venerdì 10 febbraio 2012

"corso" sulla cultura tradizionale andina kichwa (2)

Nel novembre/dicembre del 2009 io, con Annalisa Pinter e Anita Gramigna abbiamo invitato Manuel Pumaquero direttore dell'istituto ecuadoriano Jatun Yachay Wasi, a parlare alla Facoltà di Lettere & Filosofia dell' Università di Ferrara sul tema "Identità e spiritualità nella cultura andina - e prospettive educative".




intervento in Aula Magna della Facoltà, con la mia classe (ci sono circa 40 persone), nel pomeriggio del 24 nov. 2009

Pumaquero inizia suonando una grande conchiglia, rivolgendosi in tutte le direzioni.
"Che così sia! Abbiamo salutato alle 4 direzioni del mondo, abbiamo inviato il nostro canto all'Est, al Nord, all'Ovest, e al Sud, verso tutti e quattro i punti cardinali, abbiamo inviato un saluto al cuore del Cielo e al cuore della nostra Madre Terra, abbiamo salutato i vostri cuori, per unire le 4 componenti. Io vengo da una terra che sta in America nello Abya Yala questo il nome originario del continente, nel Sud America, in cui c'è la regione andina, chiamata Tawantinsuyu (che significa i quattro angoli del Mondo), qui nella sua parte nord sta l'Ecuador. In queste terre prima della conquista europea gli esseri umani di allora mantenevano una forte connessione con la terra, molta connessione con il cielo, i fiumi, le cascate, le montagne, con il Sole, con l'aria, l'acqua, molta connessione con le sementi, i semi, i germogli, ecc. Il nostro era un Mondo completo, pieno di connessioni. Si sentivano in connessione con ciò che riguarda tutto il complesso ambientale e naturale, si sentivano costantemente in connessione col Tutto. Ecco, qui ci sono dei semi che vi ho portato direttamente dal mio Paese, l'Ecuador, potete vedere queste fave, da qui si può trarre e preparare un alimento che si conserva e che può servire in tutto l'arco dell'anno, e che va bene in tutte le occasioni, e quindi era l'alimento che si portavano con sè anche nei lunghi viaggi a piedi, negli spostamenti che compivano sulle Ande, che fosse leggero e comodo e piccolo da portarsi dietro, per cui pur essendo di piccole dimensioni era molto nutriente, e questi sono appunto i semi di questa particolare pianta utilissima alla sopravvivenza.
Perchè voi possiate apprezzare meglio la cultura andina, la sua forma di vedere la terra, la sua forma di sviluppare la spiritualità, ho portato un video dvd preparato proprio nei luoghi da dove vengo io, e dove sta l'istituto, il centro di studi sui saperi ancestrali, che dirigo, e ve lo presenterò, e seguirò le immagini dando spiegazioni, e poi vi commenterò cosa sono tutti questi oggetti che ho portato per presentarveli.
Vedremo in questo video dunque il luogo dove ha sede l'istituto Jatun Yachay Wasi, che dirigo, e intanto ciò darà occasione a commenti.
(inizia a mostrare e commentare il video)
Ecco, questa è la Laguna di Colta in Ecuador, che è parte del Tawantinsuyu, ed è situata nella  zona centrale dell'odierno Ecuador, e intanto potete anche sentire le musiche tradizionali della nostra terra. Questi uccelli in lingua kichwa si chiamano kulta, da qui in loro onore il nome della laguna.
Questa laguna è percepita in connessione con una grande montagna considerata sacra, il Chimborazo, che forse avrete già sentito nominare, è il monte più alto dell'Ecuador e il più alto che ci sia su tutta la linea dell'equatore, 6370 metri s.l.m., dove ci sono nevi perenni e ghiacciai. Per noi è il nostro Padre e da il nome alla nostra provincia.


