martedì 26 luglio 2011

foto del Diario di viaggio in Perù (aprile 2004)



un viaggio sulle Ande e in giro per il Perù
(11 aprile - 1° maggio 2004)


il diario è stato  pubblicato a fine gennaio 2015 presso Este Edition di Ferrara ( via Mazzini, 47, 44121-FE ),  con il titolo 
"Con lo sguardo del condor"
è di 220 pagine, e comprende anche una corposa Introduzione, oltre a una Appendice con dei testi, delle Note, e un Indice di nomi geografici e di persone citati, un elenco di piatti di culinaria peruviana menzionati nel Diario, e un repertorio di termini in lingua quechua. Nel testo vi sono numerose "finestre" o "intervalli" nel Diario per alcuni approfondimenti o digressioni su argomenti vari.


Quindi per motivi di copyright il Diario non è potuto rimanere in libera lettura su internet, ma lo si potrà ordinare (libri@este-edition.com), e farselo inviare contrassegno per posta, il prezzo è di 20€uro (ma se chiedete forse vi faranno uno sconto).
Ora (2012) il contratto con la casa editrice è scaduto, ma alcune copie sono ancora a disposizione presso la casa editrice, oppure lo si trova su internet (su Amazon e altri), se no lo si può comprare anche da rivenditori di libri usati, come e-bay.

§. - A  LIMA  (corrispondente alle pp. 38 - 45 del volume):
piantina del centro di Lima



immagine dei quartieri di Miraflores e di Barranco




Il museo de oro 

(3 cartoline postali)



il Palazzo Torre Tagle


la plaza mayor
monumento a Manco Capac, fondatore della dinastia Inca

USCIAMO DALLA CAPITALE per dirigerci a Pisco, Ayacucho, Andahuaylas, Abancay, Cusco
( pp. 45 - 51 ):

insieme di tre somari aggiogati ad un carro, da noi detta scherzosamente "triglia"

“IncaKola solo hay una y Peru sabe por qué”

dalla cartina della commissione per la promozione del Perù, www.peru.org.pe (da richiedere a postmaster@promperu.gob.pe  oppure  iperu@promperu.gob.pe)

… e vai e vai per campagne, colline e monti
questa la strada nazionale con mille curve, salite e discese






eccomi con Lino (l'autista)


emergono in superficie filoni minerali

SULLE ALTURE



il gregge con la piccola pastorella

stupenda chica montanara


eccoci quasi al Passo

è questa l'altitudine più alta del viaggio, con un aria rarefatta e un venticello gelido
il Passo Apacheta (a 4746 metri sul livello del mare)


una bustina per farsi il mate de coca, così come si fa una tisana.
aiuta a sopportare meglio il disagio delle altitudini 
(mal de altura)


questa sarebbe la statale interperuana, unica via di comunicazione tra la costiera e la parallela interna
dunque una importante via di comunicazione a livello nazionale 








eccoci finalmente ad AYACUCHO


 l' albergo "Santa Rosa" (la santa patrona del Perù) a tre stelle:






SI RIPARTE





musicante per una fiesta 


trattoria nel paese di Chumbas a circa 2000 metri


il “bagno”, un semplice bugliolo, ma con accanto un lavandino per lavarsi le mani, persino con un piccolo saponino (!).

la cucina:


il tipico maiale nero peloso

Certi caballerangos (o jinetes) che spuntando dal nulla con i loro cavalloni robusti (morochos)  si avvicinano per guardarci...

ecco la puna (erbetta d'alta quota)







arriviamo ad ANDAHUAYLAS
negozio di generi vari e osteria-bar trattoria
(con il buco passa vivande)


il grande scrittore andino Arguedas

IL CONTESTO CAMPESINO (pp. 55 - 61 ):

attesa alla fermata della corriera che passa quando può


riprendiamo la strada



raccolta delle patate


i ghiacciai perenni Nevado di Sacsarayoc (circa seimila m.) e Nevado Salkantay (6271 m.)

caminantes

cartina della commissione di promozione del Perù

 ora siamo ad ABANCAY, a 2400 m., capoluogo del dipartimento dell’Apurìmac.


