martedì 22 ottobre 2013

Bali 16 (Gili T.)

18° giorno, sabato 21 settembre, Trawangan
Eccomi qui di nuovo al mattino alle 7 e mezza al Pesona per il BF, a guardare il mare blù a righe bianche per l'increspatura delle onde che scorrono veloci lungo lo stretto. Con l'accompagnamento del solito "ammaliante" e soporifero flautino acuto con la sua solita musichetta.
C'è la solita ragazza-madre col suo bimbetto al quale faccio saluti e sorrisi. Già gli apprendisti scuba stanno cominciando gli addestramenti nella piscina.
I fiori illuminati dal sole mattutino sono sgargianti nei loro colori che splendono. C'è silenzio.
Questo paesino, "bisnipote" di un villaggetto beat, ora turisticizzato, mi è piaciuto. Sono tutti giovani un po' spensierati e belli, l'ambiente è casual e semplice, atmosfera da spiaggia. La mancanza di motori e la piccolezza dell'isola ne fanno davvero un luogo da non perdere. Trawangan ha la stessa natura delle altre due, volendo anche qui ci si può facilmente isolare e stare in un posto silenzioso e tranquillo, ma offre anche qualcosa in più per il dopo-tramonto.

Arrivano i primi pesci freschi,
i ragazzini vanno verso la scuola,


e arrivano i turisti del weekend da Giava.

Vado un po' sulla parte mercantile della spiaggia, cioè dove c'è l'approdo delle merci, e poi faccio dei giretti per il paesino di Trawangan dove vivono i lavoratori e le loro famiglie. Ci sono moltissimi piccoli waroeng buon prezzo, e homestays economici e simpatici (o anche molto "spartani"). Ma ci sono anche qua e là belle "private villas" come Exotic, o Nyepi, o Bale sasak, o altri come Rumah spa, (o Fitria homestay, o Dyan's, Pondok Hadi, Coral voice, Desy, Pondok Vidara, Losmen Eky, e i numerosi Rumah... eccetera, che menziono se possono servire a qualcuno), dove si spende molto meno che sul lungo mare, a parità di categoria.
Nelle stradine del paese ci sono spesso panche e panchine fatte di tre pezzi di legno per sedersi all'ombra o riposare. La vita quotidiana è quella campagnola, con polli, bimbi cui fare il bagnetto sotto la pompa, cani, punti di raccolta pattume, gatti, galli, trasporti di cose su carretti o contenitori portati sulla testa, ...  Mi piace osservare questa vita modesta e semplice.

Anche qui dunque, come sempre, basta svicolare per poche decine di metri. Sono tutti gentili (vivono soltanto di turismo) ma anche sinceramente, ti sorridono e ti salutano anche se non hanno nulla a che fare con te, gratuitamente, spontaneamente. "Pàpa how are you?"(=ciao come stai papà?),  o "good morning boss" (= buongiorno capo), "need help?" (= hai bisogno di qualcosa?).

Cing-cing-cing, clop-clop-cloppete, pet-pet! ... sta passando un cidomo con i suoi paramenti e sonagli, il clacson a trombetta e pompetta, e lo scalpiccìo degli zoccoli sul terreno compatto. Bisognerebbe assai rapidamente spostarsi e invece succede che molti, dopo un po' che camminano spensierati nella stradina pedonale di terra, non se ne rendono conto, non ci pensano proprio ai problemi del traffico, non si accorgono o sono lenti di riflessi. Ma un calesse non è un'auto con i freni e il volante... Bisogna proprio ricordarsi di prestare attenzione.
Così come nelle strade asfaltate delle cittadine, anche se non c'è il traffico delle nostre grandi città, gli scooter e i motorini sfrecciano, e vanno sempre anche contromano, per cui bisogna stare molto attenti e guardare prima a destra e poi da tutte le parti.
I carretti sono spesso decorati con piume di gallo.
Si preparano le bancarelle di frutta, e i baracchini con le polpette (bakso) e i vermicelli o il riso, oppure con nasi campur,  riso e noodles, o ayam chiken...




Stamane ce la prendiamo molto calma ... rilèk o anche rileks (che sta per relax).
Qui nel nostro albergo stanno terminando le dimostrazioni e gli insegnamenti in piscina, e fervono i preparativi dei sub per uscire in mare. In definitiva è più un centro di diving e scuola di scuba, che non un vero e proprio albergo. E' anche questo un passatempo, lo stare ad osservare mentre fanno il corso e i vari esercizi. Si parla a questo proposito anche di aquaddiction, e di aquaddicteds.

