lunedì 28 maggio 2012

il moto della terra

Il moto, il movimento, del terreno (terrae motus) che abbiamo sotto i piedi, è dovuto a un gran scossa (seismòs, scossa, colpo) che una potenza sovrumana gli imprime con una energia davvero prodigiosa, e ci fa "mancare la terra da sotto ai piedi", togliendoci la principale certezza che abbiamo, cioè quella di stare ben piantati su solido suolo, su una base stabile, cioè su terra-ferma.
Per spiegarsi questo fatto, e per rendere conto della gerarchia che vedeva negli dèi la potenza suprema, superiore persino a quella dei fortissimi Giganti, gli antichi raccontavano il mito della Gigantomachìa, cioè della battaglia tra dèi e giganti in cui questi ultimi furono sconfitti, e caddero al suolo dove rimasero sepolti. E' così spiegata anche la causa dei terremoti, immaginando i Giganti sprofondati nelle viscere della terra, schiacciati da montagne e isole, per cui i loro tentativi di liberarsi, ovvero i loro movimenti, sarebbero la causa dei terremoti.
Narra Ovidio nelle "Metamorfosi" (V. 346-358):
"(...) la vasta isola della Trinacria si accumula su membra gigantesche, e preme, schiacciando con la sua mole Tifeo (detto anche Tifone), che osò sperare una dimora celeste. Spesso, invero, egli si sforza e lotta per rialzarsi, ma la sua mano destra è tenuta ferma dall'Ausonio Peloro, la sinistra da te, oh Pachino; i piedi sono schiacciati dal (Capo) Lilibeo, l'Etna gli grava sul capo.
Giacendo qui sotto, l' inferocito Tifeo getta rena dalla bocca e vomita fiamme. Spesso si affatica per scuotersi di dosso il peso della terra, e per rovesciare con il suo corpo le città e le grandi montagne. Perciò trema la terra, e lo stesso Re del mondo del silenzio (gli ìnferi)teme che il suolo si apra e si squarci con larghe voragini."




Secondo la tradizione latina, ripresa anche da Virgilio, Tifeo fu condannato a giacere sotto la superficie dell’isola d’Ischia. Con le sue contorsioni il gigante provocava terremoti modificando lo stato dei luoghi, espellendo liquidi caldi, che secondo alcuni poeti rinascimentali fertilizzavano la terra, e produceva acque medicamentose

In vari miti si riteneva che alcuni animali avessero l’oneroso compito di portare il pianeta Terra sul dorso; si trattava tra gli altri di una tartaruga acquatica, o addirittura di un enorme pesce-gatto che viveva insabbiato nei fondali marini da dove ogni tanto agitandosi produceva un sussulto della terra sovrastante. Tra le numerose leggende che popolavano le mitologie ce n'era anche una di natura erotica: 
si riteneva che un focoso gigante, che viveva nelle viscere della terra, quando decideva di accoppiarsi con la sua amata generava un terremoto, tanto era forte ed incontrollabile il suo desiderio.
Tra i  primi studiosi rigorosi che cercarono di fornire del fenomeno una spiegazione razionale e in qualche modo "dimostrabile" in base a leggi di natura, vi è Aristotele il quale affermava che gli improvvisi movimenti della terra erano provocati da esalazioni secche racchiuse all' interno della Terra, sotto il terreno nelle profondità, che cercavano in maniera violenta e repentina una via d’uscita.

Con l'era del cristianesimo, a livello popolare il terremoto veniva esorcizzato ed affrontato con la preghiera, il digiuno, l’elemosina e qualsiasi altra rinuncia di carattere personale. 
L' evento veniva comunque interpretato non quale fenomeno naturale, ma bensì come una terribile forza distruttrice creata da Dio per punire gli uomini dei loro peccati. E quindi i peccati dell'umanità, o di un certo particolare paese, erano additati come causa, e dunque era per colpa dei peccatori, che le popolazioni venivano punite come monito a non ripercorrere certe modalità di vita.
Il clero raccomandava al popolo di cantare le Litanie dei Santi per scongiurare il terremoto. 



Mi diceva un amico siciliano (che è un saggio filosofo pratico come ce ne furono tanti nel passato siculo, prossimo e remoto, sin dai tempi delle prime popolazioni autoctone, e dei fenici, e dei greci), che il terremoto è parte della cultura dell'isola. Ad es. in val di Noto si ricorda il grande terremoto della Sicilia orientale del 1693, di magnitudine altamente distruttiva, che rase totalmente al suolo vari paesi, tanto che ancor oggi nella ricorrenza di quell' 11 gennaio, la gente sosta un attimo e rivolgendosi in direzione del crollato campanile pronuncia una preghiera. 
Il che non si può dire di Ferrara, in cui ci fu un terribile terremoto nel 1570, ma dove l'evento, pur essendo noto, non è entrato a incidere, a formare parte della cultura della sua popolazione.

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