alla confluenza del fiume Pampas con l' Apurìmac 



qui inizia la famosa valle degli Incas: EL VALLE SAGRADO DE LOS INCAS

la pietra scolpita di Saihuite o Saywite
con la rappresentazione simbolica del "mondo di mezzo" in cui noi viviamo




Hiram Bingham (l'archeologo cui è ispirato il personaggio di Indiana Jones)


Si prosegue tra paeselli di campagna, con guadi allagati sulla strada nazionale 




















infine dopo tante (troppe) ore di auto, ECCOCI a Cusco !!!!



l'antica Huakaypata incaica,  poi divenuta la spagnola Plaza de Armas



Ci sistemiamo all’Hostal Incawasi  nella grande piazza centrale, 
al Portal de panes, ai "portici del pane"

caldissima sciarpa di lana di lama
intessuta a mano



Lo studio di Zuidema sulla antica Cuzco, 
uscito in it. nel 1974 per Einaudi editore, Torino


a  OLLANTAYTAMBO a 2850 mslm.







la vita quotidiana in strada





la scalinata a gradoni (Beniamino è già lassù)

il biglietto d'ingresso





su in cima ci sono ancora i materiali da costruzione, abbandonati



il Tempio principale:

i resti del Tempio 

il chico di cui parlo nel Diario

la strada superiore di collegamento

Beniamino


pietra dipinta con motivi della Madre Luna, della cosiddetta "croce andina",  
circondata dal serpente sacro



è a questa donna che ho detto: “Diòs mio que tan bonito que es tu niño!”:

ecco il bar dell' Hostal “La ñusta” (=la vergine, ma anche la principessa)

dove ci sistemiamo:

questo è l'ingresso all'ostello sul retro



Questo è quel che si vede dall'alto giù in valle, quando dico: Ma quale piramide?  i campi sono coltivati con una leggera inclinazione del terreno, in modo tale e con certe  differenti coltivazioni, per cui si crea da lontano l’effetto ottico di una piramide in rilievo a tre dimensioni…

la piramide virtuale

Il Dio supremo Viracocha, nella veste di Wiracochan che è il pellegrino (o Tunupa), il predicatore della conoscenza tra gli uomini…  :


Beniamino fa i suoi disegni in camera e sul terrazzo

il casco antiguo (=centro storico)


i basamenti sono ancora quelli incaici


il mercato




ecco che l'agente di sicurezza a cui chiedo come si fa ad arrivare alla nostra mèta, che è il villaggio di Vilcabamba, incomincia a fare un disegno, in cui descrive la salita da fare su fino al passo, che si chiama Abra Màlaga


la postazione della polizia locale dove bussiamo per informazioni




Proiezioni in piazza (cfr.  p. 77 ):


 
le più diffuse bustine per il thé



tarjeta telefònica (il tesserino per telefonare all'estero)



VERSO LA VALLE PERDUTA

greggi al pascolo sulle alture

entriamo tra due imponenti colonne di roccia, come passassimo tra due grandi guardiani
è come un simbolico passaggio oltre la soglia


ostacoli vari








ecco il ponte...


la strada che si snoda giù a fondovalle non la si vede nemmeno


eccoci finalmente al Centro di padre Lino, a 3551 metri di altitudine:


eccoci arrivati alla "mitica" VILCABAMBA


Sulla collina di Rosaspata:

Valentin, con dietro la parte restaurata



qui era inchiavardato il portone

chiavistelli in pietra

   

 ci avviamo sul piccolo sentierino sassoso verso l’altra parte del colle, dove giungiamo dopo una bella camminata nel caldo, e Valentin che ci precede ogni tanto ci fa largo col machete.

durante il percorso lungo il tracciato
Beniamino


Verso Pillaopata:

eccoci nella favolosa valle sacra antichissima, dedita al culto della terra, dell’acqua e, a quanto si dice, delle stelle del cielo notturno

Qua e là giacciono enormi monoliti neri con incisi dei gradini:

il luogo per compiere il sacrificio rituale:

 Ed ecco l’immenso monolite, si dice di otto metri, e di varie tonnellate, che da il nome al complesso sacro: ñusta isppana. Un enorme macigno di granito scuro, un po' ricoperto da licheni e muffe chiare:


