sabato 1 febbraio 2014

il piacere della lettura (2)

La scrittrice Katherine Mansfield (1888-1923) annotò un giorno nel suo diario : "J. ha letto Cekov a voce alta. Avevo già letto uno dei racconti per conto mio, e mi era parso che non valesse niente. Ma, letto ad alta voce, sembrava un capolavoro. Come mai ?" (The Journal, 1927).
E certo gioca in questo anche il piacevole ricordo che molti di noi hanno conservato delle letture che un genitore seduto vicino al letto ci faceva alla sera quando eravamo piccoli; d'altronde è questa una delle poche attività regolari che accomunano ancor oggi la vita domestica di certe famiglie. Inoltre forse nelle generazioni dei nostri nonni, ancora sopravvive in alcune località il ricordo delle pubbliche letture che si svolgevano durante le veglie campagnole del sabato sera. Perciò oggi si stanno tanto diffondendo dischi, cassette audio, videocassette, e CD con la lettura non solo di favole, ma anche di racconti e di interi romanzi. Non è solo fenomeno attribuibile alla pigrizia dell'era della televisione e del computer, che ci avrebbe disabituato alla fatica di leggere rubandoci così il piacere della lettura. E' anche una riscoperta del piacere di sentir leggere, del farsi raccontare un racconto.
Il romanzo di Raymond Jean, "La lectrice" (1986, tr.it. Robin ed., Roma 1999), raccontava la storia di Constance, una ragazza che ama molto leggere, e mentre legge, sogna, e si immedesima nel mondo fittizio e nei personaggi delle sue letture. Così le accade anche leggendo un romanzo che raccontava la storia di Marie, una ragazza che si recava a domicilio per intrattenere bambini, anziani, handicappati, 

dal film di Deville

tipi strani, ciechi, vecchiette, leggendo loro romanzi spesso con una liseuse sulle spalle. Constance decide di dedicarsi alla stessa sua attività, mette un annuncio sul giornale e scopre di aver dato risposta a una latente aspettativa, c'era infatti una enorme domanda che non trovava riscontro sul mercato....  Qui inizia la vita romanzesca e piena di incontri incredibili di Constance/Marie. Dal libro è stato tratto il film di Michel Deville, del 1988, (interpretato da Miou-Miouintitolato in italiano "La lettrice" (che è anche uno dei significati di liseuse…).
E ancora ad es. potrei menzionare il romanzo di Marie-Sabine Roger, "La tête en friche" (2008, tr.it. "Una testa selvatica", Ponteallegrazie - A.Salani editore, Milano, 2009), che racconta di un omone semianalfabeta, e di una vecchietta che si siedono sulla stessa panchina e lei incomincia a leggergli un libro,  e da qui nascerà un rapporto fatto di parole e di affetti che li trasformerà entrambi.


Quegli insegnanti di buona volontà che cercano di infondere il gusto della lettura, ci assicurano che i ragazzi a cui si leggono con una buona capacità recitativa testi che li possano affascinare, non solo restano coinvolti in un ascolto attento, ma presto provano tutti a leggere di loro iniziativa, e apprendono ad amare la lettura. E nel contempo, non perderanno del tutto il ricordo (e se si tratta di un bel ricordo non può non generare nostalgia) del piacere di farsi leggere. La lettura ad alta voce anche di testi narrativi dunque sta tornando ad affiancare la pratica del leggersi mentalmente un testo, del leggere esclusivamente per sè. E questo è certamente un dato positivo correlato sia alla diffusione del libro, che a quella delle letture (vedi il successo degli audiolibri), che non va trascurato. 
Il piacere di ascoltare non si limita ovviamente solo alla lettura ad alta voce, ma riguarda il piacere di sentir raccontare delle storie, delle narrazioni, come ad es. ci dice lo scrittore cileno Hernàn Rivera Letelier, in "La contadora de peliculas" (2009, tr.it. "La bambina che raccontava i film", Mondadori, 2011), un romanzo delicatissimo ed emozionante.

§.2
Quanto alla scelta delle nostre letture bisogna riconoscere che, nonostante eventuali oculati e affettuosi consigli di educatori e bibliotecari, siamo -almeno un po'- tutti autodidatti, se non altro nel senso che siamo propensi ad approfondire ciò che ci interessa. Comunque il contatto con i "grandi" autori universalmente riconosciuti tali, è solitamente una esperienza travolgente -anche se di fatto c'è anche chi è passato attraverso la lettura di grandi maestri senza peraltro modificarsi. Si deve creare in effetti un minimo di sintonia con un testo, e il possedere certi strumenti critici e conoscitivi aiuta moltissimo a capire e quindi a entrare nel mondo dell'autore. Ma ciò che a volte è più determinante è il fatto che una certa lettura, con cui troviamo spontaneamente appunto motivi di sintonia, stimoli la nostra fantasia.
veneto-arte.it

