domenica 3 marzo 2013

SL (4) Sigiriya e Polunnaruwa


10 febbraio
Colazione a buffet all'agriturismo, ci sono gli steamed hoppers, o string hoppers, tipici della prima colazione singalese, e il curd di bufala con miele. Gli hoppers al vapore sono degli spaghettini di riso tipo capelli d'angelo, che rimangono molto appiccicati, forse per l'amido, e dunque risulta come una polpettina coesa di spaghettini, sui quali i singalesi usano mettere il sambol (polpa di cocco grattuggiata con peperoncino e lime, di cui dicevo ieri), o qualsiasi altro curry (che a SriLanka significa semplicemente: condimento), e poi volendo si può anche arrotolare e mangiarlo tenendolo in mano come un cannellone ripieno.


In effetti Kennedy mangia sempre con le mani, che si lava accuratamente sia prima che dopo, sia a colazione che a pranzo e a cena.
Poi partiamo verso Sigirìya. La strada è nuova e bella. Sui cartelloni  e sui muri ci sono dei poster con la pubblicità di un nuovo film intitolato "Sri Siddhartha Gautama", sulla vita del Buddha, è di dicembre, ed è uscito nei cinema di Sri Lanka da un paio di settimane.

Kennedy ci racconta che suo padre era buddista ma si era innamorato di una cattolica, e per sposarla si è  fatto cattolico, quindi lui e i suoi fratelli e la sorella sono nati cattolici. E poi ci racconta di sua figlia Seweetha di otto anni, che da piccolissima è diventata cieca, prima a sinistra per un tumore,  poi poco più tardi anche all'occhio destro. Poi è nata la seconda bambina che ora ha 4 anni.

Sigirìya (rocca del leone)
Eccoci alla grandiosa collina di roccia, un monolite che emerge in verticale dalla piatta pianura e sovrasta da lontano il villaggio, e che si vede da ogni parte dei dintorni. E' un luogo fantastico! Non per nulla dichiarato patrimonio dell'umanità (world heritage site) dall'Unesco nell'82.
Davanti alla rocca il re Kasyapa che regnò dal 477 al 495 d.C., aveva fatto costruire il suo palazzo, si attraversano i resti dei giardini e dei bacini d'acqua, pleasure gardens and fountains, dopo di che si incomincia la salita in mezzo a grandi massi. Immaginate la suggestione di un palazzo e di piscine con alle spalle questa parte di roccia che sovrasta tutto il panorama... Ad un certo punto c'è la sala delle udienze con il trono in pietra, detto asana, che significa posizione, forse perché lì il sovrano stava seduto in posizione di potere. Lì vicino c'è la cobra-hood cave, che è una roccia dalla forma immaginaria di un immenso cobra di pietra che sovrasta la nicchia con il luogo di meditazione dei monaci buddisti che occuparono quel luogo sino al XIII secolo.  Tutta questa area palaziale fu costruita da migliaia di operai, da ingenieri idraulici, e di migliori architetti di allora...
 Poi una scalinata porta sempre più in alto e vicino alla parete scoscesa della rocca. Quindi grazie a delle scale a chiocciola di metallo di più di 50anni fa, attaccate alla roccia, si riesce sudando a raggiungere il livello in cui nella roccia si aprono delle grandi fessure a formare delle grotte in cui sono stati realizzati dei preziosi affreschi sulle pareti (painted caves). Si tratta di opere d'arte molto raffinate, e tra le pochissime rimaste sino ai nostri giorni che attestino la pittura di quel periodo storico dell'inizio della civiltà buddista singalese. Queste in particolare però raffigurano scene di corte, e rappresentano principesse o dame di un corteo che rendono omaggio al sovrano e portano doni, e forse celebrano la schiera delle belle dell' harem reale. Ne restano solo diciannove delle cinquecento figure che c'erano in origine (molte sono state distrutte da un vandalo nel 1967), e sono state chiamate the Sigiriya Damsels, o the heavenly Maidens, dette anche "le damigelle delle nuvole", dato che a quell'altezza nuvole di nebbia e umidità dovute all'evaporazione del terreno in un clima così caldo, sono spesso presenti (come pure ora). O anche le "principesse delle scale". Così le hanno denominate i primi archeologi che le hanno scoperte, pieni di meraviglia. Gli affreschi li ha salvati uno studioso italiano che si accorse che i pittori di allora davano tre mani di colori, e in un caso tra l'una e l'altra cambiarono idea sulla posizione delle dita (mudra).
Sul muro, detto mirror wall, che è una parte della parete del monolito, levigata e lucidata con smalto trasparente, si sono conservati dei graffiti con commenti, frasi (e anche bei componimenti poetici), scritti dai visitatori a partire dal VII secolo. Che impressione pensare che c'era quella brutta abitudine già allora, solo che adesso queste sono diventate scritte di interesse storico!
Già solo il salire sulla chiocciola e vedere un sempre più vasto panorama della pianura sottostante, ci fa impressione, figuratevi che cos'era l'ascensione a quei tempi antichi con scalette di corde di raffia o fibra di palma da cocco... A metà c'è appunto il meritato riposo con questa visione celestiale degli affreschi. La mèta in effetti è un'altra: è raggiungere l'altipiano in cima alla collina rocciosa, di un ettaro di superficie, dove il re aveva fatto costruire (ma come fecero a portare là il materiale e gli operai?) il palazzo con le sue camere private (pleasure-dome). Un vero nido d'aquila. E' proprio il favoloso Oriente...
Noi non ce la facciamo più a salire fino in cima, e contenti di quel che abbiamo potuto vedere, dopo aver comunque fatto quasi mille gradini, ritorniamo in basso, causa: afa...
Nella ascensione sarebbe raccomandato un rispettoso silenzio, anche per non infastidire i calabroni...




