lunedì 13 febbraio 2012

"corso" sulla cultura tradizionale andina kichwa (8)


alla sera di venerdì 4 dic. Pumaquero è a Bologna con Natalia Castaldini Zanni della Associazione "Aestene", che lo ha invitato al Centro Yoga "Om" di Marisa Giorgini, a mostrare esercizi di respirazione, posizioni, pratiche di meditazione e massaggi andini, dal titolo:
SPIRITUALITA'  ANDINA: COSMOVISIONE E PRATICA
------------


Andiamo a Bologna, pranziamo e alla fine gli chiedo se vuole un dolce, ma dice che solo per cena prende un po' di dolce, mentre a pranzo no, e mangia cose poco salate, mentre alla prima colazione allora sì prende un dolce e cose del tutto senza sale. Questa è una sua dieta. La dieta è importante, così come il cosiddetto "yoga andino" che lui pratica regolarmente, e di cui è venuto a parlare. 
Giunti alla sede del Centro, dove è atteso da circa una trentina di persone, Pumaquero ci dice che questo tipo di pratica è composto da tre fasi, la prima si chiama uyari ed è una pratica di meditazione basata sul controllo del respiro, la seconda cuyuri, e consiste nell'assumere e mantenere certe posture, proprio simili a quelle yoga e forse altrettanto antiche, la terza è lo Inti cuyuri, che è una disciplina di meditazione molto avanzata che si compie di fronte al Sole. Racconta che in Bolivia aveva visto un noto monolito con la figura di un puma con il ventre molto all'indentro, e quello è un modello da seguire, il puma è simbolo dell'azione, del saper fare corretto. Pumaquero dice che quando lavoriamo principalmente col diaframma si dice che noi "solarizamos", poiché ci si concentra proprio sul plesso solare, e si è rivolti verso padre Sole. Al mattino presto ci si apre, per espellere l'ossigeno notturno, e si assume energia morbida, cioé aria pura. I cosiddetti movimenti solari mirano a connettersi, bruciare e assorbire. Si tratta effettivamente di esercizi che risalgono a prima degli Incas (e io mi ricordo che abbiamo visto al museo di Quito un'antica statuetta pre-incaica in cui una figura umana era seduta a terra a gambe incrociate, con la schiena e la testa ben dritta, e gli occhi chiusi). Le vibrazioni di energia morbida passano ad esempio anche attraverso il cucinare, se no non si riesce ad entrare nel cuyuri

Per questo l'arte culinaria è tra le arti sacre, ci vuole molto tempo per imparare a cucinare in modo spirituale,  e per apprendere che il cibo e il fuoco ti sorridono. Nel momento in cui si preparano e si manipolano e si cuociono i cibi, si sta comunicando con la dimensione spirituale. Queste sono cose che vengono spiegate da un Taita Yacha, da un saggio, un hambi yacha, uno che ha le conoscenze del prendersi cura, o da un hambi Runa, un uomo (o donna) di medicina. Ma ad esempio nelle arti della salute e della cura andine, chi veramente è il soggetto, chi si cura, è il malato stesso; l'altro (ad es. il medico) è un accompagnatore. Ma -ci raccomanda- non date credito ai vari curanderos o chamanes popolari, sono quasi tutti ignoranti.
Ci parla di tante cose. Per esempio ci dice che la trinità andina è composta da Amaru il serpente, dal puma, stupendo e temibile, e da Kuntur, il condor, che non ha mai ucciso nessuno, e che è il volatile che ha la più grande apertura alare di tutti, e vola a grandi altezze su in cielo. Il puma rappresenta l’energia; il sepente la conoscenza, e l’intelligenza; il condor la pace. Questo era anche il Totem antico in cui questi animali erano raffigurati uno sopra l’altro. La loro trinità rappresenta l'armonia. 
Così come ci sono tre mondi di vita, o Pacha, donde estamos subsistiendo: quello sotto di noi (urin), il mondo degli elementi primordiali (simbolo: il serpente), che è Uju o Uku Pacha (ovvero l'oltre il mondo, o oltre la vita, dove si trovano gli spiriti); poi Kay Pacha (questo mondo, o questa vita), che è la superficie terrestre, il mondo dei vegetali, e degli animali tra cui l'uomo (simbolo della vitalità: il puma); e infine sopra c'è il mondo celestiale e cosmico, Hanan Pacha (ciò che c'è prima del mondo, o della vita), in cui nel nostro mondo e nella nostra vita primeggiano il Sole e la Luna (che quando sono allineati producono le cosiddette "maree equinoziali"), ma vi sono anche le nuvole, e l'arcobaleno, e le stelle lucenti come la stella "sentinella del mattino", chaska lucero (che noi chiamiamo Venere), e quella della sera (che per noi è Marte), e le costellazioni. Simbolo del mondo alto: il condor.

