giovedì 17 novembre 2011

in visita all' Ashram di Gandhi


24 agosto 2004

L' ashram (luogo di ritiro spirituale, ma letteralmente di impegno spirituale) di Gandhi si trova lungo le rive del fiume Sabarmati, un po' fuori dal sobborgo dallo stesso nome, Amadavad, che è non molto distante da Ahmedabad, la capitale dello Stato del Gujarat (il suo paese natale), nell'Est dell'India.


E' comunemente noto come Satyagraha Ashram, cioè il centro ove si coltiva la dedizione, o anche l'insistenza, per il dire la verità, o Satyagraha viene anche tradotta come la forza della verità. 

All'ingresso c'è un cartello con la riproduzione di alcune righe autografe in cui Gandhi scriveva "Dio è Verità, la via verso la verità passa attraverso la Ahimsa (nonviolenza)":

Il luogo è molto semplice (spartano) e tranquillo, immerso nel verde, e nella pace con vista sul fiume


il non voler vedere, o sentire, o dire, è lasciato fuori dalle mura dell'ashram
molto sobria è la famosa stanza dove lavorava al fuso e all'arcolaio di legno che si era costruito, in cui Gandhi riceveva i visitatori, fossero essi capi di stato, o personaggi di grande rilievo, oppure poveri e semplici contadini.

Diceva semplicemente: "La mia vita è il mio messaggio" in questo, cioè nel fatto che un messaggio passa e viene comunicato sopratutto attraverso le proprie opere, le esperienze concrete, l'esempio delle proprie azioni. Gandhi credeva che un messaggio avesse molto più impatto e riconoscimento così che non in specifiche e pur importanti affermazioni o convincimenti.

la prima storia della sua vita, composta da una antologia di scritti e sue parole e ricordi,
pubblicazione dell'Unesco 1958 nel decennale della morte

Oggi è mèta di visitatori provenienti da tutte le parti del mondo, e spesso di scolaresche,


ed è luogo di riflessione, di meditazione, di incontri e di dibattiti.

Comperiamo nel piccolo negozietto annesso (tutto è poco più che a prezzo di costo, e il ricavato va alla locale Fondazione),

la riproduzione di una sua famosa foto, presa proprio qui in questo luogo, 

e dei libretti, uno relativo al diario delle sue esperienze e riflessioni in carcere, sia di carattere sociale e politico, che sopratutto di carattere spirituale e religioso (Gandhi era molto devoto hinduista, aspetto da noi poco noto); 

e l'altro è una antologia di citazioni di sue frasi celebri, alcune delle quali sono divenute veri e propri motti e moniti, come ad es.: "ci son cose per cui sarei disponibile anche a morire, ma nessuna per cui sarei disponibile ad uccidere".



Il Mahatma (così lo chiamavano: Grande Anima) è stato assassinato da un hindu fondamentalista, proprio pochissimi giorni dopo la mia nascita, e forse anche per questo mi ha sempre incuriosito conoscere la sua storia e il suo pensiero. Riporto qui sotto alcuni testi certo non esaustivi, sia suoi che poi di autori che hanno scritto su di lui.
A iniziare con il libro del 1909, "Vi spiego i mali della civiltà moderna" (ristampato a Pisa per i suoi cent'anni nel 2009), e ... con la traduzione di alcuni scritti scelti, intitolata: Gandhi - Pensieri, per le edizioni La locusta, di Vicenza, 1960, ... in avanti
trad. it. della sua "autobiografia" sopra citata (edizioni di Comunità, 1963)



Aggiungerei anche le sue riflessioni sulle grandi religioni del mondo (Hinduismo, Buddhismo, Cristianesimo, e  Islam), trad.it. Newton Compton, 2009; e sull'Induismo (Tascabili Newton, 1995), cui si aggiunga il suo chiaro commento del 1926 alla "Bhagavad Gita", trad.it. delle Edizioni Mediterranee, 1988.


