martedì 15 ottobre 2013

Bali 9 (Ubud)

Ottavo Giorno, mercoledì 11
Così dunque abbiamo visitato un po' il territorio della "reggenza" di Gianyar. Quando gli olandesi conquistarono Bali, l'isola era suddivisa tra vari regnetti e principati locali, i cui sovrani furono privati del potere, ma si mantennero le suddivisioni del territorio che c'erano prima, per questo ancora oggi si chiamano con la denominazione di regency, e sono come dei dipartimenti della Provincia balinese. Questo territorio è lungo e stretto e va dalle colline alla costa, è di 370 kmq ed ha una popolazione di più di 480 mila abitanti (di cui 469mila di religione hindu-balinese); fin dal periodo detto Majapahit (dal 1343), sino al periodo coloniale, terminato nel 1949, è stato uno dei maggiori centri propulsori della cultura, delle arti e artigianato di tutta l'isola. La città principale oggi è Ubud, che ha 69mila residenti permanenti, ma anche un gran numero di "residenti temporanei" che sono gli stranieri che abitano qui e che hanno aperto varie attività commerciali (tra cui molti europei, e anche qualche italiano, che magari ha sposato una balinese), nonché un gran numero di turisti che soggiornano qui per brevi o anche lunghi periodi di tempo.

Al mattino presto mi svegliano i gran cinguettii degli uccelli, ognuno col suo richiamo; ce ne sono due in particolare che fanno un verso stranissimo... ad un certo punto è tutto un coro assai affollato.
I bambini vanno a scuola e intanto che si preparano ce n'è sempre uno che gioca un po' con le sue automobiline.
Il ragazzino che ci porta la colazione dimostrerebbe 13 anni, e invece ne ha 21 ! Si chiama Putù (che vorrebbe dire "il primo") Atì. Non sa che solo alcune pochissime parole in inglese.
Le giovani adulte già si dispongono sulla piattaforma a tagliare e sagomare e intrecciare foglie di palma per farne dei piccoli cestini in cui mettere le offerte.
Queste pensioni famigliari si chiamano homestay in inglese, e in balinese losmén, che deriva dall'inglese lodgement (alloggio). Sono più economiche degli alberghi, e rispetto a una guest house c'è il fatto che si sta proprio dove vive la famiglia che ospita, a contatto con loro. Stando dieci giorni oramai conosciamo tutti, e tanti anche dei negozi della strada ci salutano.

Oggi andiamo a farci fare dei massaggi balinesi full body della durata di un'ora (8€), alla Spa di proprietà di Yandé. A me e a Ghila sono molto piaciuti, mentre Annalisa riceve un tipo di trattamento che non era quello che aveva richiesto (i soliti problemi di comunicazione).


Nell'attesa vediamo che la laundry cui abbiamo dato la nostra roba da lavare, ha sede proprio qui. Per cui incontriamo i giovani della homestay che ci salutano cordialmente. La prima volta, avevamo molta roba, e avevamo speso 3€ e 30, e poi questa seconda volta 2€ e 30 in totale (inclusi plus plus) ...
Poi andiamo per il lunch da "Nomad" sulla main road jalan Raya. Ghila e Annalisa prendono degli stuzzichini, o assaggini, che sono ben 12 in cestini di foglia, è divertente, e abbondante. Mentre io prendo dei noodles fatti a mano con salsina al vino e foglie intere di spinaci. Con acqua e cola e plus plus sono circa 5€ a testa.

Passeggiamo giù lungo tutta la jalan Hanuman, si incrociano personaggi interessanti





e ci sono vari bei negozietti con belle cose ben presentate, e anche alcuni negozi di ottima qualità.

Poi passiamo il resto del tempo nella nostra veranda. Ogni tanto si sentono dei canti lontani.
Oggi la madre aveva delle visite, due signore vestite eleganti che sono venute a trovarle e sono rimaste a lungo a chiacchierare nella loro veranda dove hanno anche dei divani. Mentre i nipotini non hanno disturbato con i loro soliti giocattoli (più che altro due o tre camion di plastica) o i loro giochi all'aperto.

Alla sera per cena restiamo nella Hanuman e andiamo da "Kebùn", dove prendo del pesce sea bass, veramente molto buono (come già lo erano stati i butterfish e lo snapper che avevo mangiato nei giorni scorsi). Poi prendiamo arancini di riso, pasta al pomodoro, salmone gravlan, acque e bibite, in tot. 20€
in tre.

