martedì 28 aprile 2015

13) Viaggio in Colombia; (Cartagena, 2)

Lunes 9 de marzo
Effettivamente nel fin-de-semana c'è parecchio turismo, in gran parte interno, cioè villeggianti colombiani, oppure provenienti da altri paesi latinoamericani, oppure persone dagli stati uniti (il volo da Miami è breve). Ma non disturba, non è eccessivo. Comunque si sta decisamente meglio ora.
Oggi dunque c'è molta più calma. Vaghiamo a caso per altre stradine, e poi ci fermiamo in uno dei bar in plaza santo Domingo, che è proprio quella di cui a casa tenevo una foto come immagine di scrivania del mio computer fisso. 


C'è pure una statua della solita donnona grossa (Gertrudis) dell'artista colombiano F.  Botero. Il quale
però forse non ha esagerato ma ha preso spunto dalla realtà delle molte donne obese che si vedono in giro (e non da oggi, come si vede nella foto anni '50 della parte etnografica del museo, cfr. più sotto).

Dal portone della chiesa di san Domenico -che risale al 1569 per cui è la chiesa più vecchia della città-, fuoriesce un canto scassato di un gruppo che canta troppo forte e male…  meglio ammirare le vendedoras de fruta.

Ci divertiamo a osservare in silenzio un vicino gruppetto di "piccoli imprenditori" italiani, che assomigliano a certi personaggi delle commedie del cinema di costume degli anni sessanta/settanta; uno  in particolare sembra un po' un personaggio interpretato da Abatantuomo.
Ce ne stiamo lì finché c'è ombra sulle sedie. Infine pagando rimango incuriosito vedendo che in fondo allo scontrino c'è la scritta: "No a la explotaciòn sexual comercial de nuestros niños y niñas"... ... (che ci ricorda certi traffici intollerabili di certo "turismo" degli ultimi decenni).

Nella parlata (habla) popolare cartagenera per dire gironzolare, andare a zonzo (in ingl. fooling around, in fr. flaner), dicono "mamando gallo" .... . Qualche altro colombianismo costeño: il saluto all'arrivo è "buenas", nel lasciarsi "chao"; e tu come stai?, "ajà, y tu qué?"; così caro??, "eche! y por qué tan caro?"; ok va bene, d'accordo, "listo! va pa' esa!"; stà attento, o svelto, "ponte pila!"; che forte..., "qué bacano"; qualcosa di straordinario, "culo de ....!"; la spiegazione finale di qualsiasi cosa: "porqué ajà"; (tratto da: maia creer.crear).
Annalisa si sofferma a guardare una vetrina di uno dei vari negozi di smeraldi, poi di uno di essenze e profumi, e di uno di busti, e un altro di costumi da bagno con taglie forti. 


Poi ci dirigiamo verso la parte moderna e di uffici, verso avenida Venezuela nel quartiere de La Matuna. C'è un mercato di fiori. 

Quindi facciamo un'altra lunga passeggiata con gran giri alla ricerca vana di una chiesetta del Cinquecento in cui ci sarebbero delle belle piastrelle stile mudéjar, ma che non troviamo. Infine alle 14 torniamo al posto dei waffles&crèpes dove si mangia bene. 
A questo punto ci rifugiamo a riposare in camera, parliamo via Skype con i ragazzi a casa, e infine crolliamo in un gran sonnellino profondo, forse sempre a causa del forte sole e del forte vento costante.
Alla sera giriamo per il barrio di Getsemanì, il rinnovato quartiere che sta aprendosi al turismo. Deambuliamo attorno alla vivace piazzetta della Trinità, e calle Guerrero, cl.San Andrès, cl.de la sierpe, e altre laterali. Ci sono vari ostelli, e trattoriette, come il café Habana, o il Coroncoro, il Gato Negro ecc. Comunque in complesso è una zona molto più popolare e un po' di più basso livello rispetto al centro, ancora non del tutto restaurata. Sbirciamo dentro al "Media Luna", un ostello dall'ambiente simpatico. Mangiamo una pizza assai mediocre in un localino con bel cortiletto fiorito.
Riattraversiamo il parque del Centenario, percorriamo il Portal de dulces (così detto per le bancarelle di dolciumi), 