In questa nostra zona erano state tentate nel passato anche forme di coltivazione agricola intensiva meccanizzata per una produzione in grandi quantità, che però finirono col depauperare i terreni. A quell'epoca, cui si riferiscono queste immagini, la zona era stata poi in parte abbandonata dagli abitanti perché, con l'impoverimento dei terreni che non erano in grado di sopportare determinate forme di coltura importate da fuori, tutta la zona circostante non dava più buoni raccolti. Inoltre come potete vedere ci fu una forte opera di deforestazione delle falde della montagna, come constatate dalle immagini che mostrano colline e terre completamente brulle essendo stati tagliati tutti i boschi che c'erano. E' uno dei grandi problemi attuali dell'Ecuador, ma in generale del Sud America, è quello della deforestazione indiscriminata e massiccia che impoverendo la terra, rimasta senza sottobosco, rende più facili gli smottamenti, le alluvioni, eccetera, quindi molta gente se ne era andata da qui, inurbandosi. 
Come abbiamo visto nelle immagini, sino a pochi anni fa c'era anche una ferrovia cui non era stata fatta manutenzione e che ora è in disuso e si sta letteralmente disfacendo. Adesso invece noi come comunità abbiamo un progetto, che è appena stato inaugurato, per restaurarla e ripristinarla. 
In queste altre immagini potete vedere l'impegno collettivo di tutti, ragazzi e adulti, in questa operazione di interesse generale. Nella nostra cultura andina quando si tratta di opere pubbliche, tutti i membri della comunità sono abituati a partecipare, dai bambini sino ai vecchi, conformemente alle loro possibilità e facoltà, relative all'età. Il lavoro collettivo per un bene generale (che si chiama minga) è considerato un valore importante. Queste attività sono un esempio particolare perchè vengono percepite come qualcosa cui dovrebbe contribuire spontaneamente tutta la comunità coinvolta.
 La cultura andina, e cioè tutte le comunità originarie delle Ande, condividono un principio spirituale, quello di restare in connessione con la Madre Terra. L'essere umano potrebbe vivere sino a 120 anni, e così accade in molte comunità andine. Mia nonna ad esempio è vissuta 110 anni, la gente montanara della Sierra ecuadoriana a causa dell'ambiente naturale e della alimentazione, ma anche del modo di vita, è nota per essere longeva, ci sono molti centenari, in particolare in una zona della parte meridionale della Sierra ( nell'area di Vilcabamba).
La prima età è quella dei primi trent'anni, la seconda va dai trenta ai sessanta (io sono in questa fascia d'età), la terza va dai sessanta ai novant'anni. Però ci sono, ancora nella terza età, persone molto forti e robuste, che portano dei carichi, lavorano con gli animali, fanno di tutto. Sono in forze e attivi, fanno anche lavori faticosi con più facilità che nelle città. Ciò accade perchè si alimentano solo con prodotti naturali, seminati e raccolti con le loro stesse mani, l'acqua che bevono è pura, l'ossigeno che respirano è puro, c'è ben poco inquinamento, e c'è anche una connessione tra i semi seminati e i loro stessi capi d'abbigliamento che si sono tessuti da sè. Questa connessione permette che l'essere umano viva lavorando, e che il lavoro sia preso con la maggiore serenità possibile. Questo è uno dei motivi per cui i membri delle nostre comunità andine sono così prestanti anche da anziani, cioè il fatto di aver realizzato che è bene cercare di restare in connessione col tutto. E in effetti come vi dicevo, mangiano i prodotti che loro stessi hanno coltivato e che sono i frutti tipici di quella terra, e sulla base di quello che il terreno del paese è in grado di produrre, e si fanno loro stessi i propri abiti, per cui insomma tutto è compartecipe della medesima energia presente nell'ambiente di vita, per cui dalla camicia, al poncho, sino al seme utilizzato nelle coltivazioni, tutto contribuisce a mantenerli in connessione con l'ambiente naturale circostante. Il lavoro quindi si può fare anche con impegno e volontariamente.
Avete domande al proposito? no? allora ce l'ho io una domanda per voi. Prima di tutto vorrei sapere se qualcuno di voi conosce la realtà di cui vi sto parlando? Se qualcuno la conosce allora capisce quel che vado dicendo. /risulta che solo una signora presente è stata in Ecuador ma in pianura e sul mare. e nessuno è stato in altri paesi andini/ 
(continua la proiezione)/ Ecco qui stiamo facendo il raccolto per poi poter fare il pane, il raccolto si svolge tra giugno e luglio, e vi lavorano tutti, tutta la comunità cantando in un evento stagionale chiamato haway. Tutti assieme cantano questo cantico.