Alla gente qui piace imparare nuove lingue straniere, o almeno alcune parole per attirare l'attenzione o la simpatia. Già ne sanno tante di lingue (almeno alcuni, e comunque poco e male) cioè oltre all'inglese, ancora c'è chi sa un po' di olandese, ma anche tedesco, francese, giapponese russo, malese, arabo...). Quindi sarebbero contenti di imparare qualcosina di italiano (o anche di cinese), ma l'unica scuola che possono frequentare è la strada, la pratica, grazie alla pazienza e disponibilità di alcuni pochi clienti o viaggiatori.
Anche noi assorbiamo qualche parolina, tipo: buka, cioè aperto, e tutup, chiuso; gula, che è lo zucchero bianco, e gula mera, quello di canna. Mentre kecil kamera significa letteralmente stanzina, cameretta, e si riferisce al gabinetto. Qui la parola warung si trova in molti casi ancora scritta alla olandese (londo), cioè waroeng.
Siamo alla pasticceria "Kayu café", dove io prendo una fetta di apple cake, e un american coffe e annalisa un brownie chiamato chissà perché dulce de leche, e uno yogurt bianco; molto buoni. tot. 5€.

A volte non ci si capisce, la cassiera scrive: yogurt extra breakfast, e annalisa dice: non so, voglio un plain yogurt, non ho preso né voglio prendere alcun breakfast, e lei dice: allora ne vuole uno extra. E annalisa insiste, ma lo prendo solo se è plain, bianco, senza null'altro ... e lei: allora ne vuole uno extra breakfast. Insomma si vede che quello bianco ha quella denominazione lì... e in effetti alla fine ci dice: noi lo chiamiamo "yogurt extra" e di solito lo diamo al mattino ma si paga in più rispetto al breakfast.
In questa "pasticceria" hanno in realtà tante cose, ad es. anche una insalata di lenticchie rosse, e una con halloumi e quinoa, servite con un condimento di yogurt alla menta. Oppure c'è un panino tipo baguette con rendang, jalapeno pickles e lattuga (?). Anche omelette agli spinaci con feta; o fluffy pancake with caramelized banana and maple syrup. Poi maroccan spiced lamb served with couscous and tzatziki. E laksa soup; malaysian spicy fragrant noodles soup; coconut milk soup. O infine roasted pumpkin with carrot. Spesso ci sono questi gran mescolino di culture culinarie intercontinentali miste. Evarie healthy beverages. Dentro nel negozio vendono confezioni di: coconut body oil, Borneo ber poleen, Gheer, Maca Root, Maca Jahva - herbal chai, herbal toothpaste, e anche shampooing, infusioni, creme, repellenti naturali anti-insetti, tisane, eccetera.
Quando uno ha finito di consumare, subito vengono a portar via tutto perché hanno bisogno di recuperare tazze, piatti, posate, bicchieri, che non hanno in numero sufficiente. Prima di portar via il piatto o di sparecchiare ti chiedono sempre: "are you pinis?"... (che significherebbe: hai finito?).

C'è gente di tutti i continenti, dal Giappone al Brasile, che pronuncia l'inglese nei più diversi accenti e nei più fantasiosi modi, e usando strane espressioni gergali (magari tipiche -che so- di Singapore...).
Gruppi di etnie miste, coppie miste, etero e omo, di tutto un po'. E' una realtà mondializzata che poi in questi luoghi di turismo è concentrata. C'è comunque una gran presenza del mondo asiatico, nella fattispecie sopratutto indonesiano e malese per il weekend. Loro vengono qui per vedere questo concentrato di occidentali bianchi, e magari anche per assaggiare i piatti europei, e guardare ragazze in bikini, così come noi veniamo in un paese dell'Indonesia. E' dunque lo stesso posto ma visto con occhi e mente diverse.

Cominciamo a informarci e prenotare per la prossima tappa. Si svolge una telefonata assurda  in cui forse nessuno dei due capisce bene cosa ha detto l'altro, ci sono troppe sfasature nei discorsi... Mi chiede a che ora arriverò a Bali, dico che arriveremo alle 12 e 30 circa; mi chiede conferma se intendo a.m. o p.m. , dico ovviamente p.m. Allora mi dice "d'accordo, le mandiamo un driver a prenderla alle 5 e mezza". "no -dico- no, caso mai arriveremo un po' dopo, alla una o una e mezza". "ma lei mi ha detto 5 e 30". "no, sono sicuro di averle appena detto 12 e 30. Comunque il taxi quanto costerebbe?". Mi dice: "300 mila rupie (18€) per un viaggio di un'ora e mezza"; le rispondo che sicuramente a Padang troveremo a meno, a 250. Se quando arriviamo non troviamo un taxi, allora le ritelefonerò entro un'ora dal nostro arrivo là, per confermare o meno". E mi risponde: "Va bene allora mi dice che il taxi non lo vuole. E per la camera, lei ne vuole una o due?". Rispondo: "Siamo in 3 ma siamo una famiglia, quindi se c'è, ci va bene una camera. Anche una matrimoniale se possiamo starci in tre, aggiungendo un letto". Risponde: "Allora mi dice che non vuole due camere", e io: "Se c'è posto per 3 in una stanza... e comunque vorremmo un bagno chiuso, non un mandi aperto". "Dunque la aspettiamo nel pomeriggio per decidere?", e io: "La richiamerò comunque domani dopo essere arrivati a Padangbai". "Grazie per aver chiamato". A questo punto io non ho la certezza di aver riservato, non so se ci terrà una camera sola, non sono sicuro se ha capito che in caso ci deve stare un terzo letto, nemmeno so se il bagno è "chiuso", né se forse manda un suo tassista a Padang.