il grande cobra protettore






Queste pitture di giovani dal seno rigoglioso ci permettono di conoscere quali fossero le forme ideali così come vennero indicate nel sacro testo "Samudrika Lakshanas": i seni ideali sono pieni e pesanti come brocche piene d'acqua, sodi come i frutti della palma, ma delicati e lisci come i frutti del mango. Altri testi dell'epoca dicono che i seni di una donna ideale dovrebbero essere simmetrici, pesanti e sensuali, toccarsi tra loro in modo che lo stelo di un fior di loto non vi possa passare in mezzo. I capezzoli dovrebbero essere eretti e ben puntati in avanti come il becco di un pappagallo. (cfr.  il seno nell'arte, cap.1, in: http://www.guidecampania.com/seno/cap1.htm )


Ecco che Marco, avendo addocchiato l'incantatore di serpenti che c'è giù, va dritto da lui e si fa mettere un serpente (non un cobra per fortuna, ma un pitone) attorno al collo.

Proseguiamo, andiamo sulla A11, dentro la foresta, e vediamo un bell'uccello, un iguana e un normalissimo bel gallo chiamato walìcukula (simbolo nazionale del regno singalese), un bel peacok, pavone, anch'esso simbolo reale. Lungo la statale (che è quella che va a Batticaloa nella provincia est) c'è la polizia, K. dice che quello della stradale ti da la multa solo dopo che gli hai consegnato la patente, e te la restituirà solo quando gli porterai la ricevuta che prova che hai pagato ... è pazzesco! è così che nasce la corruzione nelle istituzioni pubbliche, e si sviluppa anche tra la gente comune...
Sul nostro percorso vediamo una "fabbrica di riso", dove lo lavorano: prima lo fanno bollire in un pentolone, poi lo mettono per terra ad asciugare, quindi lo mettono in una macchina da mondare, per pulirlo e tirare via la pellicola esterna, poi lo confezionano in un sacchetto di juta plasticata.
Il lago di Giritale lo hanno reso più profondo, perché se no quando c'è poca acqua e poca pioggia, allora si prosciuga facilmente e troppo rapidamente.
Ci fermiamo appunto a Giritale sul lago Minneriya, in un ristorante in campagna, che è di una famiglia, ora lui è morto e lo gestisce la vedova con gli zii, quindi K. preferisce fermarsi qui per aiutarli. Si chiama "The Village" (ha anche delle camere), e pranziamo bene ed abbondante, sempre a buffet, per un totale di 3400 Rs con le bibite ( = quindi 5 € a testa).
In questo buffet al banco self-service hanno avuto la simpatica idea di appendere dei cartelli con le indicazioni delle proprietà alimentari dei cibi qui presenti. Per cui leggiamo che la zucca contiene carotene, le Ladies fingers, dei vegetali chiamati anche okra, dalla forma simile a piccoli zucchini o anche tegolini (calcio, vitamine e carboidrati), il bread fruit, il frutto dell'albero del pane (proteine, carboidrati, sale zuccheri), il  banana bloater, il fiore del banano (carboidrati e vitamina C), il dhal, che è una crema di lenticchie indiane color zafferano (proteine), il jack fruit e il baby jack (carboidrati e ferro), l'ananas (vitamina C), il mango (vitamine B e C, e fibre), lo sparagus (vitamine A e B, ferro e fibre), le melanzane (carboidrati), il bitter gourd, una zucca o cucurbita amara (contiene ferro), e la manioca (contiene carboidrati).



