sabato 19 settembre 2015

§. 14 - Bilbao 1

6 settembre domenica
verso Bilbao
Da Castro Urdiales con la A-8 (E-70) si arriva in breve tempo, solo che c'è traffico e le segnalazioni sono all'ultimo momento, per cui dopo Portugalete perdo il bivio verso "centro urbano" (che è all'altezza del porto) e superiamo la città… usciamo e poi è tutto un disastro di giri e controgiri…. da perdere la pazienza (tanto più che essendoci molti tunnel il navigatore non è d'aiuto, e che c'è un fitto traffico di rientro dal lavoro). Il che mi è costato anche una multa per velocità di cento € sul raccordo che è considerata una strada provinciale… con limite di 80kmh (e io andavo a 90kmh).

Con il solito vecchio metodo del pregunta-pregunta arriviamo (bisogna prendere quella strada provinciale che chiamano "la general"), ma poi il centro storico (casco viejo) è anche qui pedonalizzato e facciamo dei gran giri per tornare indietro e ritentare…perché la via lungo il fiume (la ribera) è a senso unico e senza marciapiedi. Per fortuna con il cellulare ci facciamo pilotare. Comunque ci riusciamo infine. Abbiamo prenotato in un albergo a due stelle appunto in pieno centro pedonale, è comodo, ed è stato da poco completamente rinnovato e modernizzato, per cui ci troviamo bene. Si chiama hotel "Bilbao Jardines" perché sta nella viuzza calle Jardines, n.9 (abbiamo concordato per telefono 73€ una camera a tre letti; ci sono camere doppie a partire da 54€ ).

Qui siamo a Bilbao o Bilbo (360mila ab.),  nella capitale della regione ad autonomia speciale dei Paesi Baschi (Euzkadi), articolati in tre province, cioè di tutta la parte collinare-montuosa all'interno del golfo di Viscaglia (Bizkaya) [che i francesi chiamano golfo di Guascogna] con oltre due milioni di abitanti (non solo di nazionalità basca) e quindi tutte le scritte sono sia in lingua basca (euzkera) che in castigliano.
C'eravamo già stati brevemente dieci anni fa a Donostia/SanSebastiàn e un giorno a Bilbao, ritorniamo qui volentieri per visitarla meglio.

Tra SanSebastiàn e qui, si passa da Gernika Lumo (cioè Guernica) che non è solo un simbolo della resistenza repubblicana a Franco (da cui il famoso quadro di Picasso sul bombardamento della cittadina nel '37), ma è simbolo delle tradizionali assemblee dei capi baschi che si riunivano sotto una grande quercia, che ancora è visibile oramai pietrificata. Le origini della etnia basca e della loro lingua sono -come è noto- ignote e comunque risalgono al periodo pre-indoeuropeo, per cui si tratta di un ceppo unico che non si apparenta ad alcuna altra famiglia linguistica. Che siano gli ultimissimi discendenti dei pittori di Altamira? Al museo c'è la famosa statua in pietra del cinghiale di Mikeldi appartenente all'Età del Ferro (lungo questa costa c'erano molti giacimenti e miniere) che è un simbolo dell'identità basca.
Ci sono tradizioni montanare ma anche tradizioni di pesca e di navigatori. Da secoli i pescatori baschi andavano a caccia di baccalà sulle coste canadesi di Terranova. C'erano dei baschi con Colombo. Poi Sebastiàn el Vizcaìno ha tracciato la prima carta geografica della costa nordamericana sul Pacifico, la California. Sebastiàn Elcano era il vice di Magellano (assieme con Pigafetta) nella prima circumnavigazione della Terra, e lo sostituì dopo la sua morte alle Filippine.


La città vecchia è del XIV s. e vicino all'albergo c'è la cattedrale gotica (del Trecento) di San Giacomo che è naturalmente una meta dei caminantes dopo esser scesi giù dal passo di Roncisvalle, o Roncesvalles (Orreaga in basco) sui Pirenei (è il paese dove i montanari baschi sconfissero la retroguardia dell'esercito di Carlo Magno comandata da Rolando). 
Le viuzze del centro sono tutte restaurate e piene di bares per le tapas (qui scrivono pintxos), di ristoranti, e di negozi e caffè. 

Facciamo due passi orientativi e poi alle nove andiamo a cena alla trattoria "El Txoko". Nei menù ci sono la trota, il tonno bianco o bonito, il baccalà al pil-pil (dal suono che produce durante la cottura), il jamòn serrano (prosciutto crudo di montagna), o il jamòn ibérico, il cordero (stufato d'agnello), e il queso il formaggio di capra, o l'affumicato, oppure il tipico pintxo detto tumaka: cioè prosciutto, pomodoro, aglio e olio su un crostino croccante.

