martedì 15 settembre 2015

§. 6 - Leòn 3

30 agosto 
Al mattino andiamo a fare una escursione nei dintorni. Uscendo si passa in vista del santuario de la Virgen; una architettura moderna con sculture, e degli splendidi rilievi in bronzo, nascondono l'antico eremitaggio di Nuestra Señora del Camino, poiché è da qui che si esce per andare in direzione di Santiago ancora lontana. 
Prendiamo l'autovia (gratuita) per ASTORGA. E' una cittadina di 25mila abitanti ma ricca di storia (fu l'importante Asturica Augusta, centro romano delle Asturie), considerata capoluogo del territorio della Maragaterìa. Già prima di entrare nella città murata si passa per l' Hospital de Orbigo, sul ponte nei pressi del quale ebbe luogo una famosa disfida medievale dovuta a un giovane nobile leonese che con altri nove cavalieri lanciò la proposta. Risposero più di settanta cavalieri da tutta Europa, che nel giorno convenuto vennero attraverso il camino di Campostela per proclamare la superiore bellezza, e difenderne l'onore, della propria dama di riferimento. Una lapide ricorda questi giochi e tornei.


Costeggiate le mura con i sottostanti giardini, entriamo per la Porta del Re, e posteggiamo appena possibile (è domenica). Colpisce la vista sia della cattedrale che del palazzo episcopale. Quest'ultimo è stato progettato da Gaudì, ed è tipico del suo personalissimo stile. Nessun vescovo venne mai a abitare qui. Oggi viene chiamato palazzo Gaudi e si paga un biglietto per entrare. Ma in quel momento inizia una esibizione campanaria, di cui la cattedrale si fa vanto, cui fa seguito lo scampanio domenicale, per cui Ghila che soffre di acufene resta  ferma con le orecchie tappate a pochi passi dalla biglietteria in attesa che il forte rumore cessi, ma si protrae per quasi una mezz'oretta.  Nel giardino ci sono belle statue di Gaudi, e mentre loro due entrano, io resto fuori a respirare l' arietta e godermi il panorama. Il palazzo, che imita un castello di fantasia, venne iniziato nel 1889 e terminato 24 anni dopo.

Poi visitiamo la bella cattedrale gotica che però è sostanzialmente del Cinque-Seicento, anche se ha origini più antiche. Fuori c'è l'ingresso al museo, ricchissimo di pezzi stupendi.



Che meraviglia! In piazza ci sono anche un paio di altre chiese che meritano di essere ammirate (in una c'è un museo de los caminos con mostra fotografica). In definitiva pranziamo alle 2 e terminiamo alle 3, nel ristorante dell' albergo "Ciudad de Astorga" in calle de los sitios. Prendiamo il menu de fin de semana, Annalisa un gaspacho e patatas bravas, e io un filete de pescado rebozado (infarinato) enorme, fresco e buonissimo, con patatas fritas veramente ottime (totale con bevande e iva: 15€ a testa). Mentre non assaggiamo la specialità che è un particolare chorizo, cioè un salsiccione di maiale e di lardo con aglio, origano e paprica.
In una piazzetta laterale dove si tengono manifestazioni e cerimonie varie, ci si svela il vero volto della vecchia chiesa spagnola più tradizionalista-conservatrice…quella delle cerimonie degli incappucciati.



Poi risaliamo in auto e andiamo secondo il consiglio della giovane della ricezione, a cercare il paesino medievale di Castrillo de Polvazeres. Come dicevo Astorga è il capoluogo della comarca dei Maragatos, che sono una minoranza etnica di lontana origine mista tra cartaginese, berbera e celtica, con tradizioni proprie. Erano mercanti, bottegai, commercianti, e prosperarono grazie al fatto che da lì passano due percorsi del camino che qui si fondono, la Ruta de la plata (via dell'argento) e il camino francés.
Dopo aver ammirato la bella campagna arriviamo e lasciamo l'auto all'ingresso del paese prima del ponte. E' un villaggio stupendo, tutto di case storiche e con le strade acciottolate, di un colore uniforme essendo stata usata sempre solo la stessa pietra. C'è un bellissimo silenzio e si sente pure uno  che canta dei motivi tradizionali, per cui sembra di aver fatto anche un viaggio nel tempo. L'attraversamento del paese nelle sue due vie parallele poi convergenti, costituisce un pezzo del camino di Santiago, che dunque possiamo dire di avere fatto anche noi sia pure per un piccolissimo tratto, ma suggestivo e magico.