Quando ritorniamo (sotto la pioggia) troviamo al solitoYandé a giocare a carte con i suoi aiutanti-parenti sotto la tettoia.
Il taxi costa sempre due euro e mezzo, e ogni volta in realtà si tratta di autisti con la loro auto, non di taxi ufficiali; gli autisti intanto si offrono per portarti a fare giri e escursioni, e ti danno il loro biglietto da visita. Ne ho ancora un buon numero: I Nengah Ariata, Madé Oka, Putu Dirga, I Wayan Chris, Madé Nitia, e il buffo I Wayan Sukarinu, ...
Come si vede ricorrono un po' sempre gli stessi nomi.
I neonati vengono chiamati a seconda dell'ordine di nascita, quindi primo, secondo, ecc. cioè
Wayan o Putù (Pudu, Putuh), per il 1°;
Madé (o Kadèk, o Nengah) per il 2°;
Nyomàn o Komang il terzo;
e il quarto Ketùt (Ktut, Tut);
dopo di che si ricomincia. Per differenziare, i maschi mettono una I davanti e le femmine Ny o Ni. Quello che serve a non fare confusione è, oltre al cognome di famiglia, un secondo nome o un appellativo, un soprannome.
Arrivati crolliamo a letto e ci addormentiamo con gli schiocchi del solito amico geko acchiappazanzare che è onnipresente in tutte le camere d'albergo e in tutti i negozi e locali.


Nono giorno: Giovedì 12
Tutta la notte e la mattina continua a piovere. Ieri sera non ho trovato Madé per cellulare, forse è diversamente impegnato. Stiamo progettando il seguito del viaggio, pensiamo di andare verso est. Siccome continua a piovere andiamo in un museo, quello di Don Blanco, pittore "alla Dalì" che dalle native Filippine si trasferì qui a Ubud, dove fece costruire con un forte senso di grandeur, una villona un po' liberty, sontuosa, cui sono annesse costruzioni in stile balinese e un tempio famigliare con pagoda. Ma anche un negozio e un bar-ristorante. E' un po' fuori, a Campuhan. Il museo (che si chiama Renaissance Museum) contiene i suoi quadri, gli oggetti collezionati, i suoi libri, le foto, le poesie, i ritratti e le foto di tutte le sue donne. Attraversato un magnifico giardino con piante locali e rare, molti pappagalli, un tucano, e vari altri uccelli, si salgono i gradini della scalinata e si entra in un grande salone dei ricevimenti con scalinate laterali e balconata dal primo piano. Molto carico, e troppo pieno, ma interessante. Ingresso 3€ e 30c a testa (un po' caro...), che vale anche per un aperitivo al bar, o per scontare le bevande. (vedi: www.blancomuseum.com).
Infine per ritornare (siamo in cima a un dosso e la strada è abbastanza giù) chiedo a uno della security se può dirmi come chiamare un taxi. Dice yes, prende il suo scooter e va giù sulla strada principale a cercarcene lui uno....! che arriverà subito.
Sembra che la pioggerellina stia per finire, passeggiamo per la jalan Wanara Wana, cioè in inglese mokey forest road, osserviamo lo spettacolo della uscita dei bambini dalle scuole, con conseguente intasamento pazzesco totale del traffico.


Ci fermiamo al "Bumi Bali"(balinese restaurant, cooking school & Spa), e ce la prendiamo super comoda. Dopo aver abbondantemente bevuto acque e coke, ci guardiamo il ricco menù.
Gedung mekuah = green papaya soup; Cramcam = clear chiksoup with shallot; spinach soup = spinach, onion, corn, flour, butter with bread crouton ; sateh = spied ini; Pesan Be Pasih = grilled fish in banana leaf;  Be Pasih Mepanggang =marinated grilled whole fish; Sambal goreng udang = prawn in rich basic spices chopper lime and coconut milk; Ayam Pelalah = shredded tangy chicken salad with chili and lime; Nusi camper, eccetera eccetera.


Prendo una delicata e buonissima soup con foglie intere di spinaci; poi il pesce invece ha un odore sgradevole e lo lasciamo lì; Ghila prende palline di pollo speziato e una soup Bakso Ayam con noodles - capellini d'angelo. in totale col bere e plus plus circa 8€ a testa. Non ci schiodiamo di lì per un bel pezzo. Guardiamo una bimba un po' cinesina mentre gioca.


Ci porta a casa un autista scuro di pelle e un po' strambo, I Wayan, con chitarra e tamburi in macchina per cui dobbiamo un po' adattarci, ma è simpatico.

Si sentono canti di donne e uomini, delicati.
Il resto del pomeriggio in veranda a leggere e scrivere.
Per cena di nuovo al Siam Sally, che ci aveva dato un coupon di sconto del 15% se ritornavamo (spendiamo 8€ a testa). Ci sono dei ragazzi molto bravi che suonano e cantano musiche rock, i "Cool Tones Blues Band". Stasera c'è una atmosfera un po' da night club di Bangkok durante la guerra in Vietnam...  Certe/i sono determinatissime/i a scatenarsi pur di sfogarsi e divertirsi in modo pazzesco esagerato. Comunque è uno spettacolo che fa intrattenimento. Finché non usciranno sfiniti e certi anche un po' brilli.
Al ritorno a piedi alle 11 è tutto chiuso, spento e buio. Solo il Siam Sally resiste.

Prima degli scaloni che si devono fare per entrare nel nostro gang, il vicoletto tra i muretti, un bel topo attraversa la parte dove posteggiano gli scooter, e anche se è tutto al buio lo scorgiamo.

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