verdure cotte e chutney

Tra le altre cose prendiamo delle verdure cotte con chutney. Ma che cos'è il chutney? è una salsina, una composta agro-dolce, che si usa come contorno per accompagnare piatti sia di carne che di pesce o di verdure. Ecco una delle tante possibili ricette per un mango chutney (che è il più comune):

1 mango di circa 600 gr, 1 cipolla, 1 cucchiaino di grani di mostarda gialla, 3 bacche di cardamomo, 4/5 chiodi di garofano, un cucchiaino di zenzero grattugiato, 1 cucchiaino di peperoncino piccante, 2 cucchiaini di garam masala30 gr di uvetta passa, 60 gr di zucchero, 80 ml di aceto di mele, Sale, Olio di girasole

Lavate il mango e tagliatelo in piccoli pezzi.
Pulite la cipolla e tritatela, fate lo stesso con l’uva passa e tenete da parte.
Far bollire lo zucchero nell’aceto fino a quando si è sciolto.
In una padella dal fondo spesso versate un filo d’olio, appena caldo fatevi saltare i grani di mostarda ed il cardamomo. Aggiungete quindi la cipolla, il peperoncino e lo zenzero. Quando le cipolle sono dorate incorporatevi le altre spezie e continuate la cottura finché le spezie non hanno sprigionato i loro profumi.
Unitevi quindi uvetta  (ed eventualmente delle mandorle) e lasciate cuocere per circa un’ora, rigirando il composto di tanto in tanto per evitare che si attacchi. Cuocete con coperchio per la prima mezz’ora e poi aggiungete un bicchiere di acqua calda (se necessario) e continuate a cuocere scoperto per il restante tempo facendolo addensare.
(ricetta tratta da Gio di salerno, con qualche ritocco) http://symposionfoodies.blogspot.it/2011/05/chutney-di-mango.html


Una deviazione dalla strada, permette di raggiungere la statua di Avukana , un altro capolavoro dell'arte singalese . Alta 14 m., fu scolpita in un solo blocco di roccia per volontà del re Datusena, il padre di Kassyapa di Sigiriya, nel 460 d. C. Mostra il Buddha in piedi che, in modo inconsueto, indica la tunica, ciò pare che voglia significare che una volta raggiunto il nirvana non occorre più nulla per riparare l'uomo dai bisogni terreni. 

Torniamo sulla A11, a Jayanthipura, e dopo pranzo andiamo all'altra città storica, la medievale Polonnàruwa.
Qui, come a Sigiriya, c'è molto turismo, sono numerosi i turisti indiani, giapponesi, e altri europei, ma anche quelli locali, essendo domenica,