La fantasia è una capacità straordinaria dell'essere umano, e comunque è insopprimibile. Essa si esercita su qualsiasi materiale le si offra, in particolare se si tratta di materiali che si prestano ad attivare l'elaborazione di immagini. La battaglia contro la fantasia infantile condotta da certi savants razionalisti del Sei e Settecento, che ritenevano l'evasione dalla realtà una pratica diseducativa, è stata inevitabilmente una battaglia persa. In una trasmissione di Rai-Educational ("Il Grillo") intitolata "L'originale e la copia", uno studente liceale chiedeva al professor Gianni Canova: "Secondo Lei una storia romanzesca è evasione dalla realtà o rispecchia la realtà in tutti i suoi aspetti?". Canova: "Né l'uno, né l'altro. È una parte della realtà. Non la rispecchia, non ti porta fuori da essa, ma è un elemento che fa parte della realtà quotidiana, non riproduce il mondo, ma produce pezzi di mondi, in cui ciascuno di noi di tanto in tanto va ad abitare (...). Cioè il problema vero con cui dobbiamo confrontarci oggi è proprio l'impossibilità, sempre più marcata, di tracciare un conflitto netto e rigoroso fra la realtà e la finzione. Ma nessuno di noi lo fa nella propria vita quotidiana. Ognuno di noi, come dire, vive in una cosa che chiama realtà, "finzionalizzandola" continuamente e riempiendola di elementi virtuali, di sogni, di immaginazione. E nello stesso tempo i sogni, gli elementi virtuali, le immaginazioni, sono pieni di cose attinte dalla cosiddetta realtà. Cioè non pensate più in questi termini così dicotomici, etici: non c'è confine, se non quello che di volta in volta ognuno di noi stabilisce, ma è un confine continuamente spostabile, mutevole, aggiustabile e riverificabile di volta in volta."

Ma oltre all'immaginario che produce qualcosa di strutturato, non trascuriamo il fatto che la mente ha anche un'altra attività, più gratuita ancora: quando vengono stimolate associazioni di pensiero, essa a volte vaga liberamente istituendo connessioni creative anche senza sequenzialità e senza apparente senso alcuno. In particolare i testi narrativi, e poetici, hanno questo potere di rilassare e attivare nel medesimo tempo la nostra mente. Tra le varie forme di comunicazione scritta, proprio quella narrativa o poetica sembra rispondere a un profondo bisogno di comunicazione di moti dell'animo che più facilmente stimola ad innescare implicazioni col proprio mondo interiore. E molti lettori iniziano a vagare, anche da un testo ad un altro, proprio alla ricerca di tali stimoli. Diceva Jorge Luìs Borges: "Nel mio testamento -che non ho intenzione di scrivere- consiglierei di leggere molto, ma senza lasciarsi condizionare dalla reputazione degli Autori. L'unico modo di leggere è inseguendo una felicità personale." (Borges profesor, E.M.C., Buenos Aires, 2001). Ammetteva ad esempio ancora Enzo Siciliano in un articolo su "La Repubblica" in cui rievocava le sue prime letture: "La lettura mi aiutava a immaginare - e questo era tutto. Più che gli argomenti di un libro, quel che mi restava in mente era una proiezione musicale o un alone di visioni dove l'esistenza prendeva forma". 

Questa figura del lettore come di un curioso vagabondo ci permette di meglio cogliere e comprendere il bisogno di svolgere una serie di incessanti associazioni mentali, che è poi l'attitudine che costituisce una delle premesse indispensabili per stimolare il pensiero creativo, per uscire dagli schemi e dai percorsi prefissati in qualunque campo. Diceva Oliver Cromwell che "nessuno va più lontano come chi non sa dove sta andando".  Proprio così  accade anche a quei lettori vaganti intesi come coloro che "assaggiano" le letture più diverse anche in modo disordinato ma sempre da insaziabile curioso alla ricerca di qualcosa che possa ancora e nuovamente suscitare in lui meraviglie, stupore, interesse acuto, e comunque emozioni intense.

http://sistemabibliotecariomedionovarese.blogspot.it/2013/04/

In particolare le opere narrative più creative hanno questa capacità di comunicare emozioni intense poiché esprimono in modo originale e straordinariamente efficace il vissuto più profondo che l'autore ha elaborato nel compiere determinate esperienze di relazione col mondo oggettivo e con l'ambiente sociale a lui circostante.
E tale capacità di trasmettere emozioni accade anche quando l'opera d'arte innovativa di autori geniali -in particolare quelli a noi contemporanei- suscita un rifiuto a causa del suo impatto a volte violento con le abitudini mentali consolidate. Tale impatto è tanto più forte quanto più l'opera è sconvolgente perché tocca la nostra sensibilità su punti che scopriamo essere irrinunciabili o comunque importanti per la nostra visione delle cose. Il che forse succede più raramente con testi che sono già stati in qualche modo acquisiti e assimilati nella nostra tradizione culturale.
Ma tutte le trame, i concetti, le immagini, le possibili associazioni che un libro ospita nel suo testo sfuggono ad una prima lettura, e sovente anche a letture ulteriori, anzi sfuggono spesso anche al suo stesso autore…(!).
Tuttavia un libro ci è caro sopratutto nella misura in cui ha rappresentato una fase della storia della nostra coscienza, o ha costituito un punto di svolta. La lettura ci introduce in mondi esperienziali altri. Essa ci può cambiare, o comunque i vissuti di cui è portatrice entrano in contatto con i nostri, introducono sensazioni, riflessioni, conoscenze che iniziano ad abitare la nostra mente, e ci arricchiscono.

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