 Sopra al monolite c’è il punto più alto che è quello “donde la virgen orina”, dove una ñusta, una vestale vergine di nobile lignaggio, veniva posta a gambe larghe dinnanzi ai sacerdoti a compiere nuovamente l’atto di orinare quale sacra rappresentazione del fatto primigenio della fecondazione del Mondo. Forse durante i riti ancestrali stagionali per propiziare la fecondità della terra e abbondanti raccolti. L'energia della ñusta è simbolo dello spirito femminile, della energia vitale creatrice della donna.

si vede il tracciato dell'orina





i lavacri di purificazione

el manantial de agua

Sulla parete della pietra “minore” proprio di fronte alla parete verticale della grande pietra nera, ci sono delle apparenti crepe, che in realtà sono dei segni incisi, come delle linee che si incontrano o che divergono, che Valentìn dice rappresentano la carta geografica dei caminos reales degli Incas




Proprio di fronte alle gambe divaricate della ñusta orinante sta una pietra a forma di punta fallica (un glande):



Questo sembrerebbe stare dentro un ampio recinto (cancha) il cui perimetro grosso modo sembrerebbe essere di circa 40 metri per 20




Tayta Inti e  Mama Killa (Sole e Luna)




Valentin e la pietra con le incisioni dei caminos reales




Lungo la rete stradale incaica si trovavano ponti sospesi in corde di fibre vegetali, ancorati a spalle di pietra (ve ne furono di famosi come quello sull’Apurìmac, o il ponte Queswachaca, oggi ricostruito, e quello sul rio Pampas), che restarono in uso sino alla fine dell’Ottocento!
(da: it.wikipedia.org)






LA VALLE DI VILCABAMBA

il villaggetto dove ha sede il Centro di padre Lino:




 Giunti al ruscello troviamo che ci sono le rovine del primo grande molino spagnolo:
 che emozione, dev’essere proprio quello di cui accennava Hiram Bingham !...

In lontananza cavalli, corrales =recinti, capanne, la valle è larga e bella:



Poi arriva uno chacchando il suo bolo, e che poverino è salito fin su qui a piedi chissà da dove (solo la salita da Huancallé sono venti kilometri) perché ha molto mal di denti… "me duelen los dientes…!", e dunque ha necessità urgente di parlarne a padre Lino


cartolina dell'IBO con scolaretto andino


IL VIAGGIO DI RITORNO

E poi quando siamo giù giù nel fondo valle dove ci sono... i bananèti ...!
ci sembra proprio di aver fatto un enorme viaggio e di essere arrivati in un altro mondo

la foresta tropicale lussureggiante 

Poi poco dopo si ritorna in sù, a rivedere il mondo di sopra, questi luoghi in gran parte disabitati, questa valle ancora tutta da far fiorire


gli strapiombi a lato della scarpata della strada di terra
ecco un'aquila reale

Arriviamo su fino a Canchayoc senza fermarci perchè non abbiamo ancora trovato un comedor aperto per mangiare, e finalmente qui lungo la strada, sotto ad una rossa insegna della CCola  c'è la señora del “Restaurante Ladina” che ha una lavagnetta appesa fuori con la scritta “caldo de gallina”(cioè una minestra di carne bianca con patate, verdure e mais), entriamo… ma ci dice apertamente che non ha voglia di mettersi a preparare da mangiare ...

e quindi dobbiamo proseguire. Arriviamo di nuovo al passo Puerto Abra Màlaga








C’è solamente un tizio (un tìo), ma non parla, non risponde, né proferisce alcun suono (ma non credo che sia sordomuto). Se ne sta seduto col suo sombrerito di pelle, il poncho, la sciarpa, i sandali, con la suola ricavata da vecchi copertoni di camion (a piedi nudi!),  quelli detti ojòtas, e….. niente, solo ci guarda.




Salgono su dal basso due poveri bambini conciati e sporchi, cui diamo dei quadretti della tavoletta di cioccolata che abbiamo. Divorano ma non parlano ne emettono un singolo verso.

vediamo il gigantesco ghiacciaio Verònica (5850) che si mostra maestoso e scintillante al sole. Il cielo è finalmente aperto, despejado, ed è uno spettacolo imponente, con giù sotto il fondovalle.




lo strapiombo giù dalla carreggiata stradale, 
il dislivello è vertiginoso


rieccoci a PISAC a 3000 m.





l’Hostal familial Kinsaccocha (=le tre lagune). Un po' spartano ma pulito e con un buon ambiente famigliare appunto, a solo una cuadra dalla piazza del mercato.
Ben e Lino sul portone 

la nostra auto nel retro

il balcone della nostra camera quando c'è mercato serale

 il proprietario, dueño Oswaldo è impegnato a mettere legna e accendere il fuoco per il boiler dell' acqua calda, lavoro non da poco ...

