giovedì 27 ottobre 2011

poesia di Judith

In un giorno piovoso una mia ex studentessa, ora laureata, si è fatta un viaggio (una specie di "rimpatriata" o viaggio di ritorno/nostalgico) ed è venuta apposta a Ferrara per rivedere la città, per ritrovare le sue vecchie amiche e visitare la sua vecchia casa, e per entrare in aula ad ascoltare una lezione del suo vecchio professore, e mentre era lì seduta ad ascoltarmi intanto che parlavo della formazione dell'identità... ha scritto questa poesia, che all'uscita mi ha dato
(hey Jude...)


A PROPOSITO DI IDENTITA'


Siamo le persone che incontriamo. 

Prendiamo dagli altri parti che plasmiamo su noi stessi con la noncuranza con cui berremmo un bicchier d'acqua. 
Eppure siamo loro quanto siamo noi stessi. 

Se solo potessi, vivrei del respiro degli altri... non so nemmeno io quando ho cominciato a prendere dagli altri le componenti più svariate... 

L'altro giorno ero la risata dei miei amici. 

Ieri ero lo sguardo perplesso di giovani studenti, spiazzati da tanta destrutturazione. 

Oggi voglio essere i grandi occhi neri di Azam, che sorridono sempre. 

Domani, le mani di Eleonora, che stringono sempre una sigaretta. 

Poi, voglio essere la mente di Carlo, che non smette mai di scorrere fluida e veloce. 

Voglio essere i ricordi di Tea, che con una foto si emoziona. 

E solo nel dirlo, lo sono già. 

In due brevi, brevissimi giorni sono stata un po' di tutti loro per trovare anche un po' di me. 

Hildita l'ho vista..ma era sempre qualche passo avanti a me. Lo so che non è lontana, ma ancora non è il momento. 

Io continuo a camminare, qualche volta una nuvola di fumo mi avvolge..qualche volta rallento per pensare...non mi devo fermare. 

Siamo le persone che incontriamo. 

Io mi cerco negli altri. 

Io mi cerco. 

Costantemente insofferente. 

Rido, mi stupisco, mi meraviglio, mi incazzo...

Le strade nebbiose e semibuie di Ferrara sono le stesse. Io no. 

Era quello che cercavo. Era quello che volevo. 


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