7 settembre lunedì
Facciamo colazione al vicino bar Berton con un desayuno classico di caffellatte e cruasàn per me, e per Annalisa un pintxo e una tumaka.
Questa mattina andiamo subito a vedere (o a far vedere a Ghila perché noi l'avevamo già visto dieci anni fa) il Guggenheim, la maggiore attrazione turistica della città, che oggi è divenuta anche il suo simbolo nel mondo. E' il secondo Guggenheim dopo quello di New York. Si tratta di un museo d'arte contemporanea, opera dell'architetto americano Frank Gehry. 
Posteggiamo sotto il grattacielo a torre e ci avviamo verso il museo






 il "cagnone" di fiori Puppy (di J.Koons) davanti all'ingresso
il "ragnone" sul retro

Poi cerchiamo di entrare ma il guardiano ci dice che lunedì è chiuso. Così ce ne andiamo. D'altra parte ricordo che l'altra volta avevo apprezzato le straordinarie forme di scaglie di titanio scintillanti al sole, ma ero rimasto un po' deluso dall'interno, per cui la cosa più bella è proprio ammirare questa straordinaria e unica architettura.
Prendiamo la macchina e proseguendo ammiriamo il modernissimo Palazzo dei Congressi e della Musica (Euskalduna), sempre lungo la riva del fiume, e il ponte ricurvo dallo stesso nome, un poco più oltre. Posteggiamo nella Gran vìa e ci dirigiamo verso il bel parco Casilda Iturrizar del 1907. Facciamo due passi e finiamo proprio all'ingresso posteriore del Museo di Belle Arti BAEM. Entriamo.
Faccio questa foto a un'opera d'arte contemporanea in legno nell'ingresso ovviamente senza flash, ma mi dicono che non è ammesso fotografare. Così non ho nessuna mia foto di quel bel museo.

Passiamo il tempo nel settore contemporaneo (che è una architettura di fine anni '60) piuttosto vasto dove ci sono alcune opere pregevoli (Bacon, Tàpies, Barcelò …)



e molte che mi lasciano indifferenti, quando ci avvediamo di essere entrati alla una e mezza e di sentire un po' famina… ci dicono che possiamo uscire e poi rientrare in giornata, tanto più che non abbiamo visto la parte vecchia (del 1908 ristrutturata nel '45) del museo con l'arte dal XII sec. al Novecento….


Siccome è la seconda più importante collezione di quadri della Spagna (dopo il Prado) c'è molto da vedere.
Quindi andiamo subito nel locale più vicino possibile, che è un ristorante con cucina "italiana" dall'altra parte della strada sulla destra: "La Fontana".

Ci rilassiamo con pasta e pizza. Poi rientriamo.
Visitiamo la parte medievale molto bella, poi chiediamo a una addetta dove sono i quadri d'Età Moderna o quelli dell'Otto-Novecento e non sa cosa rispondere, dice di chiedere alla biglietteria perché a volte ci sono delle esposizioni particolari (?!). Resto esterefatto. Ma che dice questa!? se non sa stia zitta (e già sarebbe grave). Vediamo subito che ci sono almeno cinque o sei sale giusto lì al pianterreno -soltanto che sono sull'altro lato - di pittura moderna e degli ultimi due secoli, e poi si prosegue al primo piano … Da Murillo a El Greco a Velàzquez e Zurbaràn, Van Dyck, Ribera, Goya, e fino a Gauguin, …eccetera …! cioè quasi tutto l'edificio del museo vecchio. D'altronde lo si deduce dagli stessi biglietti d'ingresso…
Gran museo, con tante bellissime opere. Mi è piaciuto molto Nemesio Mogrobejo con la "morte di Orfeo" e la scultura sul suo "risveglio" che sono nel vecchio atrio:

e anche la statua di Arriaga (scolpita da Durrio de Madròn) nel giardino interno


Torniamo in albergo e ci incontriamo al bar di fianco al nostro albergo con Xavier (o Jabier), un quarantenne di CouchSurfing che avevamo già conosciuto due anni fa a Bali (cfr. http://viaggiareperculture.blogspot.it/2013/10/bali-11-ubud.html ). E' un vero piacere rivederlo, ci racconta tante cose. Tra l'altro lui era stato un indipendentista inossidabile, mentre ora è molto più moderato e conciliante.  In generale incontrare queste cinque persone è stata una occasione interessante del viaggio e anche un passatempo piacevole, oltre che una opportunità per eventualmente farsi nuove amicizie.




Poi andiamo a cena da "Amarena" dove troviamo finalmente qualcosa di leggero, per me crema de esparragos, e Annalisa una sopa de pescado, poi lubina al horno (branzino al forno), mentre Ghila prende una paella de mariscos. Usciamo alle 10.30 e andiamo a dormire.

[prosegue]
http://viaggiareperculture.blogspot.it/2015/09/bilbao-2.html

Nessun commento:

Posta un commento