lunedì 28 novembre 2011

altra recensione


"La metamorfosi" è forse il racconto più conosciuto di Kafka. Narra la storia di un modesto impiegato, Gregor Samsa, che un giorno si sveglia e si accorge di essersi tramutato in un immondo insetto bitorzoluto, un vero scarafaggio-umano ripugnante e abietto.
La sua mutazione è irreversibile. 
In questa bellissima opera confluiscono due delle tematiche più care al grande narratore: da un lato l'alienazione e la spersonalizzazione che la società impone ai suoi membri, e che porta ad estremi di tecno-burocrazia insostenibili per l'individuo, tematica peraltro eccellentemente espressa soprattutto ne "Il processo"; dall'altro lato si evince il rapporto problematico padre-figlio, in cui il genitore assume un ruolo sia di una rigida e severa autorità, sia di dominio e monopolio schiacciante e asfissiante sull'estro, la libertà e l'intraprendeza filiare. Ecco quindi giungere per il figlio la resa dei conti, che si concretizza in quella che viene chiamata nemesi kafkiana: il figlio, ormai soggiogato, ed anche per questo ripugnante a sé stesso, ecco che si trasmuta in un insetto, viscido, spregevole, avvilito. E, ciononostante, irriducibile pare ancora il contrasto e lo scontro figlio-padre-famiglia, arrivando alla sua risoluzione unicamente con l'annientamento totale e l'annichilazione tanto delle
aspirazioni quanto dell'ego.
Questo strepitoso racconto di Kafka è uno dei più citati dai contemporanei, soprattutto a riguardo della spersonalizzazione dell'individuo, causata da contingenze intrinseche al modo di rapportarci con gli altri e con la società intera. Ma questo volume va oltre, e diviene emblema dell'introversione, della sensibilità frustrata, dedl'incertezza dell'ego che infine viene ad essere soggiogato da un condizionamento esterno, una imposizione extrapersonale dai caratteri forti e imperiosi.
Eleonora, in: nonsoloscacchinews NUMERO 5 ANNO II martedì, 30 settembre 03
http://it.geocities.com/

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