lunedì 20 aprile 2015

8) Viaggio in Colombia; VdL 2 (resti Muisca, e i fossili)

GIRO NEI DINTORNI DI VILLA DE LEYVA

giovedì 5
Vorremmo fare un giro per vedere le belle campagne del dipartimento del Boyacà.
Il circuito classico per i dintorni (recorrido turìstico) consiste in un tour tra le località chiamate El Fòsil, el Infiernito, Santo Ecce-Homo, casa de barro, Ràquira, pozos azules, y viñedos (eventualmente con aggiunta di amonita, avestruces, Parque Gondava)...
Di primo mattino ingaggiamo un vario contrattare con autisti per telefono, per interposta persona (la ragazza della ricezione) per fare una gita in giornata, contrattazione che non porta a nessun risultato per noi soddisfacente (chiedono cifre assurde e non trattano). Alla fine chiamo direttamente quel tipo che ieri ci aveva dato la sua tarjeta col n.cell., gli racconto la storia del nostro contrattare, e mi dice subito che lui ci farà i prezzi fissati dal locale assessorato, cioè ventimila (=€8,30) per ogni destinazione. Ne scegliamo 4; eccolo che è già arrivato davanti al portone dopo un istante.

Il sito Muisca (parque arqueológico de Monquirà):
Alle 9 ci porta per prima cosa al sito più vicino, cioè "El Infiernito"(il piccolo inferno). Così gli uomini della Controriforma spagnola chiamarono dispregiativamente un sito sacro del popolo Muisca (o mwiska), che era già importante in epoche precedenti. Era una località dove si praticavano osservazioni astronomiche e si facevano previsioni basate su credenze astrologiche (una sorta di Stonehenge sudamericana). Luogo che i conquistatori avevano ritenuto fosse un punto di raduno per sabba e altre cerimonie demoniache.
Si tratta di un terreno su cui erano stati rizzati delle specie di "menhir" di pietra, di diametro uguale, ad un metro l'uno dall'altro, in due file perfette, tutti orientati sull'asse est-ovest, in modo esatto per segnare i punti in cui sorge il sole nel trascorrere delle stagioni e del tempo, grazie a cui calcolarono le date e l'ora esatte di solstizi e equinozi, grazie alla osservazione del cono d'ombra di una fila di colonne rispetto all'altra, e dell'ombra di ogni colonna sulle altre. Le due file sono parallele e distano 9 metri l'una dall'altra.
Perciò oggi è considerato e viene chiamato Osservatorio solare o Estaciòn Astronòmica musica.

 UPTC

 UPTC


A lato poi c'è un sito sacro più antico per il calcolo delle fasi lunari, che per loro erano otto, e per il culto alla Luna.
Il fatto è che tutto attorno ci sono ficcati nel terreno grandi menhir di pietra con la parte terminale alta a forma fallica, per propiziare la fecondità della Madre Terra; e da qui derivò lo scandalo insopportabile per i bigotti. Proprio nel periodo della Conquista terminava il Rinascimento umanistico e si apriva il periodo intollerante e ipermoralista della dogmatica tridentina. Molte "colonne", che erano circa 115, furono abbattute al suolo o fatte a pezzi, solo una piccola parte è ancor oggi in piedi. Questi monumenti litici avevano in realtà  anche un carattere funerario.
foto della UPTC

Le steli dunque sono state il motivo per la distruzione del sito e per la proibizione a frequentarlo, data  appunto l'imperante patologia sessuofobica dei missionari venuti per convertire (anche obbligando, dato che il fine giustificava i mezzi). Così restò abbandonato e dimenticato, tanto che il primo che ne riferisce è un viaggiatore che nel 1846 segnala i resti di un misterioso "tempio degli indigeni". Nei secoli trascorsi le grandi pietre furono utilizzate nella costruzione di monasteri e di abitazioni. Solo negli anni tra le due guerre mondiali l' Istituto etnologico nazionale segnalava la necessità di compiere studi e ricerche che possano spiegare le funzioni di questi resti. Nel 1980 l'Università pedagogica e tecnologica di Colombia acquista questi terreni per preservare  il sito e per iniziare scavi e ricostruzioni in loco.

Sopraggiunge con calma una addetta dell'intendenza che ci fa da guida (inclusa nel prezzo del biglietto da due € e mezzo). Incomincia con illustrarci i resti della unica tomba rimasta (benché vuota essendo stata saccheggiata). Si tratta di un edificio interrato simile a un "dolmen", con grandi lastroni di pietra che fanno da pareti al locale, ed uno più grande, spesso 40 centimetri e pesantissimo per chiudere a mo' di tetto a livello del terreno circostante. Il sentiero d'accesso dunque scende fino all'entrata, la quale è preceduta da un colonnato di quattro colonne per parte. Dentro il locale è di 5 metri per lato. Nei pressi immediati venne scoperta poi un'urna con i resti di un bimbo.

