sabato 26 aprile 2014

il viaggio verso la conoscenza/consapevolezza

Nelle antiche civiltà dell'India si delineano in prima approssimazione tre vie (marga) verso la conoscenza/consapevolezza cioè  jñana marga, karma marga, e bhakti marga,  con la mente, con il fare, e con la compartecipazione emotiva. Vi do la mia visione di questo viaggio ovvero la mia modalità di approccio e di comprensione al tema delle strade, dei percorsi, e del loro meth-hodòs  (da hodòs=via), del loro senso in quanto procedimento di ricerca:

a- Karma marga: l'azione pratica, l'esperienza fisica, corporea, la prassi attiva, partecipativa, fattiva, il momento esperienziale concreto del karma.
Esperienza in italiano (quindi in un'unico vocabolo), in generale, è sia ciò che si vive (e solo in parte consapevolmente), sia il processo tramite cui il soggetto si appropria del vissuto e lo "sintetizza". Esso ci permette di conoscere con il concorso di tutte le nostre facoltà e i nostri sensi, e quindi anche attraverso la compartecipazione dell'emotività, dei sentimenti, di tutto ciò che si associa all'esperire, quindi l'ambiente, la situazione, la relazione …

L'esperienza, l'esperire, nella lingua tedesca ad es. si può esprimere con due vocaboli distinti, poiché a sua volta essa può essere qualcosa di definibile come Erfahrung (in tedesco da Fahrt, viaggio), cioè come esperienze accumulate e comunicabili, in questo caso si ha esperienza; oppure come Erlebnis, qualcosa che si fa, che entra nel nostro vissuto, meno comunicabile perché è un dato interiore, è la propria vita.
L'una è viaggio, l'altra è vita. Avere esperienza (Erfahrung) ci fa sapere come agire, ed è un esercizio, è un passare attraverso, implica movimento. Fare esperienza come Erlebnis significa essere presenti alla vita (Leben) mentre succedono gli eventi, sono momenti puntuali del nostro vissuto.
Dunque mentre Erfahrung è un processo, si riferisce ad uno svolgimento che si corona con una maturazione. L'altra è un po' la saggezza del vivere.
La prima la si può comunicare, e anche mostrare, quindi trasmettere più facilmente (si pensi ad es. all'apprendistato, agli insegnamenti professionali o artistici), la seconda può venire comunicata con il narrarla cercando di farla rivivere a colui cui si parla, è più difficile da trasmettere in tutta la sua ricchezza di sfumature e di singolarità, perché si riferisce al nostro essere. E' quell'esperienza che si genera dall'empatia (in tedesco Einfühlung).

b- Jñana marga: l'elemento concettuale, intellettuale, il sapere, la conoscenza, la  comprensione mentale, jñana. Gli stadi della jñana marga (che è quella più coltivata in occidente) sono: (1) il sapere, e si può sapere sia acquisendo cognizioni, informazioni, che venendo a conoscere l' esperienza accumulata da chi ci ha preceduto, per cui veniamo a sapere come è meglio agire, operare per fare una certa cosa.

Le cognizioni si acquistano con il ragionamento, con l'uso dei processi logici, con la deduzione, con la mente e la memoria. Mentre il sapere conquistato con l'esperienza richiede una assimilazione attraverso tentativi, di prova ed errore, o attraverso precise e già collaudate tecniche.
Poi (2) c'è il capire, e per arrivare a ciò è indispensabile sempre una particolare attenzione, 
e una addestrata capacità di osservare, mettendo in campo tutte le nostre facoltà e i nostri sensi (guardare, assaporare, toccare, ascoltare, annusare), grazie ad una vigile concentrazione, e anche tramite l'intuizione, per cui durante la nostra ricerca bisognerebbe restare aperti all'inatteso, e cercare anche in modo errabondo e disponibile alla serendipity...
e quindi (3) si giunge a comprendere (cum-prehendere), stadio per cui ci vuole un pizzico di saggezza, per riuscire ad abbracciare e tenere in considerazione tutto quanto, e scorgerne il senso più profondo, ciò che sottende le cose e da loro un significato,

per arrivare (4) ad avere sempre più consapevolezza quindi anche a cogliere la dimensione metaforica e simbolica, nonché il legame che tiene tutti gli elementi della complessità in relazione organica
(ed infine forse giungere così alla beata condizione di essere pienamente consapevoli dell'insieme complesso, che è la condizione del Saggio che sa, capisce e dunque comprende).

c- Bhakti marga: i sentimenti, le emozioni, la sensibilità, l'elemento spirituale, la compassione, la sintonia, l'amore, la fede, la devozione, la bhakti. E infatti il terzo grande percorso è  la strada delle intuizioni, della interiorità, del mondo dei simboli, del fantastico, e della spiritualità, anche della fede religiosa (senza la rigidità di dogmi). E' una via più sottile, che richiede compartecipazione emotiva, empatia, una comunicazione che passa anche per un linguaggio non verbale,  una comunicazione sentimentale, o attraverso i canali dell'arte, che coglie intuitivamente i messaggi dell'inconscio, dell'immaginazione, della vita notturna onirica… Essa si raggiunge anche attraverso la meditazione nel silenzio, nella concentrazione in sé stessi ( con l' insight, la vipâssâna, visione penetrante interiore), o nello slancio di connessione mistica con gli altri (i loro bisogni, i loro patimenti), attraverso la bellezza della natura, e quindi cogliendo il divino.
E' la condizione che gli orientali chiamano dell'illuminazione.


E' un percorso che nella sua triplice dimensionalità è un po' derivato dai percorsi iniziatici, quindi in ognuno ci sono livelli (steps) e fasi qualitative di penetrazione (insight) della realtà.
E la loro pratica per la comprensione del reale esteriore e interiore è possibile con Karma-yoga, Jñana-yoga, e Bhakti-yoga, in cui Yoga significa collegamento, legame, con la sfera superiore del Sè universale. Solo la loro sintesi, l'insieme di corpo, mente, spirito, di a-b-c intrecciati, interdipendenti, inestricabilmente commisti e inscindibili (se non, come qui ora, per fini didascalici di chiarezza espositiva) rende possibile un incremento e affinamento di consapevolezza. 


Ecco che la triplice via della conoscenza è assieme via della prassi, della mente, e dello spirito, trimarga, è ciò che ci porta alla conoscenza di sè, e da qui poi alla intuizione del principio universale, alla percezione che ogni sè individuale non è che una particella-componente di quell' unica fonte energetica e vitale che permea il Tutto.
Dunque si tratterebbe appunto di percorrere una via di autoformazione e coscientizzazione che sia contestualmente  d' intelletto, di azione, ed empatica.

(questa esternazione si ricollega ai due post di aprile, sulla vita universale)

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