venerdì 1 maggio 2015

16) Viaggio in Colombia; (Santa Marta e Parco Tayrona)

SANTA MARTA

miercoles 11
Ci alziamo presto per finire di fare le valige, e andare a prendere el primer desayuno. Quindi salutiamo a andiamo giù al portone ad aspettare la buseta. Anche perché il recepcionista mi dice che non sono mai puntuali, ma non solo in quanto spesso arrivano in ritardo, bensì perché è possibile che a volte passino in anticipo...!  Naturalmente invece arrivano molto in ritardo (e proprio mentre io mi ero deciso a salire su nella nostra camera per andare al bagno).
Con la buseta andiamo con altri al Terminal della Compañia Transportes "Moviliza-T". E lì aspettiamo di salire sul pullman, e infine si parte ben in ritardo rispetto all'orario delle 9 e mezza... 

una "fermata" di Moviliza-T lungo il percorso (estadero= punto ristoro)

Poi ad un lungo percorso di strada rialzata sopra una laguna paludosa, rallenta e per un quarto d'ora va circa a 20 kmh finché finito il ponte accosta sul lato della autopista e si ferma, e resta lì sotto il solleone per tanto tempo… Gli chiediamo spiegazione e dai suoi monosillabi pare di capire che stia aspettando qualcuno con cui c'era un appuntamento… Così sta fermo lì in quel tratto di nulla senza case per 20/30 minuti, a quel punto tutti si lamentano e protestano. Una giovane, tutta elegante, che poverina aveva un appuntamento alle 12 a Barranquilla per un colloquio per un posto di lavoro, è agitatissima, e continua a dire "la prego, la prego signor autista…".  Infine ecco che arrivano con un taxi due ragazzette nordamericane, tranquille, ridacchiando tra loro. Annalisa si arrabbia e dice loro in inglese di aver rispetto per chi è stato ad aspettare e chiedere scusa per il ritardo, ma quelle la ignorano. Intanto almeno l'autista riparte e va a velocità folle per recuperare.
Poi in estrema periferia di Barranquilla si fa una lunga sosta al terminal della compagnia, e qui molti scendono. Si sta fermi alla loro officina (=ufficio) in attesa che arrivino nuovi clienti, poi dopo che è arrivato qualcuno si riparte. La città di B. è brutta, tutta solo case e casone, o grandi condomini sorti sulla terra polverosa. E' tutto un cantiere, con una periferia industriale incasinata.
Siamo proprio nelle cosiddette tierras calientes, c'è afa, soffoco, umidità. Ancora abbiamo in mente le "terre alte", e lo sbalzo di clima che avevamo avvertito arrivando giù sulla costa, qui è ancor più palpabile dato che manca quel bel venticello costante di Cartagena.
Mi addormento nonostante i frangitraffico, che chiamano bache o hombre muerto…,  e le buche…. Quando mi sveglio la autopista (carretera troncal del Caribe) scorre vicino al mare, anzi va lungo la ciénaga grande, che è una laguna paludosa molto estesa separata dal mare da una lingua di terreno (la costa de Salamanca). Ci sono interminabili barriadas, o meglio baraccopoli (detti anche rincònes) che tutte assieme eguagliano una cittadina (forse è il municipio di Pueblo Viejo). Le casupole sono a volte di mattoni al grezzo, o di assi di legno, oppure anche son fatte di lamiere. Alcune sono un po' più curate, ma pur sempre piccolissime, e intonacate a calce, o anche dipinte. Queste più "benestanti" (ovvero un po' meno "malestanti") si rinchiudono in gabbie di sbarre alle finestre e davanti alle porte. Quindi chi sta male e magari delinque per sopravvivere, teme di finire dietro le sbarre in prigione, mentre invece chi sta meno peggio si auto-rinchiude e vive dietro le sbarre tutti i giorni…
E così è tutta la costa, con qualche pescatore, qualche esercizio di piccolo commercio, o altro. Dietro si vedono anche molte saline (chissà che caldo…). Superiamo il paese di Ciénaga. Poi inizia una brutta periferia di una urbanizzazione recente. 
L'areoporto di S.ta Marta, Pozos colorados (zona franca turistica) con lo spiaggione di Belo Horizonte; superiamo Gaira, ed ecco si giunge al Rodadero, il villaggio turistico con i suoi maxi-buildings e i Residences.  E' qui che qualcuno ci aveva consigliato di fermarci al Resort Irotama ("tranquilidad en medio de la naturalezza, y una vista de ensueño"), uno di quei grattacieli lungo un enorme spiaggione. Essendo in bassa salagione (fino a tutto maggio) c'è una offertissima (per una camera con bagno e aria condizionata a 120 dollari usa per due persone con prima colazione), ma a noi non piace proprio andare in un grattacielo, e poi preferiamo essere in centro.