 La corrisponenza e la complementarietà tra questi mondi di vita è un dato essenziale. Questi elementi si ritrovano in tutti i popoli della cordigliera andina da nord a sud, come ad esempio i tre comandamenti (citati già in una "puntata" precedente), o la chakana, la cosiddetta "croce a scala andina", che si basa sulla osservazione della costellazione della "Croce del Sud", cioè sul calcolo del rapporto sacro tra lato minore e maggiore, ovvero considerando l'uno il lato di un quadrato e l'altro la sua diagonale, che è pari alla radice quadrata di due, la cosiddetta costante pitagorica (ma già calcolata nell'antica India vedica e dai Babilonesi). Essa è in effetti la rappresentazione di un ponte con tre gradini replicato sui quattro lati di un quadrato, da qui il nome completo, tawa chakana, dato che tawa significa quattro (il cui disegno nella sua interezza ha una certa somiglianza con alcuni antichi mandala vedici); i quadrati rappresentanti gli scalini lungo le diagonali avevano i tre loro lati "esterni" di quasi 4,5 cm. per lato, determinando così l'unità "aurea" di misura andina, Kumbe mayo, usata dagli agrimensori e dagli architetti e ingegneri (per saperne di più si veda C. Milla Villena, Genesis de la cultura andina, Quito,1980,2008).

Gli dico che avevo già visto la chakana in Perù, e mi avevano detto che questo ponte a scala è il simbolo della razionalità del tutto. Pumaquero risponde che rappresenta la complementarietà, la corrispondenza, il mutuo soccorso, la trasparenza, il ponte, il passaggio, la comunicazione e/o connessione tra esseri umani e tra l'uomo e il resto della natura, come tra l'uomo e il cosmo. In questo senso è un ponte (chaka significa "ciò che si deve attraversare", e hanan, "in alto"), costituito da gradini; ed è spesso seminterrata in quanto la metà superiore si riferisce al ponte tra i mondi di superficie e cosmico (Kay e Hanan), mentre quella nascosta si riferisce al contatto tra il mondo di superficie e quello interno o interiore più profondo (Kay e Uku).
La croce del sud con le sue quattro stelle raffigurava anche la complementarietà per un verso tra sopra e sotto (Hanan-Uku), cielo-terra, uomo-donna, ecc., così come col discrimine in verticale, quella tra destra e sinistra, luce-ombra, giorno-notte, sole-luna, maschile-femminile, ecc., e infine quella tra le quattro parti del mondo, il Tawantinsuyo, che era il nome dell'impero incaico, simboleggiate nei quattro lati della chakana. Perciò si segna un centro con un cerchietto o un quadratino, verso cui eventualmente convergono quattro semirette. Manuel segna su una lavagna da un lato la volontà e dall'altro l'azione, in alto il sapere e alla base il saper essere. 
Tutta questa simbologia era raffigurata nel grande tempio del Sole (Qoricancha) a Cuzco. E i saggi (yachak) dicevano che "nel mondo nulla è di per sè buono e nulla è cattivo, semplicemente ciò che c'è, c'è perché deve esserci", insegnando così a rispettare le polarità, come complementarietà.
Qualcuno dei presenti dice che gli sembra incredibile che tali concetti si siano mantenuti all'interno del contesto indio solo per tramite orale per cinque secoli, e Manuel risponde che una cultura comune si potè mantenere grazie ai quipùs, cioè ai promemoria fatti di cordicelle, e anche alla rete viaria incaica che era efficiente e molto estesa, percorsa da chasky, messaggeri molto allenati che portavano, correndo per molti kilometri a notevoli altitudini, messaggi di ogni genere da una parte all'altra dell'impero, e così si è costruita una unità culturale comune al di là delle differenze tra i vari popoli dell'Impero Incaico. Questi simboli sono poi la base di partenza per sviluppare una serie di insegnamenti. L'anno passato ci fu una marcia sia dal nord del Chile sino a Panamà, sia nell'altro senso, seguendo il tracciato della grande arteria centrale incaica che percorre tutte le Ande, la strada reale, che è anche il Qhapaq ñan, il sentiero della Luce, che va in diagonale come l'inclinazione dell'asse terrestre, che è anche un simbolo di un cammino di conoscenza e di spiritualità. L'incontro tra quelli provenienti dal nord e quelli dal sud, simboleggia l'auspicato incontro tra l'aquila e il condor, cioè il ricongiungimento tra "indiani" pellerosse, indios "pueblos", toltechi, nahuatl, e altri uomini di spiritualità del Nord e Centro America, da un lato, e gli indios delle Ande, dell'Amazzonia e tutti i popoli oppressi del Sudamerica dall'altro. Quando l'aquila e il condor incroceranno negli alti cieli d'America i loro voli, si aprirà una Nuova Era per i popoli indigeni e per tutto il continente. Si procedeva con i bastoni sacri sopra al capo, e si intonavano cantici e ogni tanto si compivano corse come quelle dei chasky. La marcia, o corteo, si ripete ogni quattro anni. Fu in quell'occasione che lui incontrò un quindicina di anni fa una straordinaria donna tedesca molto vecchia che lo volle fare anche se si camminava sopra i 4000 metri, e che era una grande studiosa e ricercatrice delle culture dell'area andina (forse alludeva a Maria Reiche?).
                                 
da sin. a destra: la seconda è Natalia Castaldini, poi Manuel Pumaquero, Annalisa Pinter, Marisa Giorgini, Carlo Pancera

Dopo aver mostrato e spiegato molti diversi esercizi iniziali del cuyuri, e aver risposto a varie domande, la serata termina. 
-----------------------------

Nessun commento:

Posta un commento