poi la plaza de la Aduana, già plaza del Mar (dove c'è la copia della statua di Colombo che sta a Genova, dono del console italiano a fine ottocento), e alle 21 ci sediamo ai tavolini fuori in plaza de San Pedro ben illuminata a prendere una aromàtica e una bibita (san Pedro Claver fu noto come "el apòstol de los esclavos", i poveri deportati dall'Africa che furono ridotti a lavori forzati soprattutto nelle piantagioni dei conquistatori). Si sta proprio divinamente nelle ore notturne, ascoltando le musiche di sottofondo. Di lato c'è il bel Museo de Arte Moderno, con varie statue sparse all'esterno nella piazza.
Compero un cd di un bravissimo chitarrista, Angelo Cardona (FB: Angelo alas de guitarra).
Riattraversiamo il casco històrico fiancheggiando la cattedrale (costruita nel 1575 ma poi distrutta dalle incursioni del famoso pirata inglese Francis Drake che conquistò brevemente la città nel 1586) dove in un angolo c'è sempre lo stesso tipo che fa il mimo, e a cui avevo dato un po' di monete, e che ogni volta mi saluta.

Martes 10
Primer desayuno con un paio di patacones (oltre come sempre alla frutta, e al succo di frutta, e alle solite altre cose, caffelatte, toast con marmellata, eccetera). Stamane sembra fare più caldo, forse c'è un po' di foschia che crea afa; sarebbe questo il noto effetto degli alisei?
Andiamo in periferia per visitare un convento famoso, il cosiddetto convento "di poppa" (Santa Cruz de la Popa). Posto in cima ad un colle, con una vista panoramica su tutta la città, 

è un magnifico luogo di meditazione degli agostiniani (dell' ordine de los Recoletos). Bella vista, con una gradevole brezza, sulla città vecchia, il porto, ila penisola di Bocagrande, e dall'altro lato i dintorni lagunosi dell'interno, e a tutta la zona moderna fitta di grattacieli. Dall'alto si vedono bene tutte le mura, i bastioni con i suoi baluardi. E' un sistema complesso di fortificazioni tra i meglio conservati al mondo. Fu opera dell'ingegnere italiano Battista Antonelli, al servizio della corona di Spagna. C'è un bel silenzio, ci sono solo due turiste giapponesi. Quindi visitiamo un po' il convento. Anche qui è venerata una Madonna della Candelaria.


Poi ridiscendiamo. Si attraversano degli assembramenti di casupole, barriadas, cioè quartieri non solo periferici ma marginali. Qui c'erano (e in gran parte ci sono tutt'ora) delle baracche fatte di assi di legno o piccoli cubi di mattoni nella cui unica stanza stavano dentro ammassati tutti i membri di una famiglia. Sporcizia, pattume sparso. Ci dicono che questa zona era sorta con l'inurbamento dei "desplazados" (gli sfollati dalle aree di guerra), e ora è abitata da disoccupati che vivono di sussidi e aiuti governativi. Certi dicono che in questo modo il governo andrà in bancarotta come il Venezuela, e che si tratta di sfaccendati indolenti e fanigottoni (=fancazzisti), che non hanno nessuna voglia di darsi da fare per lavorare... E' perciò un'area malfamata e sconsigliata agli stranieri turisti.
Poi passiamo attorno al dosso della grande fortezza del castillo de San Felipe de Barajas, la fortificazione militare spagnola più grande di tutto il Nuovo Mondo delle Americhe, costruita nel 1536 sulla collina di San Làzaro. E un massiccio poderoso che si fa guardare, ma non intendiamo né visitarla, né tantomeno entrare all'interno, il caldo è eccessivo, ci sono 38° con afa.
Passiamo anche a fianco del molo turistico detto anche La Bodeguita, perché vi erano varie botteguccie nella zona del porto. Mentre oggi da qui partono solo le lance (lanchas) ovvero le imbarcazioni per andare alle isole dell'arcipelago del Rosario. Ma anche questo non ci interessa perché la traversata dura un paio di ore (o tre quarti d'ora con l'aliscafo, assai caro) e ci pare che con questo caldo non valga la pena dato che ad es. a Bocagrande c'è poca gente e il mare è lo stesso bello.
Torniamo dunque sotto l'ombra degli alberi del Parque de Bolìvar in centro. Passiamo di nuovo del tempo su una panchina a guardarci attorno e ad osservare o ascoltare la gente nativa (una anziana signora ci fa molte domande e chiacchieriamo un po' con lei, poi ascoltiamo le telefonate di un'altra giovane donna ...). Di fronte c'è una importante casa coloniale del 1610, che divenne il Palazzo dell'Inquisizione ed ora dal 2003 è un museo. Qui si tennero i processi e le condanne per i peccati capitali, e delitti, di stregoneria (hechicerìa), blasfemia grave e recidiva, adulterio, sodomia e altri. Potrebbe essere interessante vedere i vari strumenti di tortura, come la ruota, o di sentenza di morte come la garrota, ecc. ma non ne abbiamo proprio nessuna voglia.