 Interessante il fornaio


un succo di pesca: “nectar de frutas de durazno con kiwicha y maca”, cioè estratto di frutta di pesche-noci con la kiwicha e la radice dell'erbetta maca.



è un vero vivacizzante energetico 
(ora persino la NASA lo ha ammesso e lo da agli astronauti)


lo sperone della fortezza, alta sulla vallata



terrazzamenti para cultivos



 
il tunnel di collegamento



io al varco della soglia 

Pisac antica:




la chakana sporgente e il sacro Intiwatana

 I quattro lati rappresentano, oltre ai 4 punti cardinali, anche i quattro elementi (aria, acqua, fuoco, terra).

una tawa chaqana


un kunturmatzi (nido di condor):






 nella foto la cattura (cacerìa) di un condor 




Condor e serpente stilizzati


questo percorso si chiama Amaru Punqus, cioè il sentiero che passa attraverso le quattro porte del serpente. E' anche un percorso iniziatico.



verso MORAY  (p. 99 )









CHINCHERO, che sta a 3762 metri di altitudine. Ancora vi abitano i discendenti della comunità preinca degli Ayarmacas. 



il quiriquincho, o kirikincho, che è fatto con l'involucro di armadillo


le famose saline degli Incas, tutta salgemma raccolta in vasche a gradoni in alta montagna ...


 Ci sono tori in montagna a 3200 m.!

 gli andenes circulares che qui chiamano concéntricos...  vanno giù per 150 metri, come degli enormi imbuti ficcati nel terreno. Probabilmente così le coltivazioni erano riparate dai venti e dal freddo.

il biglietto

Una donna che sta posando giù per terra la sua coperta per metterci gli articoli da vendere, mi mostra con orgoglio il suo bimbo (guagua yau) bellissimo.



Osserviamo anche come fanno a tessere, con i loro rocchetti e spinotti di legno, tendendo il tessuto da un piolo ficcato nel terreno. Sono gli antichi telai "a cintura".







DI NUOVO A PISAC






                                                     vari tipi di mais










 la pietra, si mette in un campo da coltivare (chaqra) per propiziare buona fertilità

chaqàna, o tawa chakana, la quadruplice scala:

Le quattro braccia della chakana che indicano verso le quattro direzioni o punti cardinali, rappresentano anche i quattro elementi (fuoco, terra, aria, e acqua). Il cerchio in mezzo è il centro.
Sotto il totem andino de los Tres Dioses, con il puma, il serpente e il condor sovrapposti, che in certe altre zone delle Ande sono invece il lama, il serpente e il colibrì. I tre animali rinviano a tre princìpi che regolano la vita umana: il lavoro come servizio, il sapere, e l'empatia amorevole, simboleggiati da corpo, mente e cuore. Ma anche agli elementi terra, acqua, aria.


un quadretto che riproduce il dipinto coloniale di un arcangelo Michele squiopetero, cioè con un archibugio, copia fatta a mano da un dipinto coloniale dei primi del Seicento, ad opera di una bottega di bravi artisti indios. Mi viene da pensare che forse era un po' questa l'immagine di sé che i conquistadores volevano presentare agli amerindi: un essere divino, potentissimo, con il suo bastone sputa-fuoco, vestito di tutto punto come un nobile spagnolo, che prosegue imperterrito sereno sorridente imperturbabile, inesorabile.

Resto anche affascinato da un bell’acquarello di una vecchia bruja (cioè di una strega)



I SITI HUARY

biglietto d'ingresso




La città di Piquillakta sarebbe circa del 1300 avanti Cristo.

uno scheletro perfetto di Glyptodonte, un armadillo gigante dell’epoca dei dinosauri.

