lunedì 11 settembre 2017

Viaggio in Etiopia - foto 3 (dal villaggio indigeno Hadiya, ad Arba Minch, 300 km)

martedì 22 Agosto

Stiamo facendo un percorso dentro il larghissimo alveo della grande vallata del Rift (in italiano Grande Fossa Tettonica)



§. villaggio Hàdiya

Riprendiamo la strada, ai lati si vedono sempre più spesso agglomerati di capanne circolari col tetto di paglia,  Le loro bet, o capanne, sono decorate da dipinti





Ci portano all'interno di un grande bet, in cui un terzo dello spazio a sinistra è riservato per ricoverare gli animali per la notte;
la stalla in casa


cucina

divano / letto per ospiti-parenti e le pitture interne

ecco il nucleo ristretto della famiglia


donne in attesa del bus


Nella prima infanzia il bimbo sta sempre attaccato alla madre che lo porta con sé avvolto in una tela di cotone. Poi nel passaggio alla seconda fase dell'infanzia, gli rasano il capo, lasciando solo un piccolo ciuffetto (si dice che sia anche per scaramanzia, data l'alta percentuale di mortalità infantile, Dio o un angelo, potrebbe riprenderlo per la treccia e salvarlo).


Su questo popolo si vedano gli studi antropologici:
H. CORI e M. HARTNOLL, Costumery Law of the Hadya Tribe, London, 1945
H. Plazikowsky, Historisches über die Hadiya, «Zeitschrift für Ethnologie, ZFE», 82, Berlin, 1957
Ulrich BRAUKAMPER, Geschichte der Hadiya Süd-äthiopiens, Steiner, Wiesbaden, 1980,
 e Valentina PEVERI, L'albero delle donne, Etnografia nelle piantagioni e cucine d'Etiopia, edizioni I Libri di Emil, 2012.

E' stato tutto molto interessante e anche gradevole, salutiamo e ripartiamo. D'ora in poi il programma di viaggio prevede che ogni giorno visiteremo almeno un villaggio di una etnia, e questo primo è stato una buona introduzione.

Andiamo a Shashemene (o Shashamane), una città che fa da nodo stradale importante,
Shashemene è una città caotica e insignificante se non fosse che a suo tempo il Negus Haile Selassie regalò ai suo fedeli che lo veneravano in Jamaica, un terreno.

l' ingresso alla sede dei RT (foto da cyclingpangea)

il testo sacro Kebra Negast (Gloria dei Re), del IV o V sec. d.C.

i rasta portano i dreadlocks ai capelli, come i biblici Nazirei


Giungiamo dunque a Soddo (a 2mila metri slm), città capoluogo dell'ex regno del popolo contadino dei Wolayta con grandi coltivazioni di mais e cereali. Le loro capanne prevedono un pinnacolo, un puntale, sulla cima. Oltre che agricoltori (con aratro in legno, a uncino), sono anche validi fabbri, e vasai.


I Wolayta sarebbero circa più di un milione e mezzo, e il loro territorio costituisce una Zona specifica all'interno della Regione del Sud. Nel territorio si trovano incisioni rupestri, steli falliche, antiche mura di cinta e altri siti storici di interesse archeologico. A Soddo c'è anche un Museo Etnografico. (si veda il testo di Aa.Vv. "Wolayta -una regione d'Etiopia", a cura di Carlo Cavanna, Grosseto, 2005). L'ex Premier Desalegn , vice e successore di Zenawi, è di etnia Wolayta.

A poca distanza il grande lago Abaya Hayk ("scoperto" nel 1896 dall'esploratore Vittorio Bottego, poi dai colonialisti battezzato Lago regina Margherita) con le sue isolette (siamo a 1200 metri di altitudine). Paesaggio magnifico.
Sempre più si vedono ai lati della strada delle capanne circolari col tetto di paglia, e villaggi Wolayta,  costituiti da gruppi di capanne di comunità familiari autosufficienti, per cui ora ci pare di essere entrati nell'Africa nera vera e propria.
ragazza in abito di foggia tradizionale 
(da un manifesto di promozione turistica)

Proseguiamo lungo il lago e infine raggiungiamo la città di Arba Minch (cioè 40 sorgenti). Ha centomila abitanti, era stata fondata nel 1960 come capitale della ex provincia di Gamo-Gofa, ed è costituita in realtà da due precedenti centri, uno in basso,  Sikela, più commerciale, e più in alto   Shecha, dove ci sono più scuole, istituzioni (come l'ufficio turistico) e alberghi, e migliori ristoranti ed è più vicino alle fonti calde (hot springs) e all'ingresso al Parco naturale. C'è un aeroporto per i voli interni, e molti iniziano da qui i tours verso il sud-ovest, prendendo subito la coincidenza a Addis, vengono direttamente ad Arba M. Chissà forse sarebbe stata una buona idea...

Noi andiamo in cima alla collina, all'hotel  Paradise Lodge, che la "Ethio Mar" con congruo anticipo aveva prenotato per noi.
Il bel residence sta in una posizione veramente spettacolare, ed è tutto in stile etnico. Un ottimo albergo, anche se pure qui non mancano alcuni difetti di manutenzione, nei collegamenti elettrici, e alla rete web, ma anche nelle porte che sbattono e non restano aperte e/o non si richiudono bene, e nei rubinetti (che si fatica molto a chiudere)..., e il personale che spesso è un po' distratto e approssimativo. Ma sono piccoli dettagli, comunque ci siamo trovati proprio bene. Belayneh ha scelto proprio il migliore sopratutto per la posizione. Il terrazzo della ricezione


e quello del ristorante hanno una vista davvero mozzafiato sulla sterminata foresta vergine, e si sta molto tempo semplicemente a guardare giù incantati. (Con vista fin sul lago Abaya)

Essendo arrivati ancora con luce e calore, passiamo il resto del tempo fino al tramonto in piscina (tanto più che domani sarà chiusa). Anche dal nostro tucul si spazia con la vista sulla natura africana incontaminata.


il nostro bungalow a forma di bet (tukul)



E intanto che si ascoltano gli uccelli, ci si infila dentro la zanzariera. E' proprio azzeccato il nome "Paradise". Ci fermiamo due notti!

(continua)

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