venerdì 4 aprile 2014

vita e morte di noi umani (1)




Nell'esplosione del nostro Cosmo (che forse si potrebbe ridenominare Kaosmos, cioè disordinata organizzazione), non si sono solo prodotti corpi celesti, ma anche immense quantità di energia diffusa ad esempio sotto forma di onde elettromagnetiche, di quark, di fotoni, stringhe  ecc.. Così pure ovviamente la nostra galassia, … e la stessa nostra stella nel dare luogo al sistema solare ha irradiato onde gravitazionali e altre forme di energia e di vibrazioni. Odine (le Leggi della Natura, dell'attrazione e della repulsione, le leggi di causa ed effetto, creazione-trasformazione-distruzione, ecc.), e disordine (e casualità) si combinano assieme in quella grande complessità che è questo attuale universo in espansione.
Così almeno ci pare che sia, da quando J.Monod pubblicò nel 1970 quel libro cui diede per titolo la famosa frase di Democrito:"Tutto ciò che esiste nell'Universo è frutto del Caso e della Necessità".
Occorre un numero incredibilmente alto di casi per cui una miriade di incontri di nuclei di Elio faccia sì che nel cuore di una stella si crei un atomo di Carbonio.
Sul nostro pianeta l'energia che si è tradotta in dinamica vitale (in sanscrito purusha; in ebraico nèfesh; in greco gli antichi la chiamavano psyché ) cioè in una forza che si condensa, agglutina, concretizza nelle particelle, negli atomi, nei primi organismi monocellulari, cioè in altre parole si manifesta tramite la massa, il fisico, la materia (in sanscrito prakriti; in greco sòma), e tramite le varie forme corporee,  a partire dai primi esseri monocellulari e poi monomolecolari, l'energia che le sostiene fa loro compiere esperienze che favoriscono l'adattamento al mondo, quello in cui gli esseri viventi si ambientano. (cfr. per es. il film-documentaristico di Nuridsany, "Genesis", in  https://www.youtube.com/watch?v=7cKlL-AsIm0 ).
Esplode sul nostro pianeta quello "slancio vitale" che porta in essere una varietà di milioni di specie.
La Vita che cos'è?  è movimento, dinamismo, generato da una fonte di energia, è ciò che unisce Fisica e ElettroChimica, ed essa ai suoi livelli più raffinati grazie e per mezzo della materia in movimento, sviluppa la Coscienza. I corpi fisici sono infine il mezzo per fare conoscenza del Mondo materiale, e di sé stessi, per prendere le misure di adattamento. Il corpo è il veicolo (o come dicevano i greci, phrourà = custodia, fodero), che viene tenuto in attività dallo spirito, o soffio, ruàh in ebraico, pneuma in greco, anima in latino (e da tutto ciò con cui esso alimenta le proprie componenti ovvero le cellule correlate e strutturate in un unico organismo complesso).
Ad un certo punto dopo la formazione di insiemi macromolecolari, si sono formati come dei vortici di quelle macromolecole. Il cosiddetto vortice è una forza che perdura grazie ad energia, ed ognuno di questi insiemi ha in sé delle molecole in grado di immagazzinare e poi riprodurre tale energia. Tali  organismi primordiali sono, se così si può dire, dei sistemi spinti da uno spirito vitale che sul nostro pianeta non è altro che l'acido deoxyribonucleico, cioè una molecola che conserva in un codice genetico le istruzioni per il funzionamento dell'intero organismo complesso e per la trasmissione di informazioni per riprodursi, e che si combina con altri aminoacidi. Si potrebbe dire che in questo modo la materia vivente rende possibile in prospettiva una presa di coscienza di sé stessa da parte della energia cosmica creatrice… Il matematico e logico Spencer Brown ha suggerito questo suggestivo pensiero nei suoi testi "Probabilità e inferenza scientifica" (1957) e nel famoso "Laws of Form" (1969 e succ.).


