce bene nemmeno che cosa significhino certe categorie, come i non-affiliati, o le spiritualità tradizionali, o gli "altri", in cui si accatastano assieme elementi che non hanno praticamente nulla a che fare tra loro, ... ma sta di fatto che è bene essere più informati sul quadro generale e poi non sarebbe certo cosa inutile approfondire almeno qualche filone di queste otto macro categorie, anche se un po' raffazzonate tra loro, e che potrebbero più appropriatamente essere almeno moltiplicate per due-tre-quattro o più volte per fare maggiore chiarezza. E comunque già basterebbe questo rapidissimo schizzo del panorama per percepire la grande multiformità presente e vivente e la grande complessità della questione.

martedì 9 aprile 2013

Liberi di viaggiare


Il famoso leader di alcune popolazioni aborigene alleate nord americane, Hinmatóowyalaht'it da noi noto come Capo Giuseppe, così rispose alle offerte di un ennesimo accordo di pace con il governo federale USA:

"Let me be a free man, free to travel, free to stop, free to work, free to trade where I choose, free to choose my own  teachers, free to follow the religion of my fathers,  free to think, and talk and act for myself, and I will obey every Law or submit to the penalty."

"Lasciatemi essere un uomo libero, libero di viaggiare, di fermarsi, libero di lavorare, libero di commerciare dove io scelgo, libero di scegliere i miei insegnanti, libero di seguire la religione dei miei padri, libero di pensare, parlare e agire per mio conto, e io obbedirò a qualsiasi Legge, o mi sottoporrò alla pena prevista."(Chief Joseph, 1879)

Parole e concetti che non sono riferibili esclusivamente agli indios-"pellerossa" dell'Oregon, ma che sono condivisi da molti personaggi, di vari paesi e culture.
In quell'epoca, in cui ancora la percentuale di "pellerossa" era del 12% sulla popolazione complessiva degli Stati Uniti, molti immigrati europei o loro discendenti, acquisirono una mentalità e dei valori simili a quelli in base ai quali vivevano ancora molti popoli nomadi o seminomadi amerindi.
Rispettate la mia libertà e io mi impegno a rispettare le leggi che stabilirete. Quale comandamento morale più basilare e universale di quello di non nuocere ad altri...? dopo di ché ognuno può essere davvero libero di fare quel che gli pare, se quel comandamento è fatto salvo, non vi sembra? questa sarebbe la vera piena libertà, la più ampia possibile... Certo è molto difficile che il 100% degli uomini lo rispettino, e quindi forse ci vogliono anche dei divieti chiari e inequivocabili, ma forse non bastano neppure quelli... Comunque chi meglio di un popolo che gira libero per l'immensità della natura incontaminata, poteva levare alto quel grido ? Che le autorità non si impiccino degli affari privati, della vita personale degli individui, e che non si instauri nessuna forma di dominio che pretenda di regolamentare i limiti della nostra libertà...! Basterebbe dunque una sola legge: non recare danno ad altrui... e sarebbe il massimo della utopia libertaria.

Libertà di movimento, libertà di viaggiare...

Forse che trasferirsi in un nuovo continente semispopolato, di ampiezza sterminata, non poteva essere vista come una soluzione per chi si sentiva addosso l'oppressione di gruppi dominatori della produzione dei beni e addirittura anche dei comportamenti e della morale ??? A molti sembrò così, ... ma purtroppo non tutti gli uomini agiscono in base a buone intenzioni...
Comunque ... fu appunto proprio per quella aspirazione (e con quella illusione) che milioni di persone emigrarono in America.

Ad es uno scrittore scozzese come Robert Louis Stevenson che viaggiò negli USA alla fine degli anni '70 dell' Ottocento, per  accompagnare la moglie americana in California, e poi di nuovo alla fine degli aa. '80 girando ancora per tre anni, avrebbe approvato l'appello di Capo Giuseppe. In quel suo girovagare scrisse:

"We are all travellers in the wildnerness of this world,  and the best we find in our travels is an honest friend."
"Noi siamo tutti dei viaggiatori nella natura di questo mondo, ed il meglio che si possa trovare nei nostri viaggi, è un amico sincero."