Poco più in là lungo la strada nazionale, dove si apre una vallata che scende, la chiude una doppia “porta” immensa di grandi massi incastrati 



i "bugni"

TIPON

 biglietto d'ingresso



le fontane che cascano da un terrazzamento all’altro, provengono da una sorgente in cui l’acqua bolle per effetto della pressione

PISAC  2°




il monumento all’ultimo cacicco indio (cacique) di Pisac, Tambohuacso:


mercatino serale





vecchia foto della raccolta delle patate:

campesinos impegnati nella raccolta delle patate, visti dall'alto della strada

Proclama dello scrittore Arguedas:

tempio dell'acqua, che era una località termale di ristoro per la nobiltà incaica, con fontane d’acqua calda e fredda, chiamata anche Quinua Puquio (=la sorgente di kinwa)




il centro cerimoniale della misteriosa Q’enqo (=fessure), antichissima, tutta scavata nelle viscere della roccia





l’area sacra ad anfiteatro (Kenko significa anche curvo), dove c’è pure l' “orologio solare”, disposto tutt’attorno al grande monolite verticale di 9 metri (detto el sapo, "il rospo"), che sembra quasi un axis mundi.

sembrerebbe una sorta di teatro per sacre rappresentazioni, corredate dalle ombre della roccia che si stagliano sul muro retrostante


Nel boschetto qui attorno ci sono lama, e cavalli che corrono









biglietto d'ingresso

SAQSAYWAMAN
Poi andiamo alla "classica" visita di Saqsày Wamàn (o semplicemente Sacsay =”testa inghirlandata”, o ondulata, quindi la testa incoronata della città di Cusco, e huamàn il falco), dove ci sono mura ciclopiche di massi inamovibili, incastrati perfettamente



mamma con pappagallo in testa

                        







il Myuccmarca, l'osservatorio astronomico



la famosa grande spianata:



ILLAPATA
I pastori quechua ci portano qua i loro animali a pascolare.

 Illapata, "il luogo dell'origine"




-







CUSCO 2°

Ammiriamo il Qori-Kancha, il "recinto aureo" -cioè il massimo Tempio sacro incaico- che è stato inglobato nel 1539 nella chiesa-convento dei domenicani, tra il basamento e il patio, la quale gli fu sovrapposta per spregio. Il Qorikancha si poté restituire alla vista solo in seguito al terremoto del 1950.
il basamento del Tempio del Sole, con sopra la chiesa


quel che resta della parte più sacra del Qorikancha    

          copia della "pala" d'oro che era sull' "altare" del Tempio, 
rappresentante Sole-Luna e la Via Lattea, oltre ad altri simboli

E poi andiamo alla grande pietra (Hatun Rumiyoc), detta "dai dodici angoli", del muro esterno dell'antico palazzo di Inca Roca, che è ora nel basamento di un grande palazzo coloniale sede dell'Arcivescovado



Giriamo un po' per il barrio de San Blas, con strette calles, e case coloniali, botteghe artigiane, laboratori, e anche pensioncine famigliari. Ma certo che la zona vecchia (casco historico) in certe parti è un po' decadente...
Passiamo dal museo d'arte precolombiana che sta nel palazzo della bella mesòn Cabrera, che era stato  uno spiazzo cerimoniale ai tempi degli Incas, poi divenne la casa del conquistador Alonso Diaz e da poco meno di un anno è stata trasformata in un bel museo.


tra antropologia e storia


SI RIPARTE IN VIAGGIO


Ripassiamo da Hurawasi, o Curahuasi (huasi= casa), capitale mondiale dell’anìs, dell'anice. Vendono anche un miele all’anisette che è eccezionale. Compro una bottiglia di puro miele d'api, miel de abejas,  di Chanchamayo, buonississimo, un sapore particolare.


Ad ABANCAY 

Ascoltiamo le canzoni della cantante Roxana Gutierrez di Andahuaylas, mi piace in particolare una canzone in quechua: "Chullalla Sarachamanta"

Un bravo cantante è Luìs Ayvar Alfaro

Ripartiti da Abancay vediamo un mercato del bestiame, in campagna:


Chontay, Lucuchanga, tutto giù, in fondo valle. Accopampa, agavi, cactus vari, eucalipti di tipi differenti, Itucunga, Puerto Banano, Yacca, canneti, palme. Scendiamo scendiamo sempre più...

