sabato 5 aprile 2014

vita e morte di noi umani (2)

(continuazione del Post precedente con lo stesso titolo)
Vorrei chiarire che nello scorso Post ho cercato di parlarvi in poche parole di cosa siano per me la Vita, e le vite individuali dei singoli, e vi ho accennato a quanto sia ristretta una concezione fondata sul nostro estremo individualismo (e tribalismo) contemporaneo, ho accennato anche al significato simbolico che si potrebbe attribuire a certe teorie sul ciclo delle rinascite, e a certe semplicistiche concezioni del karma (cioè della legge di causa ed effetto), o delle ipotesi delle teorie quantistiche (che sono complesse e non vanno ridotte a eccessive semplificazioni), e sopratutto ho voluto dubitare della validità di affidarsi a credenze o fedi, basate su verità assolute presupposte e indimostrabili, eccetera, esponendovi brevemente alcuni miei modi di concepire queste tematiche, e accennando a una critica di dogmatismi e/o di ingenuità.

Come vi dicevo anche in altre occasioni, per me l'umanità è una, ma non solo nel senso che tutti quanti gli esseri umani che ci sono al mondo, di qualsiasi lingua, etnia, cultura o religione, io li considero come un'unica grande famiglia, ma che ancor più considero l'umanità intera come una, quindi sia quella viva nel momento presente, che quella vissuta che è stata in questo mondo dal più lontano passato a ieri sera, e anche quella che verrà al mondo domani mattina e nel più remoto futuro (almeno fin quando la nostra specie non si estinguerà e/o evolverà in una specie ulteriore). Quindi intendo l'Umanità considerando tutta l'umanità nel suo passato, presente e avvenire, nel suo insieme simbolico e intellettivo, nella sua integrità e totalità. Come ogni altra specie. Essa ha una sua vita, la vita di quel determinato DNA. Con i suoi esemplari individuali che si succedono rapidamente in numero finito. In questo grande insieme nel corso della sua vita vi sono state polarizzazioni, cortocircuiti, annichilamenti, prevaricazioni e violenze reciproche, o al contrario unioni e fusioni, nonché scambi e passaggi … un movimento continuo, incessante, all'interno del ciclo vita-morte dei suoi esemplari, vitalità ed esaurimento della specie, … eccetera. Questo brulichìo e brusìo vivace è esemplificativo di vita, attività (fattuale e mentale e psichica), movimento incessante.

Nel corso della sua esistenza il genere umano sapiens-sapiens ha mostrato una capacità notevole di compiere, grazie alle esperienze per garantirsi la sopravvivenza e nello sforzo per produrre un miglioramento delle condizioni di vita, una evoluzione sul piano cognitivo e culturale che attesta come le esperienze non vadano tutte e del tutto perdute, e come ci sia una memoria collettiva che ci sostiene.  Questa modalità di collective learning, permette di far circolare le informazioni. Noi sapiens-sapiens siamo predisposti dalla nostra costituzione genetica all'apprendimento rapido e alla comunicazione precisa, quindi alla evoluzione culturale. La capacità di imparare per tentativi ed errori, e sopratutto di trasmettere le informazioni in modo veloce e competente a proposito di quel che abbiamo imparato sperimentando, si accelera a partire dalla grande rivoluzione che vi fu diversi millenni addietro, cioè quella che ha portato alla domesticazione di altri animali e di specie vegetali, e quindi alla garanzia di disporre di sufficienti mezzi di sopravvivenza e di un migliore apporto energetico, potendo anche programmarne la produzione per un certo periodo di tempo a venire. Con il passaggio da raccoglitori a cacciatori-pescatori, e poi allevatori di bestiame e pastori, e orticoltori (XIII millennio a.C.), e infine alla rivoluzione agricola (circa 10 mila anni a.C.), siamo divenuti in grado di far durare più a lungo e in modo più sano le vite individuali e di migliorare la comunicazione intergenerazionale. Nel contempo si sono consolidate delle culture comuni a certi gruppi, basate su su modelli simbolici divenuti patrimonio mentale collettivo.

Oramai l'umanità nel suo complesso è in grado al giorno d'oggi (grazie alle telecomunicazioni e all'informatica) di funzionare come un unico cervello globale (single global brain) composto dal concorso di 7 miliardi di individui (a similitudine con quello di altre specie come le api o le formiche), per cui le informazioni circolano e vengono comprovate e rielaborate a livello complessivo. Guai se un improvviso drastico crollo demografico, e sopratutto della fertilità e capacità generativa, interrompesse la staffetta delle generazioni che continuamente nascono e sostituiscono quelle più anziane (è avvenuto in certi momenti storici per certe popolazioni). Dobbiamo poterci rigenerare come individui tramite il nutrimento e rigenerarci tramite il ciclo delle generazioni, per mantenere la memoria collettiva delle informazioni e per produrne sempre di nuove in grado di affrontare le sfide a venire nella storia delle nostre vite associate.



