mercoledì 9 ottobre 2013

Bali 5 (Ubud)

seguito 5° giorno: domenica 8 pomeriggio

Torniamo a piedi, e incontriamo gente del banjar (quartiere) che vicino a dei templi stanno preparando l'occorrente per una festa o una cerimonia. Si tratta prevalentemente dei piccoli cestini di foglia di palma per le offerte, o di oggettini fatti in paglia, raffia, palma, foglie o canne, o rattan, per addobbi. 


Sono tutti impegnatissimi, e la produzione durerà per molte ore. Gli uomini fanno certi oggetti e le donne altri, e comunque stanno in posti differenti.



Poi andiamo sulla parte ovest di jalan Raya al museo Puri Lukisan. Dentro c'è un parco bellissimo, stagni pieni di fior di loto, e tre grandi padiglioni espositivi. Ci sono dei bellissimi quadri che più che altro sono illustrazioni di noti episodi delle leggende e miti balinesi o di Giava; la gran parte appartengono all'epoca del rinnovamento figurativo degli anni Trenta/Cinquanta del Novecento. Mi colpiscono le descrizioni in inglese del contenuto, che il Museo ha affiancato ai quadri stessi per far comprendere ad un visitatore (straniero) di che cosa si tratta.
il museo dà sulla main road



Uno raffigura la storia in cui si racconta che Sutasoma, incarnazione di Buddha, stava meditando nella foresta, quando lo vede una tigre-madre affamata che lo assalta all'improvviso, lui non oppone resistenza e si offre alla bestia. Ma dispiaciuto, il supremo Indra lo riporta in vita, dopo di ché poi tutte le creature proteggono Sutasoma, che può riprendere la sua meditazione (quadro del 1934). In un'altro si raffigura la storia di Amad che aveva tre oggetti magici: una lancia che ritorna a lui dopo aver colpito l'obiettivo, una borsa sempre piena di cibi, e una mantella che gli consente di fuggire in volo. Ma la principessa Beregedab invidiosa glieli ruba mentre lui si addormenta (quadro del 1937).
Intanto da dietro a un quadro spunta il più grande geko che avessi mai potuto immaginarmi, che poi fugge nel suo nascondiglio.
"The lying heron and the clever crab", illustra una favola contenuta nel libro mistico Tantri Kamandaka in cui si narra che l'arrogante Pedanda si atteggiava come un sacerdote, pur essendo in realtà un pigro airone. Mentre diceva ai pesci che lo stagno stava per venire prosciugato, e prometteva loro di aiutarli e portarli lontano, in realtà appena uno usciva se lo mangiava. Un granchio lo scopre e lo uccide tagliando la testa dell'airone con la sua chela a tenaglia (1940). Nell'antico testo Uttarakanda, si dice che mentre Hanuman cercava Anjani, altri portavano frutta matura in regalo, e qui la scena diventa una rappresentazione di angeli che si prendono cura di una madre mentre allatta (1936). E così via, si tratta di soggetti ben noti a tutti, che ispirano al pittore rappresentazioni fantastiche o allegoriche, e gli autori si esprimono in stili figurativi che forse a noi appaiono tradizionali ma che invece pur in stile locale sono innovativi sia nei contenuti che nella libertà di illustrarli secondo la propria creatività.
Sono riuscito a fotografarne solo uno, un acquarello su carta del 1956,sul serpente Lasso, opera di Ida Bagus Anom, di Ubud. Nel Ramayana si tratta lungamente la vicenda del re Rawana che rapisce la bella Sita, moglie di Rama, e la nasconde in una isola lontana. Il generale delle scimmie, il divino Hanuman viene inviato  a recuperarla, ma è catturato dalle spire di Lasso. Il principe Meganada, figlio primogenito di Rawana e grande devoto di Indra (il signore degli dèi, dio della folgore, dio guerriero di giustizia), lo colpisce e libera Hanuman (che in questo caso mi richiama all'immagine di Lacoonte).
Grande storia epica delle battaglie tra la giustizia e l'ingiustizia, che culminano nel "salvare" la bella Elena prigioniera, cioè Sita.
D'altronde anche da noi per secoli le opere d'arte ritraevano quasi solo scene di storia sacra e immagini di valore e contenuto religioso, o poi dall'umanesimo anche scene da miti e leggende profane... con episodi e personaggi universalmente noti.

Torniamo nel calmo e gradevole parco. In lontananza si sente una musica dolce. Così restiamo a lungo seduti in silenzio su dei gradini ad ascoltare dei camerieri che avendo terminato il loro lavoro (è già l'ora della chiusura) si mettono a fare prove di gamelan, e sono proprio bravi. Pensare che questa musica è tutta tramandata a memoria, in un contesto di cultura orale, ci sono solo alcuni antichi testi con dei vaghi canovacci che sono essenzialmente dei promemoria per chi già conoscesse di cosa si trattava (testi che sino a non molti anni fa erano quasi del tutto sconosciuti ai più, e spesso non si sapevano decifrare).


Annalisa in "attività" contemplativa sotto un padiglione

Il museo fu fondato grazie allo stimolo del pittore olandese Rudolf Bonnet che dal 1929 passò gran parte della sua vita a Bali, ad Ubud. La progettazione del museo aveva come primo scopo quello di impedire che le opere di arte balinese tradizionale finissero tutte all'estero comprate da collezionisti. Bonnet assieme all'amico tedesco Walter Spies, e ad altri intellettuali occidentali estimatori dell'arte balinese, stimolarono gli artisti locali a sperimentare nuovi stili, e contenuti, ed è proprio da questo incontro che poi sorsero i numerosi paesaggi, le scene di vita quotidiana dei villaggi, i ritratti, dipinti da pittori balinesi, che oggi si trovano riprodotti in tanti negozi.


Vediamo che ci sono dei bar giù sul lungo fiume Campuhan, ma non abbiamo voglia di fare altri scalini. Infine andiamo a sederci all'ombra al caffè "Casa Luna" con vista sulla ricca vegetazione retrostante. Stiamo vicini alla balaustra delle terrazza, sotto c'è un altro piano con il posto per una piccola orchestra jazz. Prendiamo un aperitivo analcolico, un frullato di latte e cacao, e una preparazione salutistica di carote e spinaci centrifugati. Intanto che beviamo esaminiamo il menu molto elaborato e ricco di piatti di cucina internazionale, fusion e nouvelle cuisine. A Ubud ci sono dei locali proprio raffinati (rispetto ad altri paesi asiatici). La serata è tutta dedicata alla musica jazz dal vivo, con Nancy (brava cantante) e Ilko Fauzy. Giunta l'ora di cena prendiamo una soup, un guacamole, e un potato cake con feta e insalata. (alla fine apertitivi e bevande incluse saranno circa 8€ a testa).

Qui a Ubud non c'è certo bisogno di fare scorte di fazzoletti, o tovagliolini di carta, né di carta igienica, si trovano facilmente. I bagni sono sempre puliti.
Anche i taxi si trovano molto facilmente e costano mediamente 40mila, cioè 2€ e 60 per un qualsiasi percorso urbano. Si vedono persone e coppie assai miste o di varie origini. Anche qui a Casa Luna chiacchieriamo con una giovane coppia con un bimbo di due anni e mezzo, lei è una francese di origine italiana, e lui uno scozzese australiano, che hanno vissuto a Ginevra e a Zurigo in Svizzera, ora sono qui per un po' per non ricordo quale attività, poi torneranno a vivere a Melbourne. Il bimbetto è già bilingue inglese-francese. Restiamo qui per tre ore a goderci la serata jazz.

Nessun commento:

Posta un commento