 Tutti hanno sul tetto delle case, o sopra alla porta, qualcosina, o i due piccoli tori neri benaugurali, o girandole, o nastrini, una piccola croce di metallo, o altro.



Intanto ascoltiamo in macchina i CD...



IL MONDO ALTO
















E…infine eccoci! sull'Altipiano !!!





 "Pampas Galeras": con i recinti per le greggi

gli animali sono liberi entro spazi protetti amplissimi 

sulle alture ci sono malghe con i loro recinti (corrales), con pozzo (puquio)




una vizcaccha


vigogne libere:







Stupendo il laghetto al desvìo (=deviazione) per Pampachiri:




 a  PUQUIO 
da una cartolina


cuccioli di alpaca








E intanto Lino guida, guida e guida…



USCIAMO
Deserto vastissimo …...




il famoso cactus Sanpedro


Arriviamo a Nazca
Nazca, Ica, Paracas, Ballestas, Pisco (da: promoperu)




LA ANTICA CIVILTA' NAZCA




l'uomo-civetta (hombre lechuza)
il grande colibrì di 85 metri


l'uccello (condor?) di 130 metri
l'albero della vita
la coda arrotolata della scimmia (di 70 metri)



  

Maria Reiche

 sua sorella dalla Germania le spedì per nave un regalo: un pullmino Volkswagen,





la nuova PanAmericana sur

un mirador voluto da Maria Reiche nel 1974, di 12 m. di altezza.
 



ceramiche nazca, circa 200 av.C.


LA ZONA ARIDA







a ICA:


la casa Cabrera con la collezione di petroglifos

uno dei numerosissimi petroglifi di Ica

Sulle polemiche relative a questi reperti cfr. il mio Post del 4 giugno 2012:
http://viaggiareperculture.blogspot.com/2012/06/un-fantastico-viaggio-nel-tempo.html

Qui nella parte desertica ci sono due tipi di umanità:  gli uomini del territorio di sassi, e quelli del mondo di sabbia e polvere, che è ovunque nell’aria, vola in cielo, entra nelle case, come nell’auto, ma anche nel naso e negli occhi.






 Le capanne di paglia intrecciata sembrano quelle “casette” che si fanno con le carte da gioco. Si appoggiano quattro rettangoli come pareti, e si copre di sopra. Col vento poi un po’ si piegano da un lato... e infine cadono.




L'OCEANO

 biglietto della barca





 Già appena un po’ fuori ci sono diversi grossi delfini che van dentro e fuori dall’acqua, e tanti uccelli in volo. Dopo poco lungo la costa, sostiamo per ammirare un enorme, e misterioso, graffito che c’è sul pendio del promontorio, il cosiddetto “candelabro” (per altri un cactus), ma che probabilmente è il simbolo dell’albero della vita della cultura PARACAS che fiorì in questa area tra il 600 a.C. e il 400 d.C., e fu "scoperta" (ovvero valorizzata) nel 1925 dall'archeologo Julio Tello.



LE ISOLE BALLESTAS
arriviamo alle isole Ballestas, che costituiscono la riserva naturale marina fondata nel 1975. Data la corrente fredda di Humboldt (lo scienziato tedesco che l'ha identificata e descritta) che lambisce da sud a nord la riva occidentale del Sudamerica, qui sulla costa non piove quasi mai, se non in casi eccezionali
Qui ci sono una immensa quantità di uccelli, foche, leoni marini, trichechi, ci passano periodicamente delle orche marine, e vari tipi di gabbiani, e pellicani, ecc.










E, oltre a gabbiani, gavilanes,  pajaros,  ci sono anche diverse varietà di uccelli.


attracco per scaricare guano sui traghetti appositi


PARACAS

Poi torniamo e andiamo nella Reserva Natural, è l'unica riserva nazionale marina del Perù, che comprende anche tutta la penisola e la costa a sud, tutta l’area di interesse archeologico, e naturalistico. Entriamo con lo stesso biglietto della barca.
Sono sentieri di terra malmessi, e pian piano li percorriamo guardando il magnifico spettacolo del cosiddetto deserto ambrato. Qui gli antichi Paracas (circa 700 a.C.- 300 d.C.) seppellirono in circa 400 strette buche (huecos) a forma di coppa capovolta i loro morti,


che si sono come raggrinziti e incartapecoriti, e si sono conservati sin’ora piuttosto bene. Le donne hanno mantenuto perfettamente i loro capelli lunghi due metri (si dice che dopo la morte siano anche cresciuti un po’), e gli abiti e le stoffe in cui i morti erano avvolti, ottimamente conservati, hanno permesso di conoscere questa straordinaria capacità tecnica dei Paracas nell’arte tessile. Purtroppo qui i "tombaroli" hanno causato molti danni.

