venerdì 18 settembre 2015

§. 12 - la Cantabria 3

sabato 5 settembre
Colazione con la señora che ci da sempre informazioni su itinerari. Siccome avremmo preferito visitare una grotta reale (ma non la pur rinomata cueva del Soplao che è "solo" una bella grotta) ma una che contenga reperti di arte rupestre, magari meno gettonata e quindi ancora visitabile, allora ieri mattina su suo consiglio avevamo telefonato all'ufficio per le prenotazioni del servizio regionale Centros culturales y Cuevas Prehistòricas de Cantabria (in Cantabria è noto che ci sono moltissime grotte dipinte, e almeno sette sono ancora aperte su prenotazione). Così per stamattina abbiamo l'appuntamento a quelle più vicine, cioè quelle del monte del Castillo, pochi chilometri a est di Santillana, nella campagna presso Puente Viesgo, scoperte nel 1903.
Sono bei posti, e il tempo è migliorato un poco. Arriviamo in un quarto d'ora, e lasciamo la macchina al posteggio prima della sbarra, poco prima di un "monumento" al Paleolitico


L'ingresso è abbastanza più il là in salita e quando arriviamo allo sportello ce ne lamentiamo. Subito gli addetti molto gentili se ne dispiacciono vedendoci sudati e ansimanti ancor prima di incominciare il percorso, e ci favoriscono aiutandoci in molti modi. E ci mettono nel turno del gruppo immediatamente successivo a quello che ora è dentro, e avvisano l'addetto di darci una mano, inoltre ci dicono che poi per andare alla cueva de Las Monedas che sta a seicento metri più in là, ci apriranno il cancello e potremo andare sino alla seconda entrata con l'auto.
Mentre aspettiamo di entrare guardiamo l'esposizione di vetrine con spiegazioni e fotografie, che ci sono all'ingresso, anche perché ovviamente una volta dentro non si possono fare foto nemmeno senza il flash.


 un cervo
 un cavallo e più sopra rovesciata la figura di un'alce
un osso (una zanna di elefante?) con graffiti 

Si preannuncia una visita emozionante. Già l'antro dove ci fanno attendere è impressionante, e ci dicono che proprio qui stanno ancora facendo ricerche.


Ecco si incomincia. Intanto saliamo fino là a quel portone verde di ferro, poi si discenderà per il percorso  illustrato nel disegno qui sotto.

In certi casi non è facile per un occhio non addestrato identificare le figure soprattutto quando sono solo incisioni su una parete mossa e frastagliata. Ma c'è poi ogni volta come una sorpresa nel riconoscimento, quasi fosse una nostra scoperta… Ci sono disegni di bisonti, cervi, cavalli, capre, renne, lupi, orsi, caprioli, e di strani simboli. Sono opere forse più antiche di quelle di Altamira.
E' stato qualcosa di indimenticabile, e l'accompagnatore è molto bravo e appassionato.

Ri-usciamo e lui ci dice di andare con calma a prendere l'auto e lui ci aspetterà all'ingresso dell'altra cavità, detta delle monete perché si ritrovarono alcune monete d'oro di fine del Quattrocento… (chi vuole può già cominciare a scrivere un romanzo su questo…).
Arriviamo (ed era in effetti un po' lunghetto da fare a piedi soprattutto ora che è rispuntato il solleone di mezzogiorno). Ci attende una gentilissima addetta che ci fa entrare e intanto che ci guardiamo attorno stupiti ci spiega alcune cose in attesa che il nostro accompagnatore abbia finito con il gruppetto precedente. Poi lui ci prende in consegna e ci illustra come questo potesse essere una sorta di tempio ipogeo per riti sciamamici. Ci sono disegni al carbone, e c'è una famosa parete punteggiata su cui sono state espresse varie interpretazioni (sono presenti anche in altri siti come a Pech-Merle nel Midi francese), e un soffitto pieno di mani (soprattutto sinistre, ma anche un paio di destre, sembra che le facessero soffiando, sulla mano appoggiata alla roccia, con una canna di osso  con dentro della polvere minerale).



Si tratta di opere fatte tra 35mila e 40800 anni fa ….!

