mercoledì 24 ottobre 2012

INDIA '78, (3) Calcutta-Madras


2nd time India 1978

Dunque 34 anni fa, dopo l' attraversamento del Pakistan (vedi Post del mese scorso), e un primo viaggio nell'area nord dell'india, eravamo poi andati in Nepal (vedi Post in dicembre scorso), quindi da lì siamo rientrati in India per un secondo itinerario, nel Sud del Paese.


A CALCUTTA
Dopo dieci giorni a Kathmandu, eccoci ora brevemente a Calcutta (che in bengalese si dice Kolkata). Andiamo con l'autobus alla stazione ferroviaria di Howrah per fare il biglietto del treno per Madras che parte domani mattina. Vicino alla fermata del bus c'è uno con un enorme serpente sulle spalle...  Masse umane (e non solo...) alla stazione!


(da vecchie riviste aa settanta)


Al Booking Office ci sono due americani, fratello e sorella, di 66 e 67 anni, che viaggiano insieme per il mondo con i treni: transiberiana, Cina, Indocina, Thailandia, ora India ...
Qui ci sono i rickshaws con il conducente che corre e spinge a mano il biroccino... E' penosissimo da vedere. Per intenderci: quando nel diario nomino un rickshaw intendo un triciclo con uno o due posti dietro al conducente che pedala, anche detti cycle rickshaw;

   

mentre in questo caso mi riferisco a uno hand-drawn rickshaw, o hand-pulled rickshaw, che utilizza la pura forza umana, man-power, e viene spinto, o meglio tirato, a braccia, senza pedali, e se questi altrove sono oramai pochi, invece a Calcutta sono ancora il maggior numero.

  


Comunque anche qui per percorsi lunghi si possono prendere degli scooter a tre ruote, o three-wheelers, i cosiddetti tuk-tuk.
Piove in modo pazzesco; Annalisa non sta bene. Ci colpisce di quel francese che vive in Australia, che avevamo incontrato all'aereoporto, la violenza dei modi, quando litiga con il taxista, dopo esser arrivati davanti al Red Shield Hostel, ma non solo i suoi modi bruschi e nevrotici da neo-bucato, ma soprattutto il disprezzo verso l'indiano, pur con tutto il suo tanto conclamato "amore per Calcutta". Lo stesso atteggiamento di superiorità e di disprezzo della coppia di amici di lingua inglese (di cui uno irlandese e l'altro neozelandese) con cui siamo andati  alla stazione, e gli "scherzi" che facevano con animosità verso gli occupanti di auto vicine. Era l'Occidente altezzoso ancora tra noi ... 
Annalisa sta male, e dorme per tutto il pomeriggio in una camerata in cui ci sono altre tre ragazze, mentre di fuori diluvia a secchiate.
Quando vado a trovarla, e lei si sta svegliando, entra dalla porta-finestra del balcone, lasciata aperta, un grosso scimmione robusto, che si mette a cercare da mangiare dappertutto, e guarda anche dentro al mobile.


Una ragazza si spaventa e fa per cacciarlo, allora lui si scoccia e mostra i denti. Allora io lo "minaccio" alzando col braccio una rivista arrotolata, e soprattutto guardandolo fisso negli occhi, e lui, pur non avendo trovato ancora niente, se ne va dalla finestra, mostrando il suo brutto culo. . .
L'ostello in cui siamo è dell'Esercito della Salvezza (Sutter street 2, costo 12 rupie breakfast incluso), dove c'è un ambiente tutto particolare. Passiamo la sera con due ragazzi ex-drogati che si sono uniti a un movimento cristiano sorto dieci anni fa per iniziativa di alcuni hippies in California: vivono in comunità e svolgono servizi sociali e opera di recupero verso i drogati.


A Calcutta vorrei vedere il tempio shivaita di Dakshineshwar dove fu il mistico Ramakrishna (che mia nonna studiò sulla biografia di R.Rolland, autore che suo padre aveva conosciuto), e poi è in questa università che aveva insegnato Vivekananda..., 

contrariamente a ciò che si dice, è questa la prima trad.it.(1942) di un'opera di V. 
a cura del caro amico di mia nonna Remo Fedi

ma siamo stanchi, e il caos esterno, e il grande caldo, ci rendono molto svogliati. Calcutta è grande, la città ha 3 milioni 300 mila ab., fu la capitale per diversi anni del viceré inglese, ed è il centro della grande e raffinata cultura bengalese (basti solo pensare -oltre ai già citati- a R.Tagore e ad Aurobindo), ma è troppo confusionaria e rumorosa e inquinata. Peccato, non credo che la visiteremo, ci potrebbe essere anche un "interesse" politico, poiché l'anno scorso ha vinto le elezioni Statali il Left Front, il fronte unito delle sinistre con in testa il partito comunista del Bengala... mah...non se ne fa nulla...restiamo vicini al ventilatore.

Ci sono diversi piatti di cucina vegetariana, come il thali, che è un piatto completo, composto da due porzioni di verdure e di lenticchie, una brodosa e una asciutta, del riso, dello yogurt, del chutney, e qualcos'altro, serviti in varie ciotoline o su una foglia grande di banano o su un vassoietto di alluminio o latta, e si mangia tirando su un boccone con le mani, o meglio, rigorosamente solo con la mano destra (dato che la sinistra la si usa per pulirsi il retro dopo le proprie funzioni corporali); ci vuole un minimo di pratica per imparare a fare i movimenti giusti per non sprecare cibo sparpagliandolo per terra: unendo le dita (nella posizione con cui gli italiani vogliono significare "che cos'è?" o "che vuoi?") si forma come una pallina di riso con i condimenti, in un pezzetto di chapati. Questo almeno nei posti indian style, e non in ristoranti o posti da mangiare turistici. 




