domenica 13 novembre 2011

Sull'Uomo e la cultura

A proposito di antiche e classiche definizioni di cosa sia l'essere umano e cosa sia cultura e quali le sue componenti, ve ne propongo una terza, assai famosa, su cui soffermarvi a riflettere.



Contemporaneo di Socrate, è Sofocle il quale nel V sec. a.C. (!) scrisse nella sua tragedia intitolata ad Antigone, questo cosiddetto "Canto dellUomo", messo in bocca al Coro nel I stàsimo, che tratta appunto di cultura materiale (e dei valori d'uso) e di cultura "intangibile" (i valori etici):
"Molte meraviglie vi sono al mondo,/ nessuna meraviglia è pari all’Uomo. /Quando il vento del Sud soffia /in tempesta, varca il mare /bianco di schiuma e penetra/ fra i gorghi ribollenti;/ anno dopo anno rivolge,/ con l’aratro trainato dai cavalli,/ la più grande fra le divinità,/ la Terra infaticabile, immortale./ E gli uccelli spensierati,/ gli animali selvatici,/ i pesci che popolano il mare,/ tutti li cattura, nelle insidie/ delle sue reti ritorte,/ l’uomo pieno d’ingegno;/ e con le sue arti doma le fiere/ selvagge che vivono sui monti/ e piega sotto il giogo/ il cavallo dalla folta criniera/ e il vigoroso toro montano./ Ha appreso la parola/ e il pensiero che è veloce come il vento,/ e l’impegno civile, i sentimenti/ che creano la comunità; / quel che l'Uomo da sé e per sé ha creato. / Ha imparato/ a mettersi al riparo/ dai morsi del gelo/ e dalle piogge sferzanti./ Pieno di risorse, mai sprovvisto/ di fronte a ciò che lo attende,/ ha trovato rimedio a mali/ irrimediabili./ Solo alla morte/ non può sfuggire. /Padrone assoluto/ dei sottili segreti della tecnica,/ può fare il male/ quanto il bene."

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