Se ora mi permettete canterò un pochino il haway, è un canto che eleva lo spirito delle persone che lo cantano. E' anche una festa e dunque si radunano per il raccolto tutti quanti della comunità, dai bambini ai vecchi. Mentre un gruppo di donne prepara il pranzo comune, tutti sono impegnati. Il lavoro comunitario nei campi è sempre allegro e festivo. C'è una persona che dirige il lavoro che si chiama pakhe, costui è uno che deve anche saper cantare bene perchè è quello che da il tono al canto. In questo canto che vi farò sentire si eleva un inno alla bellezza femminile, alla bellezza dei bambini, alla bellezza del grano, sempre si tratta di un inno che invita alla connessione, alla fraternità tra gli esseri. Nella nostra cultura lo sposo chiama la sposa pani, sorella, e questo brano che canterò è dedicato alla sposa, e dice: hawayla, hawaylà hai hawayla... Vi invito a cantare anche voi tutti !
So che voi state concludendo una prima fase di studi, vero? quindi da noi sempre all'epoca in cui si porta una cosa a compimento si canta, si canta con giubilo, ad esempio in questo caso perchè finiscono il raccolto, e anche voi state per raccogliere il risultato finale dei vostri studi. Dopo di me ripetete. Dunque il tono della melodia è questo: / canta/ hawayla, hawayla hai hawayla... tocca a voi ora !... Bene! ancora un'altra volta: hawayla, hawayla hai hawayla..., y ti pueblo...paniku, canta changailu....paniku, hawayla, hawayla hai hawayla...
Questo si canta quando ormai le persone sono già un po' stanche, ormai non hanno più tutte le forze, e allora dopo questo canto le persone recuperano le energie. Sì il canto dà animo. Questo è considerato per noi anche come una orazione, è metà preghiera metà canto. E' stato cantato dal nostro popolo, lo ha accompagnato forse per migliaia di anni, ed è parte della nostra spiritualità. Lo si fa nei mesi di giugno-luglio, mesi in cui il frutto seminato, è già maturato ed è pronto per essere raccolto, e poi si dovrà mondare, separare il grano, per fare machica, per fare coladas, per alimentarsi, bisogna dunque poi lavorare questi prodotti. 
Sto dando enfasi alla parte del lavoro agricolo, alla fatica dell'agricoltura, perchè è importante per la spiritualità, essendo elementi fondamentali e i più antichi. E ciò perchè è così più immediato capire bene l'importanza che l'uomo e la donna siano in connessione con la terra. Solo così gli esseri umani possono intendere, capire, lavorare, e i semi stessi vengono conosciuti. I semi, le sementi, anch'essi si connettono con l'uomo, non solo viceversa. Quando i semi verranno infine ingeriti come alimenti, sanno cosa fare dentro un corpo, sanno come comportarsi, come mescolarsi con il sangue, come mescolarsi con il sangue, come mescolarsi con l'ossigeno, eccetera, e darà i suoi benefici. 
Ci sono domande sin qui? /Domanda: "cosa fate, come agite per migliorare la situazione che abbiamo visto prima nel video?"/
Per quanto riguarda il degrado del contesto naturale e sociale, si può fare qualcosa per cambiare, lo si può fare in modo congiunto tra varie componenti sociali, anche in questo campo abbiamo raggiunto delle conoscenze in ambito giuridico, amministrativo e lavorativo, abbiamo oramai tanti fratelli cui potere fare appello e sollecitiamo anche la partecipazione di esterni, per mettere assieme dirigenti comunitari, delle varie Chiese, delle Divisioni Educative, invitiamo tutti a radunarci. E' un appello che in qualità di direttore dell'Istituto di Studi aborigeni sto facendo perchè gli abitanti del luogo incomincino ad attivarsi per il proprio risollevamento, perchè non si perdano le conoscenze ancestrali, le usanze, le competenze, i saperi, e c'è stata una buona rispondenza, e allora è solo con una opera di coscientizzazione che potremo cambiare lo stato della comunità e rivitalizzare nel nostro Paese la presenza e l'apporto delle comunità indigene con la propria cultura.
/Domanda: "ma come procedete su questa strada?"/
Il pensiero delle comunità andine si forma e si mantiene grazie alle persone più anziane e più sagge, quando viene accompagnato dagli anziani che sono compartecipi dei saperi tradizionali e sono in connessione con essi con continuità. 
Qui, proseguendo col video, potete vedere un vecchio della nostra comunità che è un esponente del consiglio degli anziani, in questo caso questa persona è stata scelta dalla comunità perchè possa farsi portatore della giustizia, e possa contribuire a mantenere un buon ordine nella comunità. Un altro obiettivo dell'Istituto è che la gente ricominci a vivere seguendo i principi e i valori delle tradizioni; primo aspetto importante è l'amministrazione della giustizia all'interno delle comunità e la mediazione di conflittualità. Questa persona è stata scelta tra i membri della comunità in virtù di un riconoscimento da parte dello Stato che di fatto siano le comunità stesse ad autoregolarsi al proprio interno in base al diritto consuetudinario. Quindi una persona anziana e autorevole è rispettata e ascoltata come uno dei riferimenti locali, tra coloro cioè che possono essere interpellati su come sia giusto comportarsi, e quindi ne ha la potestà, è abilitato, riconosciuto di fatto, ad intervenire, a dare consigli, per una gestione autonoma comunitaria.
mamà Transito