Per finire con il racconto di Calcutta, che è troppo popolata (contando l'insieme dell'area metropolitana ci sarebbero quasi 10 milioni di ab.), e che non ci è piaciuta, resta indimenticabile il fatto che quando dobbiamo partire e prendiamo un taxi per la stazione, c'è un maxi  ingorgo di traffico tale che restiamo bloccati a lungo, finché ci pare che sia troppo tardi e rischioso aspettare ancora, e paghiamo il taxista e scendiamo dall'auto e facciamo una corsa spasmodica tra le macchine lungo il grande Howrah Bridge per arrivare alla stazione e prendere il nostro treno, il  Coromandel Express.......


E' proprio a questa stazione ferroviaria di Howrah che trentun anni fa era giunto a Calcutta il Mahatma Gandhi dopo la proclamazione di indipendenza del 15 agosto, per cercare di calmare la popolazione che era terrorizzata dalla spartizione del Bengala in due Stati, uno hindu, e uno musulmano chiamato Pakistan, e i due fronti si odiavano visceralmente a vicenda...

E ancora qui sette anni fa quando ci fu la guerra tra Pakistan e India, che portò poi alla secessione del Bengala dal Pakistan, che proclamò la propria indipendenza (Bangla Desh significa Bengala Libero), milioni di persone invasero la città in fuga dal fronte che sta a pochi km di distanza.


IN TRENO VERSO MADRAS (Nord-Sud 1500/1600 km)
In treno ci si riempie di fuliggine perché le locomotive sono ancora quelle britanniche, e quindi sono tutte a vapore, vecchie, nere, grosse pentole a pressione. Hanno ancora lungo i binari ci sono gli "innaffiatoi" giganti per raffreddare il motore e fare scorta di acqua per la caldaia, proprio come nei cartoni animati.
Ci sono delle sbarre alle finestre dei vagoni (tranne che nella III classe), così che quando si ferma il treno nessuno possa saltare dentro dal finestrino. E questa è anche una protezione nei confronti di ladri notturni.
In generale ho già descritto le locomotrici e i vagoni o carrozze, e i sedili. Le cuccette, o sleepers, consentono di sdraiarsi durante i viaggi notturni, e in questo modo, viaggiando di notte non si perde una giornata e si spende meno che in una guesthouse o in un ostello.



Per avere una cuccetta si spendono 5 rupie e mezza, e si deve compilare in stazione il modulo "Sleeper Reservation Form" che si trova in una apposita cassettina all'ufficio biglietti con cuccette, poi presentarlo quando si richiede allo sportello  della IIa con prenotazione cuccette. In molte stazioni grandi c'è una lavagna in cui viene segnalata la disponibilità residua nei principali treni. Poi con il biglietto che si mostrerà al capotreno al marciapiede, bisogna camminare lungo tutto il treno cercando il foglio con l'elenco dei nomi di chi ha prenotato, che viene incollato all'inizio di ogni carrozza. poi dentro c'è il controllore che ti conferma il diritto a stare lì.
Comunque entra sempre nel vagone ad ogni sosta gente che offre noccioline, dolci, porcatine varie, frutta, thé, caffé ... ; ma anche mendicanti, santoni o finti tali, ragazzini che spazzano per terra per poi chiedere una monetina, venditori di carabattole varie, eccetera, che salgono nelle stazioni e stazioncine quando il treno incomincia a muoversi e poi saltano giù all'ultimo momento quando giunge nei pressi della stazione successiva (si vede che in realtà sarebbe vietato salire a chi non ha pagato il biglietto). Quindi a tutte le ore del giorno ma anche della notte si viene svegliati dal grido ciay!-ciayaaaa! per il thé, o altri gridi tipo kela-kela-kela!, oppure cofee-cofee-cofee!