Tra il 1925 e il ‘27 vennero alla luce centinaia di tessuti stupendi per i colori e per i complicatissimi decori, benché anche molto piccoli, difficilissimi anche oggi da realizzare, con disegni minuti di differenti sagome e colori, composti da una infinità di punti micro. Sono tra i più raffinati tessuti pre-incaici: ce ne sono qui al museino "Julio Tello", a Ica, e poi anche a Lima.
Tocapu

dettagli di un mantello funerario in fibra di camèlide (collezione D.W.Ross)

museo mnaah, Lima


Andiamo a mangiare da "Tìa Pily" (zia Pilar) trattoria di pescado fresco. Mangiamo un enorme lenguado a la plancha in due (sogliola alla griglia), stupendo.


la mitica sirena dell'oceano

 qui a Pisco il pisco è della migliore qualità, e poi lo sanno fare meglio, il frullato è fatto bene col bianco d’uovo che diventa denso, in modo che la pajilla (la cannuccia) può stare ben ferma in piedi. Idem per il pisco iqueño (di Ica).


DI NUOVO LUNGO LA COSTIERA

 inizia la stretta fascia costiera coltivata a cotone 


RIENTRIAMO NEL REGNO DELLA POLVERE
I venti che vengono dall'oceano sollevano nugoli di sabbia, chiamati paraca, che formano dune. Sepolte sotto ci sono le antiche pampas fiorenti secoli fa, con i loro canali e acquedotti e tunnel sotterranei.






Solo verso quasi la fine di questo tratto di autopista, usciamo dalla area desertica e polverosa.

VERSO LA GRANDE CAPITALE
Da qui a Lima la Panamericana-Sur è come una autostrada delle nostre, per circa 150 kilometri.




Pachacamac
È stata fatta con la sabbia... e perciò è fragilissima.
È stata scoperta da Max Uhle nel 1903, ed è rimasta abbandonata (ed esposta ai saccheggi) per secoli, finché l'Unesco nel 1986 la dichiarò patrimonio culturale dell'umanità.





                                     

Comunque così restaurato (o ricostruito) l' Acclahuasi, ovvero il monastero di iniziazione delle "sorelle" del Sole, rende bene l'dea di come doveva essere il  grande palazzo di queste antiche vestali (anche da noi le suore dovrebbero essere sorelle tra loro, oltre che spose in Cristo Dio, cioè vincolate e dedite a vita al servizio del convento e della Chiesa).



vasellame cerimoniale Wari (da un catalogo)

Al bar del museo c’è un cane stranissimo, grigio a pelo corto, magro, che è di una razza proprio autoctona, è chiamato perro sin pelo, in it. viene denominato: "cane nudo peruviano". Nella zona interna della Selva esiste anche un raro cane amazzonico aborigeno, detto "orecchie corte".


LIMA  2°
facciamo alcuni acquisti di ceramiche e altri souvenir

copie di antiche bottiglie antropomorfe



ULTIMO TUFFO NEL PASSATO
Andiamo al quartiere che si chiama "Pueblo libre", al "Museo Nazionale di Archeologia, Antropologia e Storia" (mnaah), che è semplicemente favoloso e molto ben fatto (cfr http://mnaah.perucultural.org.pe), 

ecco quello che è il pezzo più famoso, che costituisce l’attrazione, e che è giustamente posto proprio nell’entrata,  cioè la “Stele Raimondi”, scoperta a Chavìn de Huàntar dall’archeologo di origine italiana


Stupende le ceramiche Moche (cioè di una cultura fiorita tra il 100 avanti C. e l' 850 d.C.).
 200 a.C.