Si fatica una volta ritornati a vedere la luce del cielo ad adattarsi non solo con gli occhi, ma anche con la mente perché la mente è rimasta catturata dal fascino di quella realtà infera di laggiù. Chissà quali potevano essere i riti che vi si compivano (e come può non venire in mente l'antichissimo mito della caverna, la discesa nelle profondità cetonie e oscure della nostra matrice, riportato da Platone come allegoria con le sue interpretazioni simboliche?). E' proprio quello il periodo cruciale che secondo Joseph Campbell è stato la fase culturale creativa della mitogenesi (vedi in "Mitologia primitiva" del 1959 vol. I dell'opera "Le maschere di Dio" in 4 voll. trad.it. Bompiani, poi Mondadori; poi divulgata nel 1974 con The Mythic Image, in it. Le figure del mito; e poi ripresa nel suo Atlante storico della mitologia mondiale in 5 voll., 1988). Con la prima comparsa dei segni simbolici e poi dei primi disegni graffiti si attua una presa di coscienza della riproducibilità del mondo nell'atto creativo della sua rappresentazione. Già S. Giedion, in"L'eterno presente: le origini dell'arte" (1940, 1961, tr.it. Feltrinelli) aveva sottolineato come tracciare un anche un  semplice graffito di valore simbolico sia segnale della capacità di operare un complesso processo di astrazione; e A. Leroi-Gourham con "Il gesto e la parola" (in due voll. 1964) l'aveva considerato il compimento, il completamento della capacità comunicativa umana iniziata con l'elaborazione del linguaggio (vocale e gestuale).
NatGeo
Ci sarebbero altre quattro grotte nel monte, ma non sono aperte al pubblico. Andiamo a pranzare dato che è molto tardi, ma gironzoliamo un po' a vuoto e non troviamo un posto che ci convinca.
Così succede per serndipity che superiamo Novales e finiamo sulla costa, a playa de Còbreces, dove vediamo una splendida insenatura sul mar cantabrico, con un ristorante coi tavolini all'aperto. Ci fermiamo. Siamo entrati in un altra stagione, ma che dico? in un altro mondo...

Si tratta del restaurante Sanmar, ci sediamo inizialmente al sole che finalmente illumina i colori, e poi ci spostiamo all'ombra perché picchia troppo forte. Cominciamo intanto con lo spogliarci (cambio di pantaloni, via calze e scarpe, via la camicia e la canottiera e il golfino, …ecc). Pranziamo io con il menu fisso da 15€ e loro con vari piattini, ordiniamo da bere continuamente (5 volte) acque e bibite,  e restiamo lì. Ci alzeremo alle cinque, pagando 11€ a testa (iva compresa).





In questa costa bisogna sempre ricordarsi delle maree e dei loro grandi spostamenti.
Gironzoliamo in auto guardando e ammirando questo paesaggio tutto fatto di calette, di spiaggione, di strapiombi sul mare, di prati e pascoli che arrivano fino alla sabbia, … Ci beamo dei paesaggi, playa de Luaña, punta de las Cornejas, finché giungiamo in vista di Comillas.
Si tratta di una tipica "stazione balneare" atlantica di fine Otto / inizio Novecento. Tremila abitanti ma tanti alberghi e seconde case. Tra gli architetti che l'hanno resa celebre ci fu pure Antoni Gaudì con una villa il cui nome è tutto un programma "El Capricho", in puro stile eclettico.
Dopo averla girata in macchina troviamo posteggio e facciamo due passi in un gran bel parco. Qui veniamo sorpresi dal grande palazzo Sobrellano in stile neogotico, che era il palazzo del marchese di Comillas, padrone eccentrico della compagnia di navigazione commerciale "Transatlantica" che univa il nord della Spagna (con le sue miniere, oggi chiuse, sia alle Americhe che alle Filippine).



 In quel momento si ferma lo stupido trenino turistico e noi scopriamo di essere ancora stanchi per le camminate e per il sole, e -cosa assolutamente inusuale- decidiamo lì per lì di saltarci su…



e così ci facciamo scarrozzare e giriamo per il casco viejo, per il porto, per il lungomare, e accanto all'università, al parco-giochi, e girando la testa di qua e poi di là…





Finché tornati al punto di partenza ci consoliamo al baracchino che vende yogurt gelato con frutta.
Ritorniamo indietro lungo la costa fino alla playa de santa Justa (che è la spiaggetta di Santillana) e alla successiva playa de Tagle. La prima è una caletta famosa per la casona incastonata in una grotta, davvero molto pittoresca.

La seconda per la bella campagna che si attraversa per arrivarci, e per alcuni panorami di questa costa così frastagliata.





Infine davvero stanchi ma contenti rientriamo a Santillana per cena (ensalada de la huerta, gambas e solomillo con patatas bravas) al solito "Castillo" dove re-incontriamo Alice che era venuta con amici a spiluccare pinchos.

[prosegue]
http://viaggiareperculture.blogspot.it/2015/09/la-cantabria-4.html

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