E' stato talmente coinvolgente che vorremmo ripetere l'esperienza e dunque poi andiamo in direzione di  Ponferrada (dove c'è il famoso castello dei Templari) e deviamo alla ricerca di un altro villaggio che ci era stato consigliato,

ma non lo troviamo, le stradine di campagna sono intricate e manca la segnaletica o non è chiara. In questo modo comunque vediamo percorsi e paesi non frequentati e molti hanno meritato di venire attraversati, anche se alla fine si somigliano un po' tutti (tipo Santa Colomba, Val de San Lorenzo, Santiago Milas, …)

Ritorniamo a Leòn, che dista solo 34 km, e poi raggiungiamo a piedi l'imponente cattedrale che stava in cima al dosso su cui sorgeva la città. Iniziata nel 1205 la cattedrale di santa Maria è di stile gotico-fiammeggiante (o g.-fiorito o tardogotico).  La costruzione durò fino al 1302 ma si protrasse poi per moltissimi anni per interventi sulla fragilità delle strutture.  Una leggenda attribuisce alle talpe la causa delle difficoltà incontrate. Vanta le più vaste vetrate al mondo, dopo quelle di Chartres, ultimate tra il XIV e il XV sec. Paghiamo il biglietto (sigh!) e iniziamo la visita. Ricchissima di opere d'arte straordinarie, come pure il museo che sta dall'altro lato del bellissimo chiostro. La visita impegna a lungo.  Oddifreddi nel suo diario dice giustamente che "in genere le cattedrali gotiche sono piuttosto buie, in parte volutamente per dare un'impressione di mistero e di solennità. Questa invece comunica allegria" (p.182)
    
Il Museo Catedralicio è molto interessante, ci sono varie sale a lato del chiostro, ma poi si sale per una bella gradinata plataresca del Cinquecento dove si susseguono altre sale. Ci sono reperti della precedente cattedrale romanica con belle sculture in pietra dei secc. XII e XIII. Poi salendo ancora ci sono pitture fiamminghe del Quattrocento, e opere di oreficeria e in avorio. Nella sala dedicata al romanico opere intagliate in legno. Nel torrione vi è un ricchissimo archivio di codici rari. Tutte questi capolavori non dovrebbero essere contemplati solo per il loro alto valore estetico, ma anche considerando che racchiudono una componente sacrale che è poi quella che fu il movente e il fine che le ha generate. Vanno percepite come un riflesso dei sentimenti spirituali dei nostri antenati, che ci possono far capire quale fosse la loro religiosità, elemento fondamentale della cultura di quei tempi.
La registrazione sonora che ci hanno consegnato per informarci durante la visita, sottolineava giustamente che la cosa che per noi oggi forse ha dell'incredibile è il fatto che questo grandioso tempio e tutto ciò che esso contiene, e lo sforzo collettivo richiesto perché si realizzasse, è stato voluto e sostenuto da una piccola cittadina che aveva una dozzina di migliaia di abitanti.





Ancora un po' storditi ci rilassiamo di nuovo al bar dei succhi di frutta e verdura, e da lì assistiamo oramai in serata ad un importante matrimonio. Signore e signori della borghesia locale convergevano sempre più numerosi. Gli uomini in frac o in tight. Le signore e signorine sfilavano con abiti d'alta moda anche originali, che parevano essere stati confezionati espressamente per l'occasione. Infine è arrivata su una auto d'epoca la giovane sposa, un addetto ha spalancato il grande portone e tutti sono finalmente entrati in cattedrale. Nel frattempo si era radunato un folto gruppo di spettatori. Doveva trattarsi di due rampolli di famiglie importanti di Leòn.

Torniamo alla nostra Posada e vediamo spuntare dalla calle chiamata Rùa (l'altra arteria pedonale principale della città vecchia, perpendicolare alla via larga) vari caminantes con i loro zaini, il bastone e le scarpe da trekking. Questa loro onnipresenza è un aspetto molto bello di questo viaggio.
un manifesto in inglese per ciclisti
un gioco di carte da fare durante il percorso... 

Inoltre leggo che il Codex Calixtinus, noto come "il Libro di San Giacomo", composto e illustrato attorno al 1140 contiene il primo testo rivolto ai caminantes con riferimenti alle osterie e taverne e ai rifugi per il pernottamento, a ponti e strade, e ai mezzi di trasporto … si tratta del libro V di quel codice: Iter pro peregrinis ad Compostellam  di Aymeric Picaud, che dunque si può dire sia stata la prima guida di viaggio… (ve n'è anche una traduzione in italiano a cura di Paolo Caucci von Sauken, Guida del Pellegrino di Santiago, Jaca Book, 1989, 2010). Poi col tempo si formarono vari percorsi o Rutas che divergevano un poco tra loro, denominati: Primitivo, del Nord, Ruta de la plata,  cammino francese, portoghese, inglese, …e altri (il più frequentato è quello proveniente dai paesi baschi francesi, che passati i Pirenei attraversa Pamplona, Burgos, Leòn, Astorga, Ponferrada, Villafranca, e giunge in Galizia).

(il prezioso manoscritto originale, composto di 225 fogli, era stato rubato quattro anni fa dall'archivio della cattedrale di Santiago, e poi fu ritrovato un anno dopo; c'è di che scrivere un romanzo).


Intanto arriva Sara, la ragazza che Ghila aveva contattato attraverso couchsurfing, e andiamo ad un bar a chiacchierare (mentre fuori piovìggina).


A fine serata torniamo stanchi allo stesso ristorante di ieri in piazza San Marcelo dove avevamo ordinato di farci una paella de mariscos, cioè una paella di pesce e frutti di mare, e terminiamo con un ottimo flan (=crème-caramel) appena fatto, e una torta di ricotta e mele della casa.

[prosegue]
http://viaggiareperculture.blogspot.it/2015/09/burgos-1.html

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