Quando andremo in Sudafrica, nella provincia del Natal, a Durban, avremo un'altra occasione di ricordarlo (come è noto la sua battaglia iniziò là nell'ambiente della locale comunità indiana). Mia nonna materna ne aveva seguito le vicende, sopratutto tramite la società teosofica (Gandhi mentre era a Londra negli anni tra il 1886 e il '91 era entrato in contatto con la società di Madame Blavatsky) che aveva la sua sede a Madras (vedi il mio Post del 26/7/2011), e grazie alla regolare lettura di giornali e riviste britanniche e americane, e poi più tardi l'ascolto di Radio Londra.
Il famoso scrittore Romain Rolland, che il padre di mia nonna aveva conosciuto a Ginevra, aveva scritto uno dei primi libri non britannici su di lui, poi tradotto in italiano: "Mahatma Gandhi", edizioni Sonzogno, Milano, 1925.

Importante è poi stata anche l'azione e la predicazione a favore della riforma agraria e della consegna delle terre a chi le lavorava, da parte del suo più stretto discepolo spirituale e collaboratore, Vinoba Bahve.

Moltissimi sono gli studi sul pensiero e le azioni di Gandhi, ricorderei per es. quello di Romain Rolland (premio Nobel per la letteratura) che scrisse nel 1924 a seguito di una visita che Gandhi fece a casa sua durante la quale strinsero una profonda amicizia:


traduzione in italiano per la casa editrice Sonzogno di Milano, 1925. Cui farà seguito la sua "autobiografia" tradotta per l'editore Treves nel 1931.

Poi tra coloro chetano studiato e scritto sulla vita e l'opera di Gandhi, si veda il testo di Erik H. Erikson (premio Pulitzer) del 1969 (trad.it. Feltrinelli, Milano, 1972, ora Castelvecchi):

Ricordo che in Italia nel corso degli anni ha avuto famosi importantissimi seguaci, come Aldo Capitini, o Giuseppe Lanza del Vasto.

«Azione nonviolenta» la rivista mensile fondata da Aldo Capitini

Di Capitini si veda: Introduzione alla pedagogia di Gandhi, Pisa, 1955



Cui si aggiunga l'opera di M. Juergensmeyer, Gandhi's Way: A Handbook of Conflict Resolution, 2002, tr.it. "Come Gandhi. Un metodo per risolvere i conflitti",  Editori Laterza, 2004;
o anche il bel volume fotografico a c. di M.S. Rognoni, con prefazione di Gianni Sofri:

O anche la sintesi di Giorgio Borsa, per conto della Comp. Edizioni Internazionali, Milano, 1966, poi Bompiani, 1983 ... Ma la bibliografia è sterminata e in varie lingue, quindi mi fermo qui con questi pochi cenni.

Oggigiorno Gandhi-ji (come lo chiamano in segno di grande rispetto) è ricordato nelle cerimonie commemorative, e negli anniversari di date importanti nella lotta per l'indipendenza, ma... poco più.
È divenuto una icona. È presente nei libri di scuola, e tra molta gente è addirittura venerato come se fosse stato un santo, quindi non è più purtroppo presente della mente e nelle azioni degli attuali politici come un riferimento, una guida (o comunque si può dire che la sua influenza postuma è via via andata sbiadendo nel tempo, almeno da dopo la morte del suo segretario, compagno di lotta, e successore politico, il Pandit Nehru, già a partire dalla figlia stessa di Nehru, pur mossa da alcune buone intenzioni, Indira Gandhi).
Ci sono molti indiani che sono convinti che il pensiero nonviolento, cioè Satyagraha-Ahimsa, non sia più adatto alla nostra epoca attuale, è quindi sorpassato, non più valido, l'ideologia del "gandhismo", è dunque a loro avviso, superata, obsoleta. Può essere oggetto di curiosità intellettuale, di studio da parte di storici di storia dell'India. Dato che è il padre fondatore dell'indipendenza, le maestre porteranno gli alunni in gita scolastica all' Ashram, raccontando la leggenda delle sue eroiche imprese, e parleranno della sua tragica morte avvenuta settant'anni or sono.

Che desolazione ...

"...fate battere i vostri cuori all'unisono con le mie parole ..."
(M.K.Gandhi, 2 aprile 1947, discorso a New Delhi alla Conferenza per le relazioni inter-asiatiche)


autore:  carlo_pancera@libero.it

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