La distinzione tra vivente e non-vivente, oltre che nell'organizzazione complessa, nel movimento,  e nella dinamicità, sta fondamentalmente nella capacità dell'essere vivente di auto-riprodursi nel tempo, per cui si dice che "lo spirito" della specie è la filogenesi. Tutti i viventi sono apparentati. La differenza tra vita animale e vita vegetale sta "semplicemente" nel fatto che noi metabolizziamo il nutrimento, mentre gli altri lo traggono e lo utilizzano direttamente dalla fonte. Per produrre energia rinnovata noi operiamo la sintesi proteica, mentre loro ricorrono alla fotosintesi. Sono due modalità differenti, nel senso non è che l'una sia migliore e l'altra peggiore o inferiore.

Nell'Uomo, nel vivere concreto dell'organizzazione psicosomatica dei singoli individui, avviene, tra l'energia dinamica, il corpo fisico e lo spirito, una totale commistione e identificazione reciproca che invischia e fa procedere lentamente il progredire sia della forma esteriore che della coscienza umana nel suo intrinseco processo verso il proprio perfezionamento e affinamento di generazione in generazione. Pertanto nell'essere umano le sue grandi potenzialità si esplicano e si esplicitano solo molto lentamente nella ruota delle generazioni, producendo il processo di evoluzione della specie in fasi che richiedono tempi lunghissimi, dalla ominazione dei primati superiori (un processo questo durato circa 6 milioni di anni, a partire dall'epoca della nostra antenata australopiteca Lucy), fino alla comparsa dell' Homo sapiens-sapiens moderno (200 millenni fa circa), all' attuale anelito alla  piena umanizzazione della nostra specie, che aspira ad utilizzare al massimo tutte le sue potenzialità.  Scrisse a questo proposito Carl Gustav Jung: "La forza propulsiva, per quanto ci è possibile capire, sembra essere sostanzialmente una spinta alla piena realizzazione di sé". In questo percorso le nostre esperienze non solo non vanno perdute, ma sono feconde. Però i loro frutti vanno considerati nel lungo periodo di trasformazione evolutiva sul piano corporeo e culturale e coscienziale. Ciò fa parte del percorso evolutivo. Il veicolo traghetta verso lidi migliori ma con la piccola, fragile e lenta barca di Argo che si avventura attraverso i mari della vita …

I programmi inscritti nei geni del nostro genoma si faranno sempre più specifici e appropriati nelle loro funzionalità e -se non ci estingueremo- ci evolveremo ulteriormente distanziandoci  dagli altri primati superiori sempre di più. Ma quale sarà il télos, l'orizzonte, della entelechìa umana, non ci è dato sapere.

