domenica 20 settembre 2015

§. 15 - Bilbao 2

8 settembre

al mattino troviamo nella strada all'angolo, calle Bidebarrieta, una bellissima "Casa del Yogùr" e compriamo due vasetti da due etti di uno yogurt artigianale (senza zucchero aggiunto) freschissimo e buonissimo. Facciamo il desayuno da "Sasibil" di fianco all'albergo.
Poi Annalisa ci tiene a ritornare di nuovo al Guggenheim per visitare anche l'interno. Come pensionistas paghiamo "solo" 7.50€ a testa
ecco l'ingresso:



C'è soltanto arte contemporanea (ne abbiamo appena vista tanta ieri mattina…!) su tre piani


L'atrio dentro è impressionante perché la vista spazia fino in cima, e dunque è alto 60m.



Passiamo subito nella prima sala, o meglio nell'immenso salone-galleria. E' occupata solo dall'opera "La materia del tempo" di R. Serra, che è in pratica un susseguirsi di labirinti fine a sé stessi.





Si entra e si comincia a girare girare e gira un po' anche la testa perché le pareti sono molto alte e ci si sente un po' claustrofobici, ma più tempo passa e più cresce l'aspettativa di vedere a cosa porta, che senso ha, ma si finisce per arrivare ... in uno spazio vuoto… a quel punto bisogna rifare tutto all'inverso per uscire … e poi se si vuole, una volta fuori, si può entrare nel prossimo, e poi nel terzo, che è come una esse lunga che si stringe sempre più …
In conclusione in breve tutti e tre abbiamo la nausea e se guadiamo in alto, la vista comincia a fare un vortice…  Ci si deve subito sedere, ma dove? bisogna ritornare fino all'alto atrio in cui si vedono dall'interno le forme sinuose di questa architettura tutta un po' storta, con i vetri ricurvi in cui scorrono continuamente gli ascensori…

proviamo ad andare ai piani superiori e vedere se ci passa questa sensazione di maldimare



Insomma l'architettura è straordinariamente originale, tanto più che è un'opera già di quasi vent'anni fa, ma tutte quelle linee sbieche o ondeggianti questa mattina non ci trovano in sintonia e non ci sentiamo a nostro agio.

Andiamo -ancora un po' barcollanti- verso l'uscita

eccoci fuori all'aria aperta … finalmente (comunque resta un edificio straordinario).

Torniamo nel casco viejo, a passeggiare, attraversiamo la stretta piazza della cattedrale

e curiosiamo nei negozi


attraversiamo la piazzetta Unamuno dove ci sono le calzadas cioè le calles in salita con le scale, e dove c'è il museo archeologico che visiterò più tardi.



Ed eccoci di nuovo rientrati nella "normalità", dato che la "diversità" era l'arte contemporanea, qui ci troviamo bene a nostro agio; e intanto Ghila fraternizza con un rassicurante personaggio.

Quindi essendo passata la nausea e anche passate le 2pm, ci fermiamo un po' più avanti, nella squadrata Plaza Nueva a prendere dei pintxos al bar "Gure Toki".

Prendiamo una raciòn de queso, ravas, patatas bravas, pintxo especial, foie a la plancha (fegato alla piastra), pulpo a la plancha (polipo alla piastra), che sono tutti piattini, più quattro altri pintxos e tanto da bere perché oggi fa caldo.


Restiamo lì un bel po' a rilassarci. Infine gracias por su visita, eskerrik asko.
Annalisa e Ghila tornano in albergo, anche perché Ghila ha appuntamento con una ragazza francese di CouchSurfing che abita qui.
Intanto alle 5 pm io ritorno indietro e vado a visitare il museo Arkeologi Museoa. Tante scale, prima per arrivarci e poi interne (ci sono tre piani ). Ma è stato interessante. C'è una parte sulla preistoria dal periodo di caccia-raccolta, a quello di pastori-allevatori e poi agricoltori, fino all'età del ferro; poi una sala sul periodo del dominio romano, con anche i resti di una imbarcazione, e infine sale sul Medioevo e poi l'età moderna. C'è pure una esposizione temporanea sugli apporti dell'antropologia alla ricostruzione della storia.

Di fronte ci sarebbe il Museo Vasco (Euskal Museoa) che visiterei volentieri, ma è chiuso per turno.
Torno verso l'albergo e incontro Ghila con la francesina che stanno andando di nuovo in Plaza Nueva in un bar per chiacchierare.
Così si ritorna a dei tavolini, ma del bar "Urdina", dove pure ci sono pintxos.

Ma noi tre prendiamo un refresco, una infusiòn, e un café con leche.
La ragazza (Audrie) è simpatica e ci racconta un po' della sua vita per spiegare come è giunta a lavorare qui a Bilbao  e come si trova.
Restiamo lì un po', in compagnia di tanti passerotti.

Alla sera andiamo a cena nel ristorante di calle Santa Maria, "Kasko", prendiamo una insalata classica, una con pollo, langostinos flambeados (aragostine alla fiamma), foie salteado (fegato saltato in padella con composta di mirtilli e salsine, e di contorno un buonissimo formaggino caprino),  frutta. L'aspetto gradevole era dato dalla musica dal vivo di un bravo pianista di smooth jazz.



9 settembre, ultimo giorno
Stamattina faccio un giretto mentre Ghila e Annalisa stanno al bar "Gran Café" in calle Arenal vicino alla chiesa di San Nicola di Bari.



il Teatro Arriaga (1890) con davanti la bandiera basca

il tram-metro di superficie, al balcone lo striscione "Ora è l'ora - la Catalunya piange"

vetrina di una libreria basca

 la stazione liberty La Concordia (1902) della ferrovia per Santander

il parque sul lungofiume del Rìa Bilbao

la funikularra di Artxanda, che sale a cremagliera


 il "tipico" basco ritratto dal caricaturista Boni Fernàndez

ed ecco un autentico Basco con basco 

Poi partiamo, giungiamo presto all' Aireportua e restituisco la macchina al rent-a-car. La vacanza è finita. 
E' stato un bel giro, pieno e interessante, e con varie occasioni in cui emozionarsi, e facendoci posare lo sguardo e l'attenzione su oggetti e situazioni di rara bellezza e valore.
Come si è visto in effetti un giro lungo un itinerario come questo, coinvolge necessariamente una molteplicità di aspetti paesaggistici, culturali, storici, religiosi, artistici, etnografici e antropologici, veramente ricchi, complessi e straordinari !
Ora che l' ho rivisto e passato in rassegna giorno per giorno per scrivere questo resoconto di viaggio, mi rendo maggiormente conto che è stato un giro denso, e fecondo di suggestioni e di stimoli per meditazioni e riflessioni, al di là di quel che mi aspettavo prima di partire. 







ciao



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