/si prosegue nella visione del dvd/
Qui invece vedete immagini di una danza tipica, questi indossano il costume de los danzantes, il costume tradizionale per questi balli al suono di strumenti tipici. Lo strumento che qui si stava suonando è il pingullo e si intona per compiere delle invocazioni. Qui da voi per esempio state entrando in una stagione fredda (era il 24 novembre), mentre noi abbiamo un periodo più fresco e con molte piogge nel mese di marzo, ed è in quel mese che intoniamo quello strumento, che poi vi suonerò e farò ascoltare, ed è una invocazione quella che si fa, affinchè chi ha freddo possa ottenere più calore. 
Per avere più calore dentro di noi, quando comincia ad abbassarsi la temperatura è necessario fare ricorso ad attività che ci riscaldino. Da qui l'uso di questo strumento per il tipo di suono che emette e per l'impegno e i movimenti che richiede, che aiutano a riscaldarsi il corpo e il cuore.
/si prosegue nella visione del dvd/
Ecco qui potete vedere come sono queste danze tradizionali di marzo. In ogni stagione sulle Ande si fa qualche raccolto, diciamo ogni mese c'è da provvedere a raccogliere qualche prodotto. E poi ci sono le epoche dell'anno in cui ci si dedica ad altre attività, l'irrigazione, la cura delle piante, il mantenimento, oppure seminare e preparare il terreno. Sono attività continue che mantengono in contatto e servono a comunicare con la terra e con le piante. Tutti gli strumenti musicali servono per comunicare con le piante, con l'acqua, col vento, ... In un primo esempio musicale che vi ho fatto ascoltare, mi stavo ponendo in comunicazione con l'aria, con il vento. Gli strumenti stessi sono fatti con elementi naturali, quindi ci aiutano a porci in connessione. 
Nel nostro popolo ci sono 4 celebrazioni che ripartiscono, scandiscono l'anno, e che sono parte integrante della nostra spiritualità. In marzo riceviamo il grano tenero, come abbiamo visto nel video, ci sono le fave, la hoja, la machua, il maìs, e altri prodotti specifici del nostro Paese, questi che ho citati servono per curare   il nostro corpo. Per esempio la machua aiuta a mantenere bene le vie urinarie, le ovaie, la prostata, ed ha proprietà curative. Perchè la pianta possa crescere bisogna prestarle attenzione, rivolgersi a lei, comunicare con lei, e chiederle di crescere. Le piante non le si devono abbandonare a sè stesse, pensando che basti per proteggerle una semplice fumigazione (o peggio la somministrazione di qualche prodotto chimico), bisogna parlarle, dirle: cresci! cresci per favore... 
Gli anziani della comunità intonano questo strumento, e cantano accompagnando il ritmo col tamburo, ecco così: /suona e canta/. Gli strumenti tagliati così a punta, sono quelli che vanno bene quando sopraggiunge il freddo.
In marzo nella nostra terra sbocciano molti fiori, il grano tenero cresce e si incontra già con la crescita del grano duro. Quindi in quel momento è appropriata questa musica con questo canto, che si canta e anche si balla /suona l'armonica
Si cantano inni rivolgendosi alla donna, alle piante e alle sementi, ai genitori, ai vecchi...
/Domanda: "quali sono le celebrazioni invece per certi eventi, come per esempio i funerali?"/
C'è un canto che in kichwa dice così:  kawsa kunghichù, puri kunghichù, yai-toawà, mami-tawawà, kawsa pushcakà, kayawaya haré, puri pushcawà chaumuyriaha... cioè sta dicendo: caro paparino e cara mammina, se sei vivo chiamami, se sei morto allora invitami, ecc. ...
/Domanda: "che cosa sono quegli altri strumenti che ha portato?"/
Ecco questo è un altro strumento /ed è del tipo che noi diciamo flauto di Pan/, sempre tra quelli del mese di marzo, e si chiama rondador /e suona rivolgendosi al vento/. Questa ha anche toni melanconici di fondo. 
Tutto ciò implica che bisogna saper suonare, saper cantare, conoscere la musica e le parole di molti cantici, inni, canzoni, e bisogna saper costruire gli strumenti, quindi sapere da quali piante trarli, con quale legno o canna farli, e poi come impostarli, ... eccetera. Questo qui ad esempio è fatto da una pianta che si chiama carrizo, una pianta sacra, che va seminata presso la porta di ingresso della casa perchè ci protegga con le sue forze spirituali, e ci ponga in comunicazione con gli spiriti. Questa pianta quando qualcuno non è corretto con un'altra persona si altera. Così si sa che questa pianta protegge il padrone di casa. Pertanto bisogna prendersene gran cura.
Invece quest'altro strumento è fatto con la canna delle penne di un uccello sacro, il kuriquinghi. Questi uccelli mentre volano perdono nell'aria delle piume, noi le andiamo a raccogliere e con queste ci facciamo questo strumento /anch'esso è tipo un flauto di Pan ma molto piccolo/ Ha un suono forte e un tono acuto /suona una melodia allegra e ritmata/ va bene anche per danzare. Ed è fatto come vi dicevo con le penne delle ali dei giovani uccellini e anche con quelle degli anziani. 
/riprende l'armonica/ Questo strumento invece non è originario del nostro continente, però è stata assunta tra gli strumenti di uso comune. In questo caso ora qui ci stiamo dando la mano tra i diversi popoli per una condivisione. Quando arrivarono i colonizzatori dal vostro continente lo abbiamo ricevuto e accolto tra le nostre melodie. 
Quest'altro invece si chiama quipa ed è fatto di una grossa canna di bamboo. Il suono è simile ad altri fatti col bamboo, e richiama all'ascolto, o a un appuntamento per un raduno, ed è come un respiro. I suoni accompagnano sempre anche le attività di cura, perchè sono vibrazioni. E questo è come un amplificatore, con questo si curano anche i disturbi alla colonna vertebrale. 
Anche quest'altro /e prende la concha, la sua grande conchiglia suonata all'inizio/ serve perchè si venga ascoltati; è frutto di madre natura, del mare, e i nostri antenati ne fecero un grande mezzo di comunicazione, attorno già a 1300 anni a.C. o prima. 