Non potendo garantire la conservazione di un organismo individuale che si deteriora ed è caduco, è  garantita la continuità della specifica forma (ad es. umana), quale modello cui si attengono tutti gli individui di quella specie (cioè che hanno quel medesimo DNA). Quindi il soggetto vivente in realtà è il modello  (il pattern, o template, in inglese), il modello di una certa Forma archetipica (eìdos diceva in greco Platone), non gli effimeri individui che ne costituiscono la fenomenologia. Ma il punto focale sta nel fatto che nel modello animale è contemplato un cervello, cioè un organo di coordinamento centralizzato, che si è venuto sviluppando con l'evoluzione, e che è in grado di far sì che si sviluppi la funzionalità mentale, la Mente; e si sono sviluppati degli occhi, cioè uno strumento per avere una visione del mondo esterno. Tutto ciò fa sì che gli individui comunichino tra loro, e nel caso dei primati e in particolare dell'essere umano, che tale trasmissione di informazioni con la staffetta delle generazioni perpetui ciò che è stato appreso dalle esperienze dei precedenti corpi materiali caduchi. Quindi oltre a mantenere temporaneamente in vita i corpi degli individui con il nutrimento, tramite alimenti che abbiano immagazzinato energia, provvede a rigenerare i corpi tramite la loro riproduzione, cioè generando nuovi corpi individuali di quella specie, di quella forma, che sostituiscano i vecchi. Ogni creatura individuale è come un microcosmo che riassume in sé il macrocosmo, in essa vale il principio dell'ologramma per cui ogni punto contiene in sé la totalità delle informazioni necessarie, così ognuna delle nostre milioni di cellule sempre rinnovantesi, contiene tutto il patrimonio genetico.
Siamo dunque tutti figli delle Stelle (l'origine di tutti gli elementi deriva dalle stelle) e della Terra (della gleba), come dicevano gli antichi Orfici.
Perciò quando parliamo dell'Umanità, consideriamola dunque nel suo insieme composto dagli attuali viventi e dai suoi esemplari trapassati e dalle personalità che verranno al mondo in avvenire. Consideriamo poi che oltre alla storia della evoluzione fisica della nostra specie, vi sono anche una storia dell'evolversi della coscienza umana, una storia della cultura (materiale e intellettuale), e una storia della spiritualità...
Chissà quanti (tanti?, pochi?) individui prima di me mi erano similissimi e somigliantissimi, e quanti poi ancora ne verranno in cui potrei riconoscermi come in uno specchio … Io ho foto e ritratti di famiglia di  un arco temporale di più di un secolo, che già mostrano affinità notevoli tra gli individui. Quindi nell'arco di 200 millenni -considerando che più retrocediamo nella storia umana e più la durata media della vita degli individui si accorcia- ci saranno stati senz'altro alcuni individui non solo con un aspetto simile al mio ma forse anche con un quoziente intellettivo, un temperamento, un carattere, simili. Nell'ambito della varietà fenotipica sono comunque importanti i caratteri ereditari.
Non siamo solo individui singolari dunque noi viventi, ma siamo una grande lunga catena vivente nel succedersi delle generazioni, che si distende nel tempo con piccole varianti.
E' fatta così la vita delle varie specie. Quando parliamo della vita umana dovremmo innanzitutto pensare dunque alla vita della specie umana sapiens-sapiens nella sua interezza e complessità. E' il DNA il soggetto della storia della vita.
I processi evolutivi delle specie viventi, e quindi anche della nostra specie, non sono certo terminati, quindi si sa (e forse anche si spera) che vi sarà un "giorno" una ulteriore evoluzione.
Anche nelle nostra stessa Epoca Contemporanea abbiamo constatato che ogni anno si estinguono centinaia, o migliaia, di specie; e ogni anno noi ne scopriamo di nuove.
E dunque ci sarà un tempo in cui la vita dell'attuale nostra specie sarà completata, compiuta, come accadde per le specie dei nostri stessi predecessori. 
Quanto ancora durerà nel tempo il DNA dell'Homo sapiens-sapiens "moderno" ? Dal cespuglio evolutivo cui forse ancora stiamo dando corpo, quale ramo in un futuro prevarrà e si evolverà?

Per "finire": Penso che in ogni settore si debba partire da un sapere basato sulla conoscenza esatta il più possibile degli elementi in questione (il che oggi in diversi campi non si è ancora raggiunto, tra i tanti menziono ad es. gli studi di sociobiologia ancora troppo recenti). Su quei campi del sapere su cui non vi sono certezze definitive, è bene mantenere aperto lo stimolo del dubbio, sopratutto riguardo a induzioni o illazioni che pretendono di fornire una spiegazione inconfutabile su problematiche che invece sono del tutto aperte a sviluppi futuri. Sopratutto conserviamo il beneficio del dubbio nei confronti di assiomi dati per presupposti, ricordando che è importante e sempre positivo mettere alla prova i nostri costrutti intellettuali (con un'opera di de-costruzione e tentando ipotesi di falsificazione, come ci suggeriva Popper). Ma poi la conoscenza ha comunque senso solo in quanto ci fa riflettere. Sempre bisogna dare al sapere un significato, un senso, in modo che assuma valore per la nostra piccola e rapida vita. Il Sapere è certo necessario e imprescindibile, ma non basta. Così è pure nelle azioni, ci vorrebbero maggiori cognizioni, consapevolezza, e volontà…(ma anche quest'ultima nasce dalla dotazione di senso).
(continua)

Nessun commento:

Posta un commento