lunedì 4 marzo 2013

SL (6) Peradeniya e Pinnawala

12 febbraio: Peradeniya e Pinnawala

Al mattino presto vediamo delle bimbe e ragazze che fanno ginnastica all'aperto, e poi altre che si preparano a entrare in una piscina scoperta, e più giù dei ragazzi che fanno vari sport, e altri che sono impegnati a fare footing e altri corsa.  
La prima colazione con degli hoppers, ma questi -diversamente da quelli descritti l'altro giorno- fatti come delle crèpes con dentro un uovo fritto;

e il pittu, che è una mistura di farina e cocco, cotta al vapore in uno stampino di bamboo, per darle una forma cilindrica, poi bagnata nel latte di cocco o condita con del curry, o con del chutney.

PERADENIYA
Andiamo lungo il "grande fiume di sabbia", Maha weli Ganga, così chiamato per il fatto che dalle sue rive e dal suo letto si preleva molta sabbia per le costruzioni, ed è il fiume maggiore dell'isola che poi sbocca a Trincomalee. E ci rechiamo a Peradeniya, dove ci sono i famosi giardini botanici. Risalgono ad una iniziativa del governo coloniale britannico che nei primi anni dell'Ottocento decise di utilizzare così il parco reale del sovrano di Kandy detronizzato, ed è oggi uno dei più mirabili del mondo. E' praticamente un conservatorio delle piante tropicali e equatoriali di ogni continente. E' immenso, si estende su 147 acri (=59 ettari) e ha una dépendence, che è un vicino giardino di piante medicinali, di altri 23 ettari. Ci sono più di quattromila specie diverse, tra cui molte anche assai rare. Il biglietto di ingresso ai Royal Botanical Gardens costa 1100 rupie a testa (poco più di sei euro).
Essendo con Marco, il quale, laureato in agraria, è sempre stato un grande appassionato di bamboo, andiamo subito, orientandoci con una apposita cartina, verso l'area dove c'è una grande collezione di vari tipi di bamboo. Il parco è pieno, oltre che di turisti, di coppiette di innamorati. Poi giriamo attorno al laghetto con la fontana, e diamo una occhiata anche alle altre collezioni. 








Purtroppo riprende a piovere e va crescendo di intensità, per cui la nostra visita resta disturbata. Comunque ci vorrebbe una intera giornata per vedere un po' tutto il parco, e non basta la sola mattinata.
Al parcheggio c'è una signora che vende zerbini e tappetini di gomma, che si porta sulla testa, K.ne ha comprato uno, perché sa che è una vedova con figlie, e ha voluto aiutarla.
Prendiamo la strada A1 (quella tra Kandy e Colombo) che passa vicino ad un'altro orto botanico, ed è tutta una zona di bella vegetazione e di coltivazioni di spezie, lungo il Maha Oya, un altro grande fiume che sfocia a Negombo. Arriviamo a

PINNAWALA
dove ci sono negozi di articoli in pelle, tipo borse di ogni genere, botteghe di intarsi su legno, e di statuette di legno, e di artigianato di produzione cartacea, e soprattutto andiamo direttamente all' Elephants Orphanage, dove vengono raccolti gli elefantini rimasti orfani (a causa dei bracconieri), ma anche degli adulti, ad esempio c'è un maschio che era restato ferito ad una gamba da una bomba dei separatisti tamil, e uno che è sopravvissuto ad uno scontro con un treno, e un altro che combinava disastri nei villaggi, e lo hanno fatto portare qui, e uno che è rimasto mezzo accecato, sempre dai bracconieri che tentavano di togliergli le zanne. Inoltre ci sono varie elefantesse che si prendono cura degli orfani. Arriviamo in tempo per l'ora di pranzo, e assistiamo all'intervento dei guardiani forestali che danno loro dei grandi biberons di latte d'elefantessa. E' molto tenera la scena.
Poi gironzoliamo tra gli elefanti e li osserviamo nelle loro interazioni e attività. Il biglietto di ingresso costa 2000 rupie, cioè 11 €uro.



Il Parco fa venire 250 kili di foglie al giorno per il nutrimento di ogni ospite, e "in compenso" poi degli inservienti raccolgono tutta la cacca con la quale si può tramite particolari procedimenti fare della carta e del cartone. Perciò qui nei dintorni ci sono molte paper mills, cartiere artigianali, che poi vendono fogli, quaderni, block-notes, eccetera. Dung paper, o poo-poo paper ...

Quindi pranziamo all' Elephants Park, in un ristorante con terrazza proprio sulla riva del fiume in cui porteranno gli animali a lavare, e a rinfrescarsi.
Mangiamo bene e al solito prezzo di circa 6 euro a testa. Dopo un po' arrivano 45 elefanti che occupano per intero tutta la stradina dei negozietti tra l'orfanotrofio e il fiume, facendo una gran vibrazione del terreno; è un vero spettacolo, emozionante, non avevo mai visto da vicino un numero così grande di elefanti tutti assieme, è realmente un terremoto, fa impressione.

