venerdì 4 novembre 2011

La ricerca dell'identità in Hermann Hesse

Ricevo da Sara La Mura questa bella relazione sul tema della ricerca dell'identità nei romanzi e nelle poesie di Hesse:

Le opere di Hermann Hesse possono essere definite delle biografie dell’anima perché ognuna ricalca esattamente la vita, le esperienze, i pensieri, i malesseri e tutto il mondo dell’autore. I romanzi e le poesie di Hesse seguono sempre una simile traccia e vanno a soffermarsi su determinate “tappe” che rappresentano i punti cruciali della vita dell’autore: in ogni storia si troveranno, in modo latente o manifesto, dei riferimenti all’infanzia ribelle, alla figura del padre, all’amico-rivale, all’arte, al suicidio e alla morte, alla guerra, alla bellezza e all’amore. Tutti questi elementi convergono e si concatenano lungo la strada della ricerca dell’identità.
Questa strada dell’anima è percorsa solitamente da un vagabondo, una persona che sceglie volontariamente di estraniarsi dalla civiltà e dalla vita monotona. Quindi la ricerca dell’identità è paragonata ad un lungo vagabondaggio senza sosta, che non ha bisogno né di cibo né di riparo, ma solo di continuare a cercare.
Per Hesse non è importante se alla fine della strada si trova la verità, l’identità, ma è importante seguire sempre ciò che per noi è giusto e ciò che ci fa sentire noi stessi, ciò che ci fa stare bene. Possiamo vivere uno o dieci anni in un certo luogo e in un certo modo, ma poi accorgerci di essere saturi, di avere già fatto tutte le esperienze possibili, oppure di non condividere più gli stessi ideali: a quel punto dobbiamo solo incamminarci di nuovo, a venti o settant’anni non importa, dobbiamo solo continuare a cercare.
Come ho già detto, in molti romanzi di Hesse si arriva ad un punto della ricerca dell’identità dove il protagonista si trova ad affrontare la morte, tentando il suicidio. Questo sicuramente è dovuto alle esperienze personali dell’autore, ma a mio parere questo suicidio che ricorre sempre in un momento difficile del protagonista sta a significare anche che la vita va vissuta in pieno, fino al punto più profondo, vivere totalmente la vita facendo esperienza anche del suo contrario: la morte.
Il vagabondo parte, senza alcuna certezza, ma con la volontà e la convinzione di trovare, affrontando prove come la fame, il freddo, le tentazioni e il richiamo della morte.
Hesse sviluppa un’interessante teoria sulle virtù, che richiama il tema dell’identità: per lui esiste una sola e vera virtù, l’unica che può essere citata, questa è la tenacia.
Tutte le virtù, ritiene, obbediscono ad una legge imposta dall’uomo, l’unica virtù che non segue una legge imposta dall’esterno è proprio la tenacia, che invece segue la legge interna. È una legge naturale che possiede ogni uomo ed è quella che dice di perseverare e tendere in sé stessi. Tenacia oppure anche personalità, carattere. Ogni essere vivente si sviluppa in modo coerente con sé stesso e persevera nel proprio essere.
Un uomo è tenace quando segue e rincorre il proprio destino, ogni uomo è destinato a qualcosa, ognuno è portato a sviluppare determinate abilità. Secondo Hesse l’eroe non è colui che muore in guerra, ma è colui che trova e realizza sé stesso. L’uomo coerente con sé stesso è l’uomo felice.
L’uomo tenace è superiore a tutti gli altri, per lui non sono importanti il denaro e le cose materiali, perché ha già in sé stesso la forza di vivere.
I personaggi dei libri di Hermann Hesse ricercano tenacemente la loro identità:
Siddharta è un giovane indiano che decide di partire con il migliore amico Govinda, lasciando la famiglia, alla ricerca della verità e della saggezza e di quale sia la strada a cui è destinato. Inizialmente decidono di sostare in una setta, i “Samana” ed è lì che i due amici si separano, perché Siddharta dopo svariati anni non si rispecchia più nella loro dottrina. A quel punto conosce la città con l’amore, il denaro, il lavoro e il divertimento e quando si accorge di essersi perso in quella vita viziosa e corrotta fugge immediatamente cercando di ritrovare la giusta via. Pensa di togliersi la vita, ma poi trova il suo posto con un barcaiolo che vive nella natura traghettando i viaggiatori. Siddharta si identifica con la natura e cresce attraverso i racconti e le esperienze del barcaiolo. Quando alla fine Govinda rincontra l’amico Siddharta capisce subito che è diventato un saggio e che ha trovato la sua strada.
Siddharta nella sua storia ti prende per mano e ti fa crescere con lui, ti fa vivere le sue emozioni, fino ad arrivare alla pace interiore!