Entriamo nel retroterra, passiamo un fiume e la vecchia ferrovia commerciale. Passiamo il rio Manzanares e poi entriamo a Santa Marta. La prima cittadina fondata dagli spagnoli in Sud America. Abbiamo prenotato con una promozione last minute "dell'ultimo momento" su internet, e stiamo in un alberghetto nuovo (o è da poco ristrutturato e ridipinto), che è nel centro "vecchio" della città. Benché avessi telefonato per avvisare del ns arrivo, la nostra camera non è pronta (nell'albergo sembra non esserci nessun altro cliente), e purtroppo al momento non c'è acqua, ma arriverà presto. Insomma va bene, anche se ci sembra che sia un pochino troppo in dentro rispetto alla costa. Dunque usciamo subito, e facciamo due passi, dopo quattro cuadras giungiamo alla plaza Santander comunemente detta Parque de los Novios (parco dei fidanzati), sono le tre passate e lì ci fermiamo a pranzare in una simpatica trattoria greca "Ouzo, agave azùl" (mangiamo bene e molto abbondante). Qui intorno ci sono tantissimi locali, perciò si chiama Zona Rosa. Il centro è fatto a reticolo di calles e carreteras ma oltre ai numeri le calles hanno anche dei nomi. Per es. noi stiamo in fondo alla calle Bucherito (o cll. 21), con la settima.


In realtà in questi ultimissimi anni la città si è espansa ed è cresciuta moltissimo, tuttavia il centro resta abbastanza carino. In generale comunque la città appare più povera delle altre. Rientriamo in albergo per la via pedonale (che è la calle 19). All'ingresso ci contattano due di una agenzia escursioni,  la Caribe Tours, sembrano simpatici. Avuta la camera (con acqua corrente e condizionatore) ci addormentiamo regolando la temperatura sui 28°. Dopo esserci riposati ri-usciamo. Al nostro angolo della 21 con la settima, i due bar che si fronteggiano tengono la loro musica a un volume più forte del concorrente in modo da poter sentire solo la propria e non anche la musica dell'altro!! robe da pazzi… !!
Almeno alla sera è e sarà sempre così. Figuratevi qual'è la situazione nelle carreteras trafficate come la  quinta, e la quarta! con il grande viale Avenida Santa Rita….! (è come camminare dentro in un bus all'ora di punta, con infinite bancarelle e venditori che urlano, e rumore di traffico intenso, + le musiche dai negozi)
Comunque non ci si annoia, le strade alla sera e certe anche dopo il tramonto sono senz'altro animate, molto animate. Andiamo sul lungomare Paseo de bastidas (ma chiamato paseo maritimo), c'è una bella arietta e ceniamo con dei panini in un bar su una piattaforma di legno sull'acqua. Non è male il golfo della bahìa de S.ta Marta, con la marina degli yachts, la spiaggia, e la passeggiata con palme, giardinetti  e sculture (basta tenere la vista del porto mercantile dietro le proprie spalle).

Jueves 12
Al mattino al solito ci vuole molto tempo per fare la colazione, solo per l'incapacità di organizzarsi da parte del personale (ci sono altri due tavoli di clienti).
Andiamo con un pullmino verso l'ingresso ovest del grande Parco naturale nazionale Tayrona. All'entrata gli stranieri pagano il biglietto molto più caro dei colombiani (cioè ben 16€ !!), e purtroppo proprio solo da pochi giorni non ci sono più gli sconti (ad es. per studenti, o per la terza età, o insegnanti). Il parco è del tipo "carry in, carry out", cioè "tutto quel che porti dentro te lo riporti fuori", e non si può né disperdere nell'ambiente alcunché, né raccogliere nulla. E' un parco protetto e quindi deve restare incontaminato. Ci fermiamo un pochino alle baracche dell'ingresso mentre si espletano tutti i pagamenti, e ci mettiamo all'ombra di una tettoia.



