giovedì 24 ottobre 2013

Bali 20 (viaggio verso nord 2)

sèguito del 20° giorno, lunedì 23 settembre
Riprendiamo il viaggio, quindi riprendiamo a salire verso nord in questa florida campagna. Ora di nuovo è sovrana Dewi Sri, la dea del riso e della prosperità.

Risaie, piccoli tempietti famigliari, villaggi e contadini al lavoro.





Ci sono infiniti terrazzamenti, i sawah, il che richiede distribuire molta acqua. Il problema dell'acqua per irrigazione e da bere è sempre più grave, poiché lo sviluppo tumultuoso del turismo (che ha superato l'anno scorso la quota di 2 milioni di presenze a fronte di una popolazione di 3milioni e 900mila abitanti) ha determinato necessità nuove. Si dice che il turismo consumi 40 volte più acqua di quella consumata dagli abitanti, per cui si è dovuta sviluppare molto la capacità di riciclare acqua per irrigare e per gli animali, e si sono scavati molti nuovi pozzi. Dall'epoca di Sukarno (1945-67) -e più recentemente con la presidenza di sua figlia Sukarnoputri (2001-04)-, si sono costituite centinaia di cooperative denominate subaks, che si occupano anche di identificare i terreni più adatti al riso o piuttosto ad altro, e di razionalizzare e potenziare il sistema idrico. Se una cooperativa vuole deviare il corso della irrigazione o distribuire l'acqua di una nuova fonte, deve rivolgersi a un sacerdote (pedanda) e al Klian (amministratore) del locale tempio di villaggio che riunirà una assemblea del banjar nella sala wantilan, e coordinerà le scelte da compiere in accordo con i banjar vicini. Si è ora molto più attenti a evitare lo spreco (water waste) e a rendere più efficienti gli stabilimenti (compounds) con attività miste.



Salendo in montagna si vedono più spesso mucche e anche capre, queste ultime per produrre formaggio di tipo feta, sempre più richiesto. Sempre più fattorie sono ecologiche (organic farms) e producono tofu, tempeh, e melassa, o sciroppo di palma da cocco (molto simile al maple). Si produce ora a Bali anche il cioccolato, e naturalmente prodotti come l'olio di cocco, cinnamon-orange, cinnamomo o cannella all'arancia, cloves, chiodi di garofano, aloe vera, spearmint.
Infine giungiamo a Penulisan, sul bordo del grande cratere spento del Batur, in cui si è formato un grande lago. Ci fermiamo ad ammirare lo spettacolo panoramico.



Sostiamo per la seconda volta nei pressi di Penelokan (nel municipio di Kintamani), da cui si vede bene anche il Gunung Satì. Pranziamo al ristorante (cinese credo) "Grand Puncak Sari", dove c'è un buffet a prezzo fisso, per 6€,50 a testa. Vorremmo stare fuori sulla balconata, ma si alza un vento troppo forte.


Prendiamo degli spaghetti integrali alle verdure cotte, che ci mettiamo in un cestino di vimini (cosa che nei posti a self service accade spesso), del pollo, e dei buoni dolci.



Passata Kintamani vediamo un grande tempio nero con tante statue di demoni che sono là per proteggere la popolazione dal potere distruttivo del vulcano.
Poi da Penulisan inizia tutto il percorso in discesa verso la costa. 
 Ci sono molti alberi di mandarini, attraversiamo varie piantagioni, un grande bosco pieno di clop (così pronuncia Nyoman), cioè cloves, chiodi di garofano, che raccolgono a mano con una lunghissima scala a pioli e poi mettono a seccare ai bordi della strada asfaltata su teloni di juta. Il loro profumo è ovunque intenso con questo sole forte.
Entriamo nel territorio della reggenza di Bululeng. Arriviamo giù a Kubutambahan, e a sinistra, passata Sansit, si entra in Singaraja, che è una città grande in via di rapido sviluppo, ha circa centomila abitanti e si estende su un'area molto vasta. Era stata la capitale di Bali durante il dominio olandese, e poi con l'indipendenza il capoluogo della provincia delle isole minori della Sonda, finché l'isola di Bali non divenne provincia a sè stante (con capitale Denpasar, che ora ha mezzo milione di abitanti). Non è turistica, il che però in questo caso non è un pregio in quanto non ha praticamente alcun interesse per un visitatore. E' caldissima (un po' tutta la costa nord è più calda del resto) e brutta, un po' sporca, caotica, con tanto traffico congestionato. Ci vive una notevole minoranza islamica, e anche cinese. Ma in definitiva mi è sembrata insulsa, una piccola "grande città", era importante un tempo in quanto porto, ed era da qua che per forza passavano tutti i visitatori, una porta obbligata all'ingresso a Bali, oggi è un porto commerciale molto frequentato da mercantili e simili. 
Giriamo sulla sinistra e andiamo verso ovest, dopo poco ritorna la calma e la tranquillità di una strada poco frequentata e alberata.

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