Ai culti degli astri, il Sole e la Luna, si affiancava la venerazione per la Terra, per gli elementi naturali, e per la progenitrice dell'Umanità.
Il mito muisca della fertilità della Grande Madre è quello di Bachué (mito comune a tutti i popoli di origine Chibcha), che narra la antropogenesi dell'essere umano, cioè spiega come è nata l'umanità (dunque un mito paragonabile a quello "nostro" di Adamo). In una zona qui vicina, sulla montagna più alta che si può vedere sull'orizzonte, c'è in alta quota un laghetto che è ritenuto sacro perché è lì precisamente il Luogo delle Origini. 
Da queste sacre acque sorse (un po' come nel dipinto di Botticelli sulla nascita verginale di Venere) la bella Bachué, che emerse tirando su con sé per mano un bimbo di circa tre anni, con cui la prima donna scese a valle e fissò la loro dimora nel luogo poi chiamato villaggio Iguaqué, dal nome del piccolo.
(mural del pittore Luìs Alberto Acuña)

Quando poi lui fu cresciuto abbastanza, si congiunse con Bachué piena di vita. E ogni volta che lei restava incinta poi partoriva dai quattro fino a sei figli. Era tanto prolifica e feconda che riempì il mondo di esseri umani. Infatti la coppia primordiale iniziò a condurre una vita nomade e viaggiarono per tutte le parti della terra, generando, crescendo e lasciando figli in ogni dove.
Quando poi Bachué e il suo sposo furono invecchiati, tornarono alla laguna Iguaqué, lì la grande madre esortò tutti gli umani a vivere in concordia o almeno in pace tra loro, considerandosi tutti fratelli. Quindi salutarono e si immersero nelle acque. Nel contempo man mano che avanzarono avvenne la loro metamorfosi in grandi serpenti d'acqua, e si sommersero. Ne riemergeranno quando dovrà iniziare un nuovo grande ciclo. Da allora in poi il lago è un santuario naturale per tutti i discendenti dei Chibcha. Il luogo da cui scaturì la Madre e da cui discese tutta l'Umanità.
illustrazione di Guillermo Silva

Ciascuno di noi, come accade con tutte le leggende, potrà intravedere i significati simbolici che il racconto gli suggerisce (e notare differenze e concordanze con il mito di Adamo).
In questo Eden musica vi è oggi un Santuario naturale di flora e fauna, o Santuario de Iguaque, in cui vi sono oltre alla Laguna sacra anche vari altri laghetti oltre i 3350m di altitudine. Si tratta di una riserva a protezione di questo pàramo, ovvero altipiano, veramente straordinario.
Non molto distante, a 77 chilometri a est dal capoluogo della regione di Boyacà, cioè dalla città di Tunja, si estende l'incontaminata Valle del Sole (in lingua chibcha: Sugamuxi) dove pure si trova un importante lago, la Laguna de Tota, che è il più grande della Colombia.

Poi, sempre per stradine di terra battuta interne, andiamo a visitare il museo "El fòsil"(ingresso € 2,50). In quest'altro luogo della municipalità di Monquirà, a pochi km dal sito Muisca, nel 1977 un contadino scoprì un enorme scheletro fossile. Si tratta di un Pliosauro risalente al Cretaceo inferiore dell'Era Mesozoica, quindi di circa 110 milioni di anni or sono. Oggi questi resti sono dichiarati patrimonio storico dell' umanità. Gli scavi e il restauro si fecero in loco, e poi fu costruito attorno il museo. Il cranio misura 2 metri e 36 e l'intero scheletro raggiunge i 7 metri. Si tratta di un rettile marino predatore (forse un antenato del coccodrillo?). Fa impressione già solo pensare che qui ci fosse l'oceano… E poi fa impressione la vista di questo gran bestione.



Riguarda un'altra Era, un altro grande ciclo della vita sulla Terra.
Nel museo sono conservati vari altri reperti fossili rinvenuti nei dintorni, e si proietta un video sulla vita negli oceani primordiali. Interessante e anche impressionante.
Ecco una fantastica raffigurazione (del pittore Luìs Alberto Acuña) di come si immaginava la fauna e la flora della Valle di uSaquénZipa (la vallata di Bacatà) nel Cretaceo:





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