Andiamo con Ghila a vedere le tartarughine neonate al centro di protezione naturalistica. qui alle Gili ci sono due specie di tartarughe protette, quella chiamata eretmochelys, o embricata o imbricata, e quella definita verde (chelonia mydas).

Gli addetti del Centro, proteggono le uova, e quando queste si schiudono le mettono in vasca fino a che le piccole tartarughine non sono abbastanza robuste per riuscire a sopravvivere in mare agli attacchi dei predatori in cerca di neonate.



Una favola racconta che il pescatore Arya naufragò e svenne. Risvegliatosi si rese conto di essere sdraiato sopra una grande tartaruga e si tranquillizzò vedendo che stava dirigendosi verso terra. Ogni tanto una piccola tartaruga che nuotava accanto a lui gli dava un colpetto sulla gamba per dire "tranquillo! ci siamo noi". Quando raggiunse la riva si addormentò per il grande stress, e a un certo punto vide che si era radunata gente attorno a lui, e allora raccontò la sua avventura, ma nessuno voleva credergli. 
Ci furono una volta quattro giorni di forte monsone, con un vento che scoperchiava le capanne e una pioggia più forte che mai, il che interruppe l'attività del villaggio. Poi i venti fuggirono altrove, e quando le onde si calmarono e smise di piovere, la gente vide che dal mare venivano centinaia di tartarughe sulla spiaggia. I figli di Arya chiesero cosa stesse succedendo, e il padre spiegò che disturbate dalla tempesta esse avevano cercato rifugio nella insenatura del loro villaggio, e ora venivano in spiaggia per deporre le loro uova. Tutti guardavano quello spettacolo. Il saggio Arya disse ai ragazzi che tutti dovevano collaborare con la natura e con gli dèi e in particolare i giovani dovranno fare un patto per intervenire in modo che nessuno disturbi le tartarughe in quei momenti, e impedire ai cani e ai serpenti di prendere le uova. Più tardi i piccoli prigionieri nelle uova, iniziarono a picchettare sulle pareti e a uscire. Tutto il villaggio si impegnò a proteggere il percorso dei piccoli. Ora tutti credettero al racconto di Arya sul suo salvataggio dal naufragio.


Stiamo in spiaggia, anche se da queste parti bisogna stare attenti ai piedi a causa dei coralli (e viceversa anche stare attenti coi piedi e le pinne a non rovinare i coralli).

Certo qui l'ecosistema è delicato, e il turismo potrebbe già essere giunto a un limite eccessivo, non sostenibile.

Andiamo poi a cenare presto, al "The Beach House" dove prendo un antipasto di verdure, e un veggie pie, con mashed potatoes, a annalisa un filetto di snapper al latte di cocco, e ghi delle fettuccine coi gamberi, bibite e acqua più tasse (meno di 6€ a testa).
Il mare diviene un po' agitato, la cosa piace ai surfisti.


Ci raggiunge Francesca e poi una giovane svizzera di Berna, che è insegnante alle  elementari, e poi si è messa a viaggiare, prima alle Haway poi in sud-est asiatico.