hatun chasqui, o postiglione principale, un messaggero andino ai tempi degli Incas che suona la conchiglia caracol, e porta con sè un quipus e una chuspa o borsettina per portarsi le foglie di coca per il viaggio. illustrazione dalla Cronica di Guamàn Poma del 1615



Anche quest'altro strumento è molto antico, si chiama ocarina, e serve per la fertilità, per celebrazioni, festività /e suona una melodia/

Nel corso dell'anno si ha un continuo passare da una celebrazione ad un'altra, e si utilizzano di volta in volta diversi strumenti musicali. Per cui quella ancestrale era una cultura orale fondata su questi molteplici momenti di comunicazione attraverso suoni. Nelle culture originarie sempre tutti si facevano i propri costumi per le cerimonie, così come i vestiti quotidiani, e utilizzavano le piante e le loro fibre, appartenenti alle proprie località. Questo per esempio è un tessuto che ha un significato profondo, qui troviamo decorazioni geometriche che sono parte di un tipo di "scrittura" ideografica tipico dei vari popoli sudamericani. Questi ad esempio ci stanno parlando, cioè si riferiscono alle forze ascendenti e discendenti che ci sono nelle persone. A volte teniamo molto animo, cioè siamo di buon animo, a volte il nostro animo è basso, ma sappiamo che c'è sempre la possibilità di risalire, di tirarsi su, di ascendere. 


(continua)

1 commento:


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