Poi dalla terrazza stiamo a guardare la scena di loro che si rilassano, si divertono, si rinfrescano. Uno se la dorme stando sdraiato su un fianco, sotto il pelo dell'acqua, tenendo fuori solo la fine della proboscide per respirare, o se no anche facendo le bolle, e dormendo. Un'altro sta isolato e è nervoso, e pendola sulle zampe. Altri vanno in giro sul greto del fiume, i giovani giocano.



Dopo l'orario di svago rientrano, prima i tre maschi, tra cui uno è molto socievole, e si sofferma a salutare tutti quelli dei negozi che lui conosce. Poi rientrano tutti gli altri.

Usciti da Pinnawala, vediamo che ci sono anche altre fondazioni contro il bracconaggio e a difesa degli elefanti, con piccoli parchi, e anche varie fabbrichette di carta.
Vediamo ad un certo punto una parte molto fitta di foresta in cui pendono dagli alberi centinaia e centinaia di grossi pipistrelli.

C'è un intenso e denso traffico stradale nel ritorno a Kandy.

Kennedy guidando canticchia una canzone, e gli chiedo informazioni. Dice che è una canzone popolare che parla di Sura Saradiel, che fu il Robin Hood singalese a metà dell'Ottocento, sulle cui vicende sono sorti racconti leggendari, che vengono trasmessi in forma cantata. Ma anche se le leggende aggiungono molto di fantasia, c'è pur stato veramente uno così che viveva in una misera capanna in montagna nella foresta, e rubava agli inglesi e ai loro sostenitori, ma mai ai singalesi e tanto meno ai contadini o ai poveri, anzi è rimasto povero perché proprio quel che prendeva lo dava per aiutare chi aveva bisogno, per cui non si riusciva ad arrestarlo non solo perché si nascondeva nella foresta, ma anche perché tutti lo proteggevano, ma alla fine fu catturato e mandato a morte. Per K. questi racconti sono stati importanti quando era un ragazzino di campagna, e per lui Saradiel era un eroe e non un bandito fuorilegge.

Arrivati in città, ci fermiamo al negozio della "Oak-Ray Silk Gallery", dove andiamo a vedere le famose T-shirts e camice delle grandi marche europee e occidentali, che vengono prodotte qui, e che vendono a prezzi di fabbrica, e inoltre ci sono pure imitazioni (ma queste le si trovano soprattutto nelle bancarelle di strada). Le T-shirts "normali" sono a 300 rupie (= 1€ e 70), mentre quelle delle grandi marche, tipo Lacoste, Polo, Tommy Hillfinger, Ralf Laurent, o altre le vendono a 1500 Rs. (cioé 8€ e mezzo). Ne comperiamo diverse.

Poi visitiamo anche la show-room della "Oak-Ray Woodcarving", che è lì vicino. Un lavorante ci mostra come si colorano le maschere tradizionali in legno. Si prende un barattolo con acqua calda, gli si versa dentro della limatura fine di legno rodiato, poi si immerge del ferro precedentemente bagnato con succo di lime, e il liquido diviene miracolosamente nero; poi si aggiunge abbondante succo di limone, e diviene giallo; quindi si aggiunge del gesso caolino, e di nuovo come per miracolo il liquido diviene color viola scuro ... Dopo questa dimostrazione, ci dice che i colori naturali restano per sempre sulle maschere, se sono fatte con il pathangi, un legno che c'è solo in SriLanka e in Giappone (in inglese infatti si dice Japan wood tree), con cui tradizionalmente si facevano le maschere per le cerimonie, se invece si adoperano dei colori chimici, questi dopo due anni cominciano a sbiadirsi. Non solo la foggia delle maschere è significativa di ciò che vogliono rappresentare, ma anche i colori che ci sono su, hanno un loro significato simbolico. Per cui ci mostra varie maschere tradizionali, e quella che raffigura simbolicamente un cobra, significa protezione, quella che rappresenta l'uccello mitico Garuda (o in singalese Gurulu), simboleggia la prosperità, il potere, quella che rappresenta il fuoco, rinvia a energia, armonia e amicizia, quella del pavone, sta per pace, amore, bene, fortuna, felicità, quella di Gara, per distogliere lo spirito maligno, e quella che rappresenta l'uomo di medicina, significa buona salute e lunga vita.
Poi visitiamo la parte dei mobili di artigianato locale, e ci sono dei pezzi davvero molto belli.

Ci chiedevamo il valore di certi prezzi che abbiamo sentito, e domandiamo a K. qual'è per loro il costo della vita, o di dirci quali sono mediamente i salari e gli stipendi, e ci dice che è molto diverso il tenore di vita in città e in campagna, comunque in città gli stipendi mensili medi sono per chi lavora in un negozio  di 140 / 200 €uro, in una banca, tra i 300 e i 400 €uro, comprare una casa piccola costa 15 / 20 mila €uro, un auto della indiana Tata, 12mila€, un tuktuk 3mila €uro.

Torniamo in albergo per la cena e per la seconda notte.

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