Giriamo, ammiriamo la tonda luna giallona appena sorta. Nel ristorante accanto danno il narghilè e la shisha, per attrarre clientela, e trasmettono lagnosi canti con musichetta tipo nenia, ...
Ormai la luna è allo zenit, e un larghissimo lago d'argento sul mare increspato crea la silhouette delle barche. Il tutto genera vaghi ricordi e sensazioni. In strada ci sono molti lumini accesi con lampadine colorate, e intanto c'è una costante brezza di mare che soffia tiepida e sa di acqua salsa. Un languore melanconico mi pervade in mezzo a tutti questi vocii, ai canti, alle musiche, che si sovrappongono, si  mischiano e mescolano un unico indistinto sottofondo. La voce lamentosa, i tamburi con i loro ritmi cadenzati, il flauto da incantatore di serpenti, mi dicono che questa è l'ultima sera in questo gradevole non-luogo giovanile.
Qui si sta a letto in canottiera e senza lenzuolo, abbiamo appena spento alle 11 il ventilatore del soffitto, e intanto penso che a casa è iniziato l'autunno. La luna oramai è bianca ed è come un vero e proprio faro sgargiante che illumina tutto quanto questo mondo notturno.
Non riesco a prendere sonno, la voce del cantante è struggente ed esprime credo le pene d'amore, il battito delle dita sulla pelle tesa dei tamburi non da tregua ...
Alcune stelle riescono a baluginare a distanza, nonostante la potenza regale dello specchio lunare; le onde sul mare sono in continuo movimento inarrestabili come quel canto infinito.
Non ci sono rumori di motori, ma solo di qualche zoccolo di cavalli, e i passi della gente che transita nelle due direzioni. Il suono del vento e quello del mare. Sulle acque oscure si fa vedere qualche lampara dei pescatori. Tutta questa costa è brulicante di vita pur circondata dalla oscurità notturna che cela il resto del mondo nel nulla.
Mi assopisco, domattina si parte. Di notte non mi sento tanto bene, ... è il "Bali belly".

19° GIORNO domenica 22 settembre
Assembramenti caotici sulla spiaggia, in cui si confondono quelli in attesa della barca per la gita domenicale, quelli che vanno a Lombok, e quelli come noi in attesa della imbarcazione veloce per il rientro a Bali.

Finalmente ci issiamo su per la scaletta metallica verticale, e poi giù nell'abitacolo e partiamo, la barca costeggia G.Meno e G.Air e giunge facilmente al porticciolo di Bangsal a Lombok con il mare riparato,

ma poi uscendo in mare aperto si comincia a ballare, su e giù e di qua e di là...
Lo stretto tra Bali e Lombok non è uno scherzo, è riuscito a costituire il confine tra specie faunistiche (linea di Wallace) proprio perché è così profondo (250 metri) e con correnti così forti che c'è sempre la possibilità di vento e ondone.
D'altronde c'era da aspettarselo, è un braccio di mare lungo 60 km. e largo al massimo 40, che collega il mar di Giava con l'oceano indiano, e quindi si formano facilmente correnti; la distanza dalle Gili per Bali teoricamente è di 32 km. ma tutto dipende dalle onde....
Ne consegue un viaggio lungo e tormentato in cui solo pochissimi non vomitano, e comunque prima o poi tutti stanno male con nausea e problemini vari annessi e connessi. Quindi il barcone ci mette molto molto di più che all'andata... arriviamo sconvoltini e un po' stanchini....

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Avevo già scritto una mail su questo argomento a Michela chiedendo spiegazioni.
"quesito: in questo stretto di mare che dopodomani riattraverseremo passa la cosiddetta linea Wallace, in nome di uno scienziato che la "scopri", si tratta di una linea che attraversa il globo, delimitando un al di qua e un al di la, per cui la fauna che prevale da un lato e pressoché assente dall'altro, e le varie specie hanno avuto evoluzioni differenti. Viene spiegato col fatto che la profondità marina dello stretto tra Bali e la vicina Lombok e' notevole e non fu colmata nemmeno con l'abbassamento del livello delle acque durante il pleistocene...
ma non sembra una spiegazione sufficiente dato che furono popolate persino le isole del Pacifico.... e allora?".
Mi aveva risposto: "Per quanto riguarda la linea di Wallace invece posso solo dirti che la fauna locale deve essersi sviluppata prima della separazione dei continenti, dopo di ché neanche le successive glaciazioni devono aver messo in la comunicazione le due terre. Questo ha fatto sì che gli animali rimanessero fisicamente separati. Nelle Galapagos è successo lo stesso, dove la lontananza tra le strisce di terra non ha consentito ulteriori spostamenti, contribuendo invece alla speciazione che caratterizza la biodiversità che osserviamo noi oggi (l'isolamento, dovuto a barriere fisiche o biologiche -queste di solito secondarie alle prime, permetto l'evoluzione di forme con caratteristiche ben adattate all'habitat occupato ma completamente diverse dai "vicini di casa").
Non so se sono riuscita a risolvere il tuo dubbio oppure ho solo contribuito ad ampliare la definizione che hanno dato a voi, ma credo che questa possa essere una buona spiegazione al fenomeno."


Beh stamattina tutto questo ci è diventato più chiaro, sia pur tra le nebbie mentali della nausea e del maldimare...

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