 600 d.C. 
   due dei famosi e emblematici "volti sorridenti" (caras sonrientes)
da cataloghi d'arte


Ora hanno anche pubblicato in spagnolo il classico (e primo) studio dell'archeologo tedesco Max Uhle, Las ruinas de Moche, 1903, Fondo editorial de PUCP (Pontificia Università Cattolica del Perù), 2014, facendo così conoscere gli interessantissimi disegni antichi:





Impressionanti di nuovo sono le mummie di Paracas-Nazca
museo de oro, Lima

 con i loro capelli di due metri. E soprattutto i loro tessuti, che presuppongono, oltre ad un raffinato gusto estetico, una alta capacità tecnica per riuscire a raggiungere quei risultati straordinari pur con un telaio e strumenti molto semplici di legno, o di osso.


una zucca con la raffigurazione della Pachamama





RITORNO


condor, foto di J.Frankham/WWF



per finire con un omaggio agli andini che mi rimangono nel cuore, vi rinvio al post di foto del 16 novembre 2011, cioè  http://viaggiareperculture.blogspot.it/2011/11/gli-andini-del-peru-che-conservo-nel.html  (gli andini che conservo nel mio cuore)

Quanto ad altre FOTO se ne possono vedere anche su FB in un mio Album intitolato "foto del Diario", in: 
https://www.facebook.com/carlo.pancera/photos_albums
oppure direttamente:
https://www.facebook.com/carlo.pancera/media_set?set=a.1111375779454.2018533.1078658102&type=3




particolare ingrandito di ricami del bordo di un tessuto di Paracas





malghe sull'altipiano di Pampas Galeras

Come accennavo nel Diario ho comperato anche una antologia di racconti: Cuentos andinos raccolti e riscritti nel 1920 da E. Lòpez Albùjar, Biblioteca peruana di Promociòn editorial Inca, edizioni Peisa, 22a ediz., Lima-San Isidro, 1995.



Anche il romanzo di G.Martinez , di Nazca, che ho comprato a Lima: Biblia de guarango, Peisa, Lima-san Isidro, 2001, è un testo che rende molto bene, e anche con umorismo e un velo di ironia,  la mentalità popolare diffusa nelle campagne (guarango si potrebbe tradurre con "villico", o "buon uomo" sempliciotto di campagna; mentre il huarango è un albero spinoso ma frondoso di alto fusto che fa una buona ombra, sotto a cui si può riposare tranquilli).


illustrazione di M.Schreiber

Infine....non faccio certo mistero di aver letto (o riletto) prima di partire con mio gran piacere anche i gustosissimi classici Disney dedicati ad avventure dei noti paperi nel Perù (attuale e antico), che tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta furono non pochi .....     :-)




Per la cultura di epoca incaica, vedi di Carlos Milla Villena, Ayni, semiotica andina (sulla pratica del principio della reciprocità nei lavori di pubblico interesse), Facoltà di Architettura, Universidad San Martin, 2003, 

che è una critica delle modalità di ricerca e di studio che si adottano nelle opere sulla cultura andina; ma sopratutto l'indispensabile Genesis de la cultura andina,  Fondo editorial Colegio de Arquitectos del Peru, 1980, poi Editorial de la Asociaciòn de Investigaciòn Cultural "Amaru Wayra", La Victoria - Lima, 2006 (pubblicato anche a Quito).

Infine di Vinigi Grottanelli, L. Bernal, Paul Gendron, Le civiltà antiche e primitive: Le Americhe, UTET, Torino, 1989, pagg.278. 
E il dettagliato catalogo etnografico per il Cinquecentenario, curato da A. Amitrano, A. Rigoli, F.P. Campione ed altri, Atlante delle civiltà indigene delle Americhe, Edizioni Colombo, Venezia, 1992, capitolo 17.

Il mio diario di questo viaggio, di cui ho messo qui le principali foto, è intitolato "Con lo sguardo del condor" ed è stato pubblicato dalla Este-Edition di Ferrara nel 2015.
Su questo mio Blog ho caricato vari Post sul viaggio fatto in Perù nel 2004, e cioè le varie presentazioni del libro, vedi nella cronologia a: 16 novembre 2011; 26 gennaio 2015; 9 maggio 2015; 11 mag. 2015; e 24 mag. 2015. Riguardo alle "pietre di Ica" vedi 4 giugno 2012.

FINE    carlo_pancera@libero.it

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