Con l'evoluzione del genere Homo, e la espansione e specializzazione dei lobi frontali, e quindi il progressivo sviluppo della mente e della complessità del pensiero e delle sue capacità di astrazione e induzione, l'importanza dei prodotti mentali è venuta sempre più crescendo. Come si sa, l'interazione tra genetica e cultura in queste ultime centinaia di millenni si è fatta sempre più importante al punto che si dice che nella specie sapiens la cultura sia divenuta una sorta di seconda natura. Con lo sviluppo delle organizzazioni sociali della vita comune dei gruppi umani, sono fiorite varie culture e civiltà e si è strutturata in ciascuna di esse una particolare forma mentis, che sta a fondamento delle vie -e dei mezzi- che viene prendendo il pensiero nelle diverse condizioni ambientali. E poi con il miglioramento delle condizioni di vita dovute appunto alla creatività e all'inventiva, cui accennavo sopra, mi pare che si possa dire che nel corso dei millenni ci sia stato forse anche un certo affinamento sul piano spirituale (su questo non tutti sono d'accordo). Per lo meno per quanto riguarda lo sviluppo dei requisiti sociali per l'esplicazione delle capacità espressive, creative, e inventive (corrispondenti in particolare allo sviluppo delle tecniche e delle arti e al loro riconoscimento e affermazione).
Anche se in generale ancora ai nostri tempi, sotto l'aspetto strettamente spirituale e, diciamo così, "civile", resta in realtà molta strada da percorrere per compiere un ulteriore salto qualitativo (sia a livello dei gruppi egemoni che di quelli subalterni) per divenire sempre più "umani" (inteso come aggettivo qualificativo positivo)… Gli automatismi dell'istintualità, retaggio dell'ereditarietà, tutt'ora pervadono ogni cellula del nostro sistema nervoso. Comunque con l'evoluzione le emozioni hanno fatto germinare nell'essere umano quelli che si chiamano i sentimenti, i quali pure sono di stimolo, e anche un limite, per il pensiero, in particolare quello di tipo razionale basato su una logica intrinseca. La neurofisiologia ha compiuto in quest' ultimo paio di generazioni passi di grande rilievo, ma sono studi molto recenti e purtroppo ancora oggi le conoscenze sulla fisica e chimica delle strutture preposte all'articolazione del pensiero, della memoria, e delle emozioni dipendono da ricerche che sono in corso e sono troppo incipienti per potervisi fondare con certezza.

In effetti non sarebbe corretto parlare di Scienza, bensì tutt'alpiù di scienze, o ancor meglio di ricerca scientifica, per non dare àdito a visioni ingenue di una nuova verità consolidata, ma piuttosto da intendere come un complesso intreccio tra ramificazioni di studi, e sopratutto per far cogliere il dato fondamentale che si tratta sempre di sudî in fieri, permanentemente in corso, in sviluppo e approfondimento, che continuano a spalancarci dinnanzi campi e problematiche nuove. Più si conosce e più si aprono nuove ulteriori questioni e interrogativi da esplorare.

In altri post anche negli anni scorsi vi ho dato alcuni cenni espliciti sulle mie concezioni del mondo e dell'uomo (ad es. nel 2011: il 1° dicembre, o il 21 dicembre; e nel 2012: il 7 gennaio, 20 febbraio, 3 marzo, 7 aprile, 9 agosto, e 7 settembre, eccetera), e anche in altri casi ho fatto riferimento alle mie convinzioni e ai miei modi di vedere certe cose… o alla storia delle mie vicende formative. Chi è stato mio studente o allievo, forse si ricorderà che tendo sempre a non fare affermazioni perentorie magari rispondenti a opinioni personali, ma in varie occasioni ho anche esternato i miei sentimenti, cercando però di non essere assolutista e apodittico, e dando conto anche di possibili critiche o di visioni alternative alla mia, sempre per evitare di cadere nel rischio di coltivare e trasmettere certezze assolute ed evitare presunzioni indebite.
L'antropologo culturale Tullio Tentori (che con Carlo Tullio-Altàn considero tra i miei maestri), dedicò un suo libro alla importanza di ciò che definì "il rischio della certezza". 
Altrimenti vi sarebbe solo un insieme di postulati, assiomi, e dogmi, e non vi sarebbe spazio per la libertà di pensiero e per sviluppare le proprie capacità critiche, per contribuire all'evoluzione del pensiero, nemmeno per poter provare candido stupore di fronte alle cose, e chiedersene spiegazioni… Come avrebbe altrimenti fatto Cartesio a divenire il simbolo dell'ingresso nell'era del pensiero moderno, se non avesse strenuamente cercato di fare previamente tabula rasa di tutto ciò che gli era stato inculcato sino ad allora…?

 Il che è come dire che ogni volta che si aprono nuovi problemi, nuovi campi di studio, questo è un evento meraviglioso e bello, ed è una buona cosa, è bene, perché è stimolante per lo sviluppo del pensiero, per l'intelligenza delle cose, per il nostro stare al mondo… Quindi non atrofizziamo la ricerca scientifica, filosofica, artistica, insomma creativa ecc. rinchiudendola in una assiomatica o in una dogmatica o in stanchi ritualismi di pronto uso per chi di fatto ha in realtà bisogno di mettersi al seguito di qualcun'altro che lo conduca e che lo domini… (ricordiamoci dell'appello di Kant).

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