Si attraversa un bosco secco che dicono sia un contesto ecologico specifico e raro. Ad un certo punto panoramico scendiamo e ammiriamo un bellissimo golfo con spiaggia (forse si chiama bahia Gairaca),



più oltre scendiamo alla bella bahia Neguanje, praticamente deserta, con mangrovie (manglares); c'è un baracchino per bere, e un cartello in cui si avverte che "los manglares sirven de salacuna a muchas especies de peces,  crustàceos y molluscos que encuentran en ellos alimento y protección".




e là camminiamo per andare a prendere delle barche che ci portano alla famosa spiaggia ora detta Playa Cristal per le sue acque (ma il  cui nome storico sarebbe playa del muerto), in una bella insenatura.
E' un golfetto in cui ci sono solo sei-sette posti per mangiare che sono delle baracche di legno con tavoli sulla sabbia (estaderos). Non c'è nessuna costruzione stabile (in mattoni o pietre o cemento), né ci arriva alcuna strada.






E' un luogo assolutamente immerso nella natura, nel silenzio e nella pace. Ci passiamo tutta la giornata, incluso un pranzo semplice, molto "alla buona", di specialità locali:

il pescato
la cucina

Per fortuna è bassa stagione, e c'è poca gente (in alta, gli ingressi al Parco sono contingentati), è una gran bella giornata, e si sta bene e tranquilli a godersi i Caraibi.
Mi fa impressione pensare a questi quattro gatti che vivono di un po' di ristorazione, e sono sempre loro e tra loro, confinati qui in questo paradiso.
alcuni propongono gamberoni, oppure pescado fresco, o frutta.
Una donna insiste perché le compriamo dei pezzi di cocco mantecati, fritti e caramellati, e dice "comprate dalla negra", e alla richiesta di spiegare che cosa sono quelle cose marroni che vende, esordisce con "sì patrona, son pedazos de coco frito". Un altro vende degli avocados che ha appena colti maturi al sole.
las cocadasi dolcetti di cocco

 avogado e sale (con uno spruzzo di lime)

facciamo bagni nell'acqua trasparente


C'è silenzio, e i pellicani si buttano a capofitto dall'alto giù in mare. Stiamo all'ombra (ma prendiamo lo stesso tanto sole) e oziamo

Mangiamo un piattone abbondante di riso con condimento vegetariano, troppo abbondante.
C'è quell'atmosfera rilassata come viene descritta in romanzi ambientati nei Caraibi anni '50.

Lo strabiliante è che è proprio qui, in un posto così, che avvenne quel primo scioccante incontro dei nativi con gli spagnoli. La città di Santa Marta è infatti la prima fondata sul suolo sudamericano, il 29 luglio del 1525 nel giorno appunto dedicato a Santa Marta. Mi torna in mente il romanzo di José Manuel Fajardo, Lettera dalla fine del mondo, trad. it. Ugo Guanda editore, Parma 1997, in cui appunto si racconta in modo romanzato ma documentato della fondazione delle prime colonie in quell'Eden in terra che erano le Indie Occidentali. Questi territori vennero inizialmente denominati Nueva Andalucia.


Al rientro c'è qualche ondina ma nulla di particolare. Poi sul pulmino al ritorno mi addormento. Annalisa intanto chiacchiera col vicino che dice che alcune scuole pubbliche aprono a febbraio, mentre molte private a settembre, e che dipende anche dal dipartimento; in generale sono considerate migliori le private, ma sono o care o molto care. Rimane stupito che noi si beva poco i succhi di frutta, e solo d'estate.
Per cena a Santa Marta andiamo di fianco al parque de los novios nella zona rosa, in un ristorantino vegetariano arredato in stile balinese. Tutti in casa e nei locali hanno ventilatori, qui ad es. ce ne sono cinque forti sul soffitto, per un totale di sei tavoli, e se ne vedono un paio vicino al banco e in cucina. Attorno c'è la solita confusione e la musica di ogni bar alla sera è a pieno volume. Ritornando osserviamo gli interni delle abitazioni, che sono tutte simili. In effetti sono quasi tutti al piano terra, e stanno fuori dalla porta seduti a prendere il fresco, mentre dentro è tutto acceso. I tombini e i contatori in strada sono tutti sigillati da lucchetti e riparati dietro sbarre di metallo.
Stasera c'è proprio tanto vento. Molti cani di strada già dormono sfatti per il caldo della giornata. Molte giovani sono minute di corporatura, ma non poche hanno una pancetta sporgente, e molte sono cicciotte e con un notevole culone. Le giovani sono spesso "tutte messe su" appariscenti e vistose, e sempre in modo da sottolineare bene le forme.

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