I personaggi di Hesse spesso trovano la loro via e risolvono la loro ricerca travagliata con l’arte: a volte è la musica, a volte la pittura a volte la scultura.
Narciso e Boccadoro sono due ragazzi giovani che si trovano a studiare nello stesso monastero cattolico, entrambi svegli ed affamati di conoscenza.
Narciso è intelligente e acuto e dalla vita sa già quello che vuole: seguire la via religiosa e diventare il più bravo insegnante del monastero. Boccadoro non conosce ancora la sua strada, è confuso. Anch’egli è molto intelligente e decide di prendere come modello Narciso e la sua strada. In un primo momento sceglie quindi la via dello studio e della religione: ma non possiamo fare nostra un’identità che non rispecchia veramente noi stessi! Boccadoro eccelle negli studi, ma poi inizia a soffrire di un male fisico e dell’anima, perfino il suo corpo rifiuta quell’identità estranea! A quel punto la ricerca ricomincia da capo.
Inizia quindi il suo vagabondaggio esistenziale, abbandonando il convento e vivendo per il mondo. Si abbandona completamente al fluire della vita e si fa guidare dagli avvenimenti. Boccadoro si scopre quindi un’esteta affamato di esperienze e di amore. Finché un giorno trova la sua vera anima, quella dell’artista.
In una statua di una madonna in una chiesa vede la cosa più bella che poteva esistere e decide di imparare quell’arte, per poter produrre anche lui qualcosa di grande nella sua vita. Boccadoro torna al monastero dall’amico Narciso invecchiato e malato, ma vi torna artista, vi ritorna dopo aver trovato sé stesso e lì riesce a dar vita ad una sua grande scultura prima di morire. Quando Boccadoro muore, Narciso capisce che l’amico nel suo viaggio ha trovato qualcosa che in pochi nella vita riescono a raggiungere.

“… La mia vita è stata difficile, non così la mia ricerca. Sulla base di tutte le mie attitudini seppi precocemente di volere e di dovere diventare artista. La via per raggiungere questa meta, s’intende, era irta di ostacoli e di spine. La via che dal cercare porta al trovare non è rettilinea, né bastano a percorrerla volontà e ragione. Bisogna tendere l’orecchio, origliare, attendere, sognare, prestare ascolto ai presentimenti. Altro non so.”
                                                                                             Hermann Hesse

1 commento:

  1. Spesso i ritmi odierni, con il predominio dell'utile, ci obbligano o almeno ci spingono alla ricerca di un obiettivo concreto, immediato, tangibile. Qualcosa che si possa possedere completamente,qualcosa di ben delimitato. E dentro questi limiti dovrebbe forse risiedere la serenità o la felicità? Non credo, a meno che non si tratti di una serenità e una felicità piuttosto illusorie. Il vagabondo, quello che sceglie una strada irta di ostacoli e priva di mete, richiama alla mia mente l'immagine del filosofo, teso ad una continua ricerca fine a se stessa. Non importa dove porti questo lungo viaggio, l'importante è viaggiare. Forse queste sembrano banalità. Anzi, forse è banale scriverle...ma agirle, farle proprie, beh, sarebbe tutt'altro che banale

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