Preferiamo invece, dopo esserci riposati, andare dall'altra parte della piazza al locale Museo del Oro. Gratuito come molti musei, ben fatto e illustrato con chiare spiegazioni. Molto interessante, e con pezzi molto belli e originali. E' prevalentemente dedicato alla cultura Zenù, ma ci sono anche manufatti di altre culture della costa, e di altri popoli indigeni già visti a Bogotà. 
All'inizio c'è un interessantissimo documentario sull'idraulica zenù, che portò alla costruzione di una rete fittissima e davvero eccezionale di canali e di vie di comunicazione, e ad una rete di "valli" inondabili per regolare appunto le inondazioni della pianura paludosa dopo grandi piogge tropicali. Oltre all'oreficeria e alla metallurgia, ci sono anche ceramiche e tessuti. Infine dei video. Oltre all'arte e all'artigianato, dal museo si capisce bene la organizzazione della società e la spiritualità. E' relativamente "piccolo" ma vale assolutamente la visita.


C'è anche una parte di tipo storico-etnografico.



Poi facciamo un breve passaggio in albergo per una doccia. Infine alle due del pome andiamo a pranzo in un posticino di proprietà di un francese che prepara piatti fusion-creativi, cucina di base europea con influenza caribeña. Cibo buono, e fresco. E' vicinissimo all'albergo in calle de Ayos. si chiama "oh-la-là" di Gilles. Tredici €uro a testa un ottimo pasto.
Ci mettiamo di nuovo a un bar di plaza san Domingo per digerire all'ombra e lèggere. Intanto Annalisa contratta per una collanina da regalare al ritorno, il braccio di ferro si protrae a lungo, e la venditrice dice che il tempo è denaro, e che in questo modo lei deve stare lì a lavorare invece di riposarsi... ( ...y la negra trabajando...).
Poi a causa delle correnti di vento ci spostiamo sui rampari a guardare il mare, i corvi, e vari uccelloni, ognuno col suo grido e con i suoi posti riservati (facciamo bird watching, observaciòn de pajaros seduti su un gradino di pietra). 
La sera ci sono di nuovo quei giovani danzatori nel Parque, e ci soffermiamo a dare un'occhiatina ai "soliti" balli con ritmi afro, mentre sopraggiunge l'oscurità notturna.


Non ci si stanca mai di ammirare questo centro storico così bello, era ed è una città signorile, ogni strada e piazza pare un salotto o un teatro, anche perché è bene illuminata e questo la valorizza ancor più.
Alla sera nella piazza triangolare della torre dell'orologio, stiamo a guardare il locale di jazz "Tu Candela" sotto ai portici e sostiamo ad ascoltare la musica dall'esterno. Infine andiamo dall'altro lato della plaza de los coches a cena in un locale moderno tutto di sandwitchs (sandùches). Ma qui come in altri locali di ristoro, fa spesso un po' freddino a causa dell' aire acondicionado troppo forte.
In albergo chiedo di telefonare per prenotare due posti sul bus direttto per S.ta Marta per domattina. Mi fa un bigliettino con scritto "reserva en Moviliza-T, tomada por demora", con il n. di tel della Compagnia e il mio nome e il prezzo pattuito. Bisognerà essere giù ad aspettare che passi. Ci sono infatti alcune compagnie che fanno il servizio puerta-a-puerta, così ci si risparmia di prendere un taxi per andare alla loro stazione (sono sempre fuori in periferia). In questo caso si tratta della Moviliza-T (leggi: movilìzate) e ci fanno pagare, con inclusa la prenotazione e il servizio a domicilio, 12€uro a testa; farà una breve sosta solo a Barranquilla.
Poi pago addirittura l'albergo (con l'offerta che avevamo preso su internet c'era uno sconto), perché domattina dopo aver chiuso le valige vorremmo prima fare colazione, e poi scendere per tempo. Entrati in camera crolliamo addormentati con il condizionatore e uno spiffero alla porta-finestra del balcone.


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