e quindi gli ambulanti qui sono molto insistenti e rompiballe (comunque nonostante ciò sono un po' meno pressanti che in India). Compero da uno una buona carta stradale grande (1:500mila, della ABC Publications, di Kelaniya), ad un prezzo accettabile, ma contrattando a lungo tempo. E poi prendo due strips di postcards (cosa che non faccio mai, anche perché noi non mandiamo mai cartoline a nessuno), da un poveretto su sedia a rotelle. Poi K. che lo conosce, mi conferma che ho fatto bene ad aiutarlo, sa che è rimasto senza gambe perché in treno si era seduto sull'entrata del vagone (come fanno molti) con le gambe penzoloni, e nell'attraversamento di un ponte stretto, gli si sono tranciate le ossa ed è caduto in avanti sul greto del fiume. Ha famiglia e figli e non trova lavoro.
Dunque si entra nella zona archeologica entrando nel museo (di una dozzina d'anni fa). All'inizio c'è un interessante bassorilievo di uno che sta seduto a gambe incrociate che si faceva kara-kiri, del XII secolo... mi pare un po' il simbolo di questa lotta tra tamil e singalesi.
Con Polonnàruwa si visita la seconda capitale dell'isola, già nel VII sec. ci fu la penetrazione commerciale, economica e di popolazione, da parte dei Pallava, la dinastia regnate nel sud dell'India, poi, dopo aver invaso il nord dell'isola, e distrutto Anuradhapura, la dinastia tamil dei Chola alla fine del X sec. fondò qui la sua capitale, Pulatthinagara, e ne fecero anche la città santa del brahmanesimo shivaita a Ceylon. Quindi la città era consacrata a Nataraja, cioè a Shiva in quanto "Signore della danza" cosmica, il distruttore-trasformatore. Ora i pezzi più belli sono al museo di Colombo, e qui è pieno di foto e di copie. Poi con la restaurazione del regno singalese da parte del re Vijayabahu, si è sviluppata una architettura originale che in certi casi fonde l'estetica dell'arte shivaita tamil con l'arte buddista singalese.

C'è un bellissimo Buddha scolpito sdraiato, nel momento in cui sta per abbandonare il corpo (all'ingresso del santuario-monastero Gal Vihara, il tempio della roccia, del 1153-1186), che veramente incanta per la sensazione di serenità che sa comunicare.


e uno seduto, molto preso e concentrato in una meditazione profonda, questa statua è detta Lankatilaka, cioè gloria dello Sri Lanka.


Un altro seduto, poi uno in piedi in una postura inusuale e con le braccia conserte. Il tutto è protetto da tettoie e da uno sbarramento che impedisce di avvicinarsi troppo. C'è anche un interessante tempio circolare (circular relic shrine), Vatadage, che per un certo periodo custodì la reliquia del dente di Buddha.  Poi la piscina della regina Lilavathi, in granito a forma di loto, i resti del palazzo, un grande stupa, una bella statua di un re con la spada curva, Parakramabahu, e vari altri resti di templi hindu e buddisti. Alcuni inusuali, come appunto quello circolare e quello a piramide. Tutto si fonde mirabilmente con la natura circostante.
In definitiva si arriva a comprendere che da almeno un millennio in quest'isola si sono sviluppate non una ma due civiltà (l'una di origine sanscrita, e l'altra dravidica), corrispondenti non solo a due diverse lingue, ma a due diverse culture e religioni. Polonnaruwa è uno dei luoghi in cui convergono sia singalesi che tamil, sia hinduisti che buddisti, e qui perlomeno si "incontrano".
Ci soffermiamo all'ombra degli alberoni, a guardare i giochi delle scimmie tra loro. Tutta la zona di questo grandissimo demanio è comprensiva di una fitta giungla. 




Visitiamo anche il grande Parco lungo il canale, in parte in auto, è anche questo di vari ettari. Incontriamo un giovane elefante maschio da solo e libero, che attraversa la strada per andare al lago a bere. Ce ne sono altri che abitano qui, ma fanno la loro comparsa solo di sera. Bei luoghi.



Al ritorno ci fermiamo a prendere una aranciata in un paesino, perché fa veramente molto caldo. ci sono delle panetterie proprio ben messe e con un sacco di roba bella e buona (ma non solo qua, in generale).
Arriviamo al nostro agriturismo MPS Village (cfr. http://www.mpsdambulla.com/ sightseeing.html) per la seconda notte, e facciamo il bagno nella piscina sul bordo del laghetto, oramai all'imbrunire e tra i gridi degli uccelli.  Sul fondo della piccola piscina ci sono delle lucette che cambiano colore... carino...
Vediamo un bellissimo stormo di 9 tucani che volano via.
Al buffet per cena ci sono tutti quei ragazzi che fanno volontariato, sono della organizzazione internazionale "Habitat for Humanities"; questi sono circa 25 ragazzi/e  tra i 16 e i 18 anni, con quattro adulti (canadesi) che li accompagnano. Sono tutti figli di persone di vari paesi del mondo, che lavorano in Arabia Saudita.
Ci riposiamo dopo una giornata calda e impegnativa, ma abbiamo visto tante cose interessanti e belle.

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