Gli uomini nei viaggi in treno si mettono il lunghi, la "gonna", perché è più comoda, poi stendono uno straccio, o gonfiano un cuscinetto di gomma, e si stravaccano. Una volta tirate giù le cuccette, poi queste restano così praticamente anche durante tutto il giorno successivo, perché c'è sempre qualcuno che dormicchia, sonnecchia, si stiracchia, sleggiucchia, ... o si riposa.
Nei percorsi lunghi a ogni stazione tutti scendono per sgranchirsi un po', tanto le soste durano sempre un bel po', e poi risaltano su all'ultimo momento (i treni incominciano a muoversi molto lentamente) quando la locomotiva suona due o tre volte la campanella. Come dicevo qualche furbo sale su con ceste e roba varia per una o due stazioni, e resta in piedi vicino alla porta così non paga e si fa il suo tragitto, magari come pendolare.
Hanno sempre o masse pazzesche di bagagli, tipo pesantissimi sacchi di juta, o cassoni, bauli di metallo con lucchettoni, scatoloni, che sistemano sotto ai sedili, oppure anche in mezzo tra un sedile e l'altro (perché non c'è portabagagli), e poi ci si siede a gambe incrociate. Oppure li mettono sulla cuccetta più in alto, così poi quando viene buio è sempre tutto un gran lavorìo di spostamenti. 
Arrivati a destinazione gruppi di coolies (portatori, facchini) si precipitano sul treno per accaparrarsi i bagagli, e questo rende difficile scendere al semplice passeggero. Bisogna sempre prepararsi con molto anticipo e andare nei pressi dello portellone con tutta la propria roba.
Oppure molti non hanno con sè niente, anche per viaggi lunghissimi. Certi per fare scena hanno solo una valigetta "24 ore" con tanto di lucchetto chiuso, con dentro: uno spazzolino, una saponetta, un asciugamano, carte da gioco, librettino di tipo ameno (per es. di raccontini rosa), il lunghi, uno straccio, tutto messo dentro alla rinfusa in modo che occupi più spazio possibile e che ci stia a malapena.
Molti si passano il tempo in piedi davanti alle porte esterne del vagone, che sono quasi sempre rigorosamente aperte, per prendere aria.
In tutti gli scompartimenti ci sono due o tre ventilatori fissi, ma non sempre bastano, oppure non sempre funzionano tutti. Gli scompartimenti sono chiudibili solo in 1a classe (con il lucchetto).
Alle stazioni, o alle fermate, ci sono sempre ragazzini, o donne, o poveracci vari, che ti chiamano da fuori attraverso il finestrino e se vedono che tu non gli dai retta danno gran pacche sulla parete esterna del vagone per attirare la tua attenzione: "Sir, Sir, Sir, oh Sir!"...
oppure passano dei ciechi, o con altri problemi fisici, o altro che vengono a chiedere nei corridoi, o tizi a chiedere offerte per il loro tempio, ... o ragazzini che salgono e scopettano velocissimi il pavimento vicino a te, per poi chiederti delle monetine, qualche paisa (centesimi di rupia; da 1 rupia compresa in su sono tutte banconote). 
Alle stazioni c'è sempre un gran casino di gente che è venuta per il biglietto, o perché parte o perché  arriva, ma molta gente che o passa di lì a farsi un giro per vedere un po' di cose e persone particolari, oppure anche che vive lì, dato lì ci sono toilets, retiring rooms, banchetti di frutta, bibite (non sempre), ristoranti veg e non veg, e a volte anche pure veg. E poi c'è tutta l'area dei counters, booking (1st e 2nd), tiket collector, chief-master, e tutta la burocrazia ferroviaria, più i lavoratori; per cui ce n'è di gente da venire a trovare o con cui chiacchierare. Il tutto sotto un perenne ronzio frenetico di decine di ventilatori sui soffitti, del resto comunque del tutto insufficienti o inefficienti ... E infine nelle stazioni si trova acqua potabile.

ANNOTAZIONI
Ci si incontra con viaggiatori occidentali, gente mai vista, ma subito si chiacchiera, ci si scambia informazioni, molto si parla di digestione, di andar di corpo, e dei vari problemi connessi, ci si da notizie su alloggi, sul mangiare, sul dove, sul come, sul cosa ...
Negli alberghetti tipo Lodge o Hostel o anche nelle Guest houses, di solito si soffoca anche aprendo la finestra sul corridoio o addirittura quella sull'esterno (se ha delle sbarre). Con questi strani cuscini poi si fanno delle gran sudate. Così si tiene l'immancabile fan, il ventilatore antidiluviano, acceso tutta la notte nonostante il rumore che fa e il fatto che assai raramente sono orientabili. Si fanno grandi studi sul come variarne la velocità, e la manopola di solito è rotta o funziona solo a tratti... Dopo un po' di ore si ha freddo a stare sudati sotto il flusso d'aria diretto, quindi ci si copre per un po', allora si risuda, allora ci si scopre, allora si spegne il fan, allora ci sono le mosche e soprattutto le zanzare a frotte di decine  o a centurie, allora ci si mette l'Autan ... eccetera, per cui non c'è mai problema su che fare o come fare a passarsi la nottata ... perché poi dopo un po', quel vento del fan ti fa venire dei movimentini di pancia travolgenti. Allora sorge il dilemma nella spossatezza delle caldi notti, se cedere e accettare di alzarsi, o tentare di farcela a dormicchiare ancora un pochino, e rimandare. Le assi dure di legno saranno più sane dei permaflex, ma a volte sono un po' dure... Intanto negli alberghetti ci sono rumorini strani, e allora si pensa, non sarà mica un topino? Poi non mancano voci, o da fuori vengono  muggiti sacri, o latrati, o grida, o movimenti in altre stanze, o anche prima dell'alba clacson. L'altra sera per es. avevamo visto passare furtivi sul pavimento degli scarafaggi rossi. E poi ci sono sempre quelli che arrivano o quelli che partono a orari improbabili. Finalmente verso le cinque c'è la sveglia generale della città o del paese, gran casino. Radio, canti, accensione motori, cani, galli. Poi verso le otto spesso sopraggiunge un po' più di calma, e allora sì che si crolla, e si dorme pesante.
Ma qualcuno bussa, o suona, è alla porta: "chi è? che c'è?", "le serve lavare della biancheria?", o "vuole un barbiere?", o "posso mostrarle delle statuette eccezionali?". Se fai il grave errore di alzarti, socchiudere la porta, magari per dire no! vada via! subito si precipita dentro in camera qualcuno che si mette a scopettare il pavimento e chiede una mancia. Ma col sonno che hai, strascini lo stesso una specie di dormitina supplementare, ancora solo per un po', tanto hai appena deciso fermamente che non ti interessa visitare niente oggi ... e poi il caldo è tale che per forza ti devi alzare e la giornata inizia. Vai a prendere il breakfast, dove resterai lì imbambolato nel tuo dormiveglia sulla sedia per almeno una mezz'ora (o più, o molto di più) e poi dopo avrai un thé, un toast imburrato, e uova fritte nello strutto (perché loro credono che tutti i bianchi siano un po' inglesi); però il tutto sfasato, cioè le uova subito, poi il thé, molto dopo il toast, e solo proprio alla fine della tua pazienza (ora ti sei svegliato) le posate. E' stata buffa una scena di un tale, forse svizzero, che voleva per colazione le uova sode ... e non strapazzate, ma non erano previste dal menù...
Nei ristoranti (o affini), c'è sempre il menu con una parte chiamata western oppure continental (!!?), e un'altra con una lista indian (ripartita in north e south), a volte una terza parte con chinese food. Sempre comunque con immancabile divisione tra vegetarian (veg) e non-vegetarian (non-veg), e a volte pure veg (cioè vegana). 
La scelta tra piatti che puoi provare a ordinare che non siano esageratamente hot, cioè troppo speziati e pepati, con peperoncino e altre cose piccantissime, è di solito tra: eggs, chiken, mutton, e vegetables. Per cui per fare l'esempio del chinese food: egg-chowmein, o chiken-chowmein, mutton-chowmein, oppure vegetable-chowmein. Lo stesso con i noodles, o col rice (egg-noodles, o chiken-rice, o mutton-noodles, o vegetable-rice, e così via). In verità per i cinesi c'è anche la variante sweet and sour (agro-dolce). Ma, se proprio vuoi (e insisti), ci sono questi stessi piatti plain (cioè in bianco, senza nulla, senza condimenti, nemmeno olio): plain-rice, plain-noodles, plain-chowmein, ... Idem per il menu indiano del nord o del sud. O se no ti servono piatti hot speziatissimi, pepatissimi e piccantissimi, tutti col medesimo sapore (quello delle spezie), ma con la variante: con o senza chapati (la piadina).
Da bere: a cup of tea, or cofee, o cold drinks serviti con, oppure (se lo esigi molto fermamente) senza ghiaccio. Ma conviene verificare la chiusura sigillata del tappino e solo dopo farsela stappare (l'esperienza del Nepal mi è servita). Certe cose poi ci sono solamente come componenti, cioè mai da sole: formaggio, burro, a volte anche pane, latte, e frutta. Se le vuoi da sole, vai al mercato a comprartele.
Ovviamente sto esagerando, la cucina indiana (e quella cinese) è molto complessa e raffinata, mi sto riferendo a posti per mangiare a basso prezzo, quindi meno riforniti...
comunque un ragazzo indiano ci consiglia di bere solo delle bibite industriali imbottigliate e sigillate: c'è una imitazione della cocaola, la Campa Cola, oppure, tipo sevenup, c'è la Thums Up... da prendere senza ghiaccio, e ci avverte di non prendere mai verdure crude (ma queste cose in realtà già le avevamo imparate...).

MADRAS 14.08.1978
Madras è una città moderna e più pulita, più ordinata delle altre. Con le periferie avrebbe 3 milioni e 200 mila abitanti. 

Fondata nel Seicento, il suo nome viene o da un vicino villaggio di pescatori, Madraspatna, o forse da  medresa o madrasa, che in arabo significa scuola coranica, oppure dal nome della chiesa costruita dai portoghesi, Madre de Deus. Ma il suo nome in lingua locale (il tamil, o tamul) sarebbe Chennaï. Ora viene chiamata così la grande "corporazione municipale". E' il maggiore centro di produzione cinematografica indiana. E comunque è la quarta (o forse terza) città indiana non solo per popolazione ma per importanza, economica e culturale. Qui sono di lingua tamil, ma molti sanno l'inglese. Sul bus per il centro, che è la zona chiamata George Town, di concezione e architettura molto britannica. Ma sentiamo dei canti che si sembrano un po' all'orientale. In effetti in città ci dev'essere una minoranza di altre parti dell'Asia, forse birmani. Ci sono alloggi sulle 6 rupie a testa o poco più, nella zona attorno all'Ufficio postale centrale.
Qui a Madras si vedono vari tricicli col motorino ovvero ciclomotori a tre ruote, tipo scooter, come i nostri "vespa", o come il "calessino" Ape della Piaggio (anni '50), che qui chiamano tuk-tuk (ce n'erano anche a New Delhi e a Calcutta). Alla sera ci sono anche i rickshaws con la "lampadina", ... a olio, che naturalmente si spegne andando!
Vedo uno a piedi scalzi che spegne la cicca di beedie ! (sarà abituato a camminare scalzo e avrà una bella scorza callosa...!).

Vendiamo il whisky del duty-free shop, a più di tre volte quel che l'avevamo pagato. Cambiamo in una Banca anche dieci dollari usa per avere abbastanza soldi per una settimana di soggiorno e prendiamo 77.50 (il cambio è migliorato per noi, ora è appunto a 7.75 rupie per dollaro$).


Compriamo: portafogli grandi di pelle di cobra, mille lire l'uno, portafoglio piccolo di serpente, 500 L., la borsetta "pochette" in pelle di cobra la prendiamo per 4mila lire + i miei vecchi jeans. Entriamo in un negozio dentro all'Hotel Silver Stars dove Annalisa chiede se si potrebbe fare un borsello con stoffa jeans, e la gentile signorina (miss Moira J.Gears) ci dice di sì e ci da il biglietto da visita per ricontattarla. 
A Madras ci fu la sede principale della Società Teosofica (con cui mia nonna era in contatto per la rivista "La Ricerca Psichica - Luci e Ombre" di cui era caporedattrice), e non mi dispiacerebbe andare a visitarla. Ma dove si trova? Chiediamo ma nessuno ne sa nulla. 

Vicino a Madras ( a Pondychérry) inoltre ha vissuto e insegnato il grande Aurobindo; prima di partire avevo trovato nella biblioteca di mia nonna la prima antologia in italiano (1943) di suoi scritti (diversamente da ciò che si dice), e magari quando ritorneremo qui potremmo fare un salto a vedere il suo Ashram...



A Madras si mangia la cucina del sud con il riso di qualità pilaf (pullav), e ci sono alcuni piatti con la polpa del cocco grattuggiata, ma soprattutto dolci, come bianco d'uovo con cocco in polvere e zucchero. Molto diffuso è il cavolfiore al curry  (nell'olio si fan friggere in padella dei semi di senape, e si aggiungono cavolfiore e scalogno, tagliati a pezzetti con aglio tritato, si spolvera con curry e ginger, e dopo 5 min. si aggiunge salsa di pomodori pelati e salsa di soia; dopo 15 min. di bollitura a fuoco lento si toglie dal fuoco e si aggiunge farina e yogurt, e si mette un pizzico di sale e pepe).
Andiamo a vedere la spiaggiona, ma non è quel che ci aspettavamo, è un luogo per i pescatori e per i loro barconi e i loro depositi (tutti capanni di paglia).


 Marina Beach, Madras



Poi ci spostiamo a MAMALLAPURAM, a 85 km più a sud, in un posto bello, il Bhavan Lodge, mare-sole-spiaggia, con dei cottages nel prato, prezzo da bassa-stagione (infatti non c'è quasi nessun altro...), 15 rupie a notte il cottage matrimoniale! Comunque è un bellissimo e rilassante posto (sempre compatibilmente e relativamente, in dipendenza dal fatto che siamo dove siamo), e io mi sto riprendendo fisicamente (dopo quel ghiaccio fatto da acqua di rubinetto che avevo bevuto con una spremuta a Kathmandu...). 
Un arcobaleno completo all'orizzonte, cui dopo poco se ne aggiunge un secondo più in alto, completo, anche se un pochino più sbiadito. Piove e c'è il sole. Poi di notte forte vento.

Nel bel cottage esce da sotto un enorme scarafaggio rosso; e poi andrà in giro anche un topo intempestivo che accorgendosi di noi si nasconde nell'armadio. Apro l'armadio e lui sorpreso ci guarda. Di notte ne sentiremo altri che squittiscono. E invece oggi una biscia (non credo fosse un serpente) ha fatto di tutto per cercare di entrare nella nostra stanza mentre stavamo arrivando. 
Vediamo un bellissimo grosso camaleonte con il suo gozzo; e un magnifico uccelletto verde. Qui ci sono nuguli di libellule grandi, mai viste tante tutte insieme prima d'ora. In camera c'era un ramarro. Abbiamo anche visto un aquilotto, e delle rondinelle. 
L'altra sera c'erano tanti ma tanti di quei grossi granchi sul sentierino verso il nostro bungalow (cioè: migliaia), che abbiamo chiesto come fare, e ci hanno insegnato a camminare come un soldato che piega le ginocchia e batte forte il piede a terra, e in effetti poi tutte le sere rientrando con la penombra camminavamo battendo i piedi e quelli liberavano il sentiero fuggendo di qua e di là, ma poi abbiamo preso l'abitudine di camminare così anche in camera... non si sa mai...
Abbiamo visto anche due o tre zanzare con un corpicino grossissimo. Io ho visto anche una mantide religiosa. Farfalle molto belle. Tra l'altro ora ricordo che in treno, andando verso il Nepal, avevamo visto degli uccelli dai colori stupendi.

Ci chiediamo spesso che cosa ci succede in questo viaggio in India. L'impressione generale è di non capire quasi nulla. Avremmo voluto scoprire, intuire, venendo qua, qual'è la sorgente delle filosofie e delle religioni di questo grande paese, ma niente. La domanda costante dei primi giorni di permanenza, è come da questo popolo così povero sia nato un pensiero tanto articolato e raffinato e con intuizioni profonde ...  L'approccio razionale che ci portiamo da casa non serve molto, ma rimane del resto uno dei pochi modi di cui dispone, per avvicinarsi alla civiltà indiana, chi ci viaggia dentro.
Anche per questo il diario-reportage di Alberto Moravia mi ha preso di meno di quello di Pasolini, perché è più giornalistico.

Chiacchieriamo con l'estroso e simpatico Gianni De Meo, dell'India, degli hindu, e dell' esperienza di questo tipo di viaggio alla ventura con pochi soldi. Più che altro abbiamo concluso e convenuto che quel che veramente è la cosa più importante per noi è il viaggio in India di per sè, o meglio quel che ha significato per noi il partire per fare questa esperienza, e il perché abbiamo scelto proprio l'India, e il come stiamo percependo e vivendo questa avventura, più che non dove andiamo, cosa facciamo, (o cosa leggiamo o abbiamo letto per interpretare quella realtà, eccetera).

Compriamo un collare d'avorio bellissimo, per 1.500 lire, una collanina di osso molto graziosa, allo stesso prezzo. Poi dei sandali da uomo per 1.300 L., e una bella borsa grande di pelle di pitone a 7mila lire.

Siamo ancora a Mahaballipuram (che in tamil si dice Mamallapuram), e io sto sempre poco bene e perdo chili. A Mahaballipuram, siamo andati da una indiana che si fa chiamare Gladys e anche Mrs doctor, che è una cortese infermiera, ovvero al massimo un cosiddetto "medico dai piedi scalzi" di villaggio. Che mi visita e mi da delle pastiglie ayurvediche colorate. E inoltre mi ha dato un complesso vitaminico B, e degli antibiotici intestinali. Ha una stanza divisa a metà da una tenda, su cui è appeso un cartello "the doctor is in" (tipo quello di Lucy nelle strips di Charlie Brown). Ora vedremo se faranno effetto.

In generale in India, c'è una enorme burocrazia ipertrofica, biglietti e bigliettini, foglietti, moduli, carta dappertutto in continuazione per ogni cosa; inutili libroni interi scarabocchiati e poi sbattuti probabilmente in enormi stanzoni dove forse nessuno li andrà a cercare mai... (vedi più oltre per l'acquisto di un biglietto del treno). 
In questo nostro albergo sono preoccupatissimi per i conti, ogni sera debbono chiudere la contabilità della giornata, e portare in banca il tutto la mattina seguente; per cui qui si paga ogni giorno la camera e ogni volta l'acqua che si prende al bar. 
Hanno delle bici fortissime, robuste, enormi (ma sempre un bel po' scassate), che si possono prendere col rent-a-bike.
Questo paese, lo Stato del Tamil Nadu, è un disastro, l'India è disastrata, disastrosa e disastrante. Speriamo che in avvenire  sappia contenere il boom demografico e almeno sfamare gli affamati.
Su un giornale c'era un annuncio che diceva che anche gli animali sono abitanti dell'India e dovrebbero avere i loro diritti. Ci sono cliniche e ospedali veterinari, anche per animali selvatici o che si sono perduti o feriti.
Sono da leggere gli annunci matrimoniali: per es. su "The Hindu" alla domenica. Si cerca coniuge della stessa religione, della stessa casta, della stessa professione, o ceto sociale, e dello stesso livello economico, della stessa regione o città o gruppo, o .... il tutto classificato e suddiviso secondo queste molteplici categorie.

Facciamo anche un po' i vacanzieri e passiamo del tempo sulla spiaggia davanti al nostro bungalow del bel Lodge in cui siamo...insomma siamo sulla parte orientale dell'oceano indiano, bisognerà pure approfittarne un po'...


e poi io sto meglio di salute e vorrei festeggiare


Qui sulla spiaggiona di Mahaballipuram si possono osservare bene e da vicino i catamarani dei pescatori: sono dei grossi e pesanti barconi di legno di palma, tenuti assieme senza chiodi, ma come "cucìti"(!) con una grossa corda, e tra una lista o asse di legno e l'altra, c'è un po' di paglia pressata, e all'esterno -per tappare i buchi dello spago- c'è un po' di catrame. Mi pare che in mare si riempiano molto d'acqua, perciò loro se ne stanno seduti sulle assi orizzontali di traverso. I remi sono dei legnetti con piccolissimo pescaggio...

Normalmente però vanno a pescare con "barche" ancora più incredibili: quattro o cinque pezzi di legno tenuti assieme da corde, una specie di zattera! sull'Oceano... Stando su in due, non si capisce come possano tirare su le reti e poi starci con anche il pescato... Comunque si resta sempre mezzi sommersi sott'acqua. Prendono diversi squaletti; ne abbiamo osservato uno grossino che avevano scaricato sulla spiaggia. I pescatori sono praticamente nudi, con solo una telina copri-uccello tenuta su con una cordina in mezzo alle chiappe. E così in realtà stanno anche i poveri contadini e i lavoratori di più basso livello. A volte mettono una "vela" a queste loro primitive imbarcazioni: si tratta di un pezzo di stoffa, ovvero di uno straccio, tenuto da due canne di bamboo. Il villaggio dei pescatori qui lo volevano sostituire con delle casette in muratura, ma lo scimmione di turno al governo locale, le ha fatte edificare sulla spiaggia, così ieri l'erosione delle onde oceaniche ha tolto terreno (sabbia) sotto a quelle della prima fila, che sono crollate e si sono tutte rotte ...

A Mahaballipuram, che significa "sette grandi pagode", ci sono delle antiche costruzioni sul mare, che risalgono al VII secolo, costruite dalla dinastia dei Pallava allora regnante su questo territorio. E' un complesso strabiliante. il tempio principale è il Jalasayana Temple, detto Shore Temple, il tempio sulla riva, dedicato a Vishnu, che è anche chiamato Jalasayana, cioè "che riposa sulle onde", uno dei suoi epiteti.



Ogni tanto arriva qualche gruppo di persone  senza capelli  e completamente rasate, per fare delle abluzioni nell'acqua di una antica piscina sacra.




C'è un bassorilievo su pietra, che rappresenta la discesa del Gange condotto da Shiva, che è ritenuta la raffigurazione della penitenza di Arjuna, il principe della Bhagavad Gita. Poi vi sono cinque Ratha, che sono dei grandi monoliti scavati che portano  nomi di eroi del poema epico Mahabhàratha. In una c'è una scena con la dea Durga che risponde agli attacchi del re asura Mahisha qui rappresentato con testa di bufalo, ed ella con grazia e determinatezza lo scaccia montando la sua tigre. E' un'opera stupenda, ne abbiamo presa una cartolina.

Nell'area ci sono altre sculture e architetture rupestri e tempietti, sempre dell'inizio del VII sec. che vale la pena visitare perché sono veramente di raffinata fattura.





 Poi andiamo alla città sacra di KANCHIPURAM, non molto distante, dove ci sono altri templi stupendi. E un bravissimo e interessante cicerone che ne illustra i significati simbolici.
Tutti questi luoghi sono mete di pellegrini che arrivano in continuazione, spesso con vesti arancioni.
Alla antica vasca per le abluzioni ci sono sempre folti gruppi di pellegrini pelati che vengono a immergersi, e certi anche a fare il bucato... Sono un po' impressionanti, o insomma mi fanno un certo ché.



A Kanchi puram i templi hindu sono però per lo più dedicati a Shiva, tra cui il Kailasanatha dedicato appunto al Signore del Monte Kailasa e uno al Narada Lingam, l'energia del Signore delle celesti armonie. 

Mi torna in mente un vecchio libro degli anni Venti (di Leon Preiss) che aveva mio nonno paterno sulla architettura tradizionale indiana con belle foto b/n





vecchie immagini dei gopuram



Incontriamo un signore indiano che ci dice di non fermarci alla superficie, di non vedere solo quel che vedono le persone semplici, cioè le raffigurazioni e il culto di una miriade di dèi. Ma di cercare di capire che per la concezione indiana tutte sono solo forme mutevoli, manifestazioni di differenti aspetti del Tutto, e quindi sono nel flusso delle trasformazioni, delle metamorfosi continue, solo l' impermanenza è permanente. Quindi perciò certi ritengono di considerare come supremo il dio della trasformazione (Shiva) e altri di venerare invece come nostro salvatore, e come simbolo di suprema saggezza e beatitudine, il dio della conservazione (Vishnu) ... E mentre il tizio parla e spiega bene queste cose, e finalmente trovo un senso in tutto ciò che ho finora visto senza capire, e un elemento chiave per la comprensione in generale di questa grande civiltà, cioè l'interpretazione simbolica, ... incomincia a girarmi la testa e lentamente perdo le forze, e svengo. Alcune persone accorrono e mi spruzzano dell'acqua in viso. Forse su queste pietre a mezzodì, senza cappello, ho preso un colpo di sole, o  forse il fatto di non esser stato bene di intestini mi ha indebolito troppo e ho perso eccessivamente sali minerali .... Resto seduto là per terra all'ombra e solo pian pianino mi riprendo.

Ma ripenserò molte volte a quel che ci aveva detto quel signore gentile (che però quando sono svenuto è corso via), e mi tornano in mente dei versi del poeta R. Tagore, che dicono: "Se mi è mai capitato di fare esperienza del Divino, se la sua visione mi è mai stata concessa, devo averla certamente ricevuta attraverso questo mondo, attraverso l'Uomo, attraverso gli alberi, gli uccelli, gli animali, la polvere e la terra...".

A MADRAS avevamo visto varie scritte, su cartelloni come quelli pubblicitari: "Save Nation from the Calamity of Population Explosion"; "Drowing up Plan for your Family"; "There is no substitute to Hard Work !"; "If your village prosper, we all prosper"; "Four is a Family, Five is a crowd"; "Planned Families, Good for All".




A Madras nel cortile dell'alberghetto c'era una cornacchia che giocava a volare dando un colpetto con le zampe sulla testa di chi passava. 
Madras è stata -come già dicevo prima- la sede centrale per l'India della "Società Teosofica", che tanto ha contribuito tra fine Ottocento e inizio Novecento a diffondere in Europa e America la conoscenza della cultura spirituale indiana, e in India a fare da ponte con la cultura europea e a stimolare un rinnovamento e "modernizzazione" della cultura indiana sostenendo i movimenti religiosi  "riformisti" (mia nonna era in contatto con la sede in India della Società teosofica).
(si veda il Post che ho caricato il 17 novembre del 2011)
Oltre ai vari libri che furono di mia nonna o di mia madre ( tipo quelli di De Gubernatis, Prampolini, G. De Lorenzo,  e di G.Tucci, ma anche di suor Nivedita, Kumaraswami, Vithaldas,  ecc.) mi da una prima panoramica generale delle spiritualità e delle culture indiane il libro illustrato di Elsa Haerttter, India - incontro con la saggezza, poi l'affascinante Thomas Merton, e Hermann Hesse, e certi libri di Piero Scanziani (oltre agli autori indiani come Vivekananda, Krishnamurti, Tagore, Aurobindo, eccetera  per non dire dei testi dei teosofi occidentali che mia nonna già aveva).


Mahaballipuram 21.08.1978. 
Domani partiremo e quindi cambiamo dei Travellers' Cheques per 100$, tanto più che ora c'è il cambio a 8, così ci prendiamo 800 rupie per il gran viaggione di attraversamento Est-Ovest, e che ci permetteranno un bel lungo soggiorno al mare. Mi viene in mente di un tipo a quella Banca qui a Mamallapuram dove eravamo andati con Gianni, era scuro di pelle con un nasone ricurvo, un po' pelato, vestito all'indiana di bianco, bocca larga ma sottile, tipo statua buddhista sorridente, occhi chiari, un po' ermafrodito, sui 50 anni, calmo, forse saggio... un tipo particolare, strano, un po' ambiguo...

Ci spostiamo in giro nei dintorni con taxi (ma forse sono taxisti privati abusivi) che di solito sono auto di modello Ambassador, di cui alcune hanno pure l' A/C (che noi comunque non vogliamo, e che comporta un sovrapprezzo).
un auto della industria Tata, di modello Ambassador

Al mattino, eccoci di nuovo in viaggio. Partiamo da Mamallapuram col bus alle 10 a.m., vediamo i villaggi di pescatori lungo la costa, nelle loro stradine ci sono granaglie sparse a seccare al sole, la corriera cercava di evitarle, ma a volte erano messe proprio in mezzo all'asfalto, e il bus non ci sarebbe stato con le ruote in certi tratti dove l'asfalto è più stretto; ogni tanto scendono degli uccelli a beccare...

IN VIAGGIO PER GOA (grande attraversamento Est-Ovest)
Poco più di due ore dopo siamo di nuovo a Madras e andiamo dalla fermata del bus direttamente alla stazione. In stazione sono affranto dalla calura, e dopo poco desisto dal fare la coda. Annalisa fa lei il biglietto. 1° sportello per il treno in giornata, dove però ci dicono di andare a chiedere all'Enquiery Office. 2° ufficio informazioni dove fra l'altro si sbagliano a dirci l'orario presunto di arrivo del treno di ben 6 ore. 3° capufficio biglietteria. 4° sportello dell' India Rail Pass, che però non ci serve. 5° finalmente compra il biglietto al primo sportello in cui eravamo andati. 6° da tutt'altra parte, dall'Assistant Commercial Office, ci concedono 2 posti dalla quota di riserva per emergenze, delle cuccette. 7° ritorna al primo sportello per dirlo, ma ora è chiuso; la caposervizio gentilmente prende nota su un foglio dei nostri nomi. 8° dopo mangiato, al primo sportello mi danno finalmente i biglietti della prenotazione del posto e delle cuccette sul treno delle 21:30 e oramai non su quello che partiva tre quarti d'ora dopo il nostro ingresso in stazione...
sleepers prenotati di Seconda

Per compilare il modulo di prenotazione, devi avere con te il passaporto, e inoltre se paghi in rupie devi mostrare una ricevuta del cambio. Nelle carrozze con cuccette prenotate si sta un po' più comodi, quindi prendiamo quelle...
Già che ci siamo comperiamo il biglietto aereo da Bombay a Karachi in coincidenza col nostro volo internazionale, per evitare al ritorno di dover fare di nuovo un gran giro passando molto altro tempo in treno in Paki per raggiungere Karachi. Ah, che sollievo, abbiamo fatto bene a risparmiare e tenerci questa possibilità.

Solito grande viaggione, con aggiunta di bruttino bimbino indianino piagnucolino e rompino. A Bangalore alle 6 del mattino ci sono tutti che dormono per terra in stazione, e bisogna scavalcarli. Un freddo... siamo in alto, forse quasi mille metri di altitudine! Allora un amico ci indica di comperare da un tizio che è lì davanti al treno e vende coperte, una calda coperta di lana di buona qualità, a buon prezzo, -che poi useremo spesso anche a casa in autunno-, e che ora ci consente di non prenderci un raffreddamento. Chiacchieriamo con uno svizzero che è lì da 7 anni...
 una retiring room

Poi lasciamo il Dadar express e prendiamo il treno per Londa. Chiacchierata similpolitica con un signore indiano seduto di fronte. A Londa arriviamo alle 6 p.m., e il primo treno per Goa è alle 3:55 di notte... Non c'è Retiring Room..., ma nemmeno una waiting room !!.... Ci mettiamo tutti e due nella Ladies waiting room, riservata alle sole donne, ma poi Annalisa va in paese a vedere se trova una sistemazione per riposarci. Affiorano ricordi di Birganj ... Paesino squallido e sporco. C'è un Lodge tipo carcere con cella a due brande, con inoltre delle svastiche sul letto (che però non sono simboli che alludono al nazismo). Il cesso è al buio e per andarci bisogna passare all'aperto sotto la pioggia. Mangiucchio un riso sporco non mondato, e uova sode sporche. Dormicchiamo fino alle 2, e poi corriamo in stazione.

Ma questa volta prendiamo il treno in prima classe (!), così possiamo dormire tranquilli, chiudendo lo scompartimento e con le sbarre ai finestrini, per cui dormiremo sonni pacifici, ma spendendo per questa ultima tratta di più di tutto il viaggio da Madras, ma non fa niente, quando ce vo' ce vo' (non vorremmo ripetere le fatiche del viaggio Benares-Kathmandu, e nemmeno il Calcutta-Madras). Comunque di notte qualcuno in una sosta deve avere infilato le mani tra le sbarre e dal tavolino, che è adiacente al finestrino, e mi ha sottratto il coltello pieghevole e le forbicine (che erano entrambi di ferro ossidabile comprati qui in India, e già arrugginiti), e il tubetto della pasta per depilarsi (che forse useranno come dentifricio ?!...).


(continua)







per la lettura completa delle otto puntate su questo viaggio del 1978, vedi:


Pakistan (9.sett.12); poi Amritsar - Old Delhi (5.nov.12); poi Rajahstan - Agra - Benares (6.nov.12); quindi il Nepal (1.dic.11); Calcutta-Madras (24.ott.12); a Goa (25.ott.12); e su Bombay e Elephanta, con il rientro via Karachi ( 26. ott. '12); e infine per le